Ho solo bisogno di sfogarmi non vorrei essere derisa o presa per pazza tutto qua

Inviata da Arianna · 24 lug 2023 Autorealizzazione e orientamento personale

Sto male. Sto male nel mio cervello. Me lo immagino come un pezzo di catrame che cola liquido nero.
Sento di non essere mai felice, mai serena, nemmeno per un momento. Ma io voglio sapere com'è sta sensazione, io voglio sapere cosa si prova a stare con una mente libera e senza pensieri. Che poi tutti li abbiamo sti pensieri, ma se io inizio la giornata con uno negativo mi si prospetta davanti una sequenza infinita di ansie che si intersecano tra quel catrame e non finiscono più, sempre di nuove e che portano sangue avvelenato al mio cuore che è sofferente. Lo sento pesante, è affaticato. Mi sembra il cuore di un vecchio che sta lì lì per spegnersi. Il mio è un cuore vivo grazie ai ricordi belli, quelli che riescono a farmi sentire una sensazione piacevole, perchè in fondo che la mia vita non è male lo so, anzi mentirei se dicessi che non ci sono più giorni in cui è tutto normale, sto apparentemente bene e riesco a distrarmi, come se la 'me' estroversa, divertente, giocherellona decidesse di lasciarsi alle spalle la negatività. Ma poi il mio è anche un cuore tutto staccato, ammaccato, decomposto perchè ha vent'anni, ma pare che ha sofferto le pene dell'inferno, è stanco. Vivo nel passato ma non riesco a godermi il presente, che è "sto presente? Cos'è la felicità dalle piccole cose? Io non sono mai soddisfatta di me. L'unico motivo di appagamento è la fine di un esame universitario quando il professore dice finalmente che sono promossa e allora penso che valgo qualcosa, che ho studiato e il mio lavoro l'ho fatto. Ma finisce lì, sì, saranno quelle due orette che mi danno l'adrenalina per farmi stare su con il morale su e poi tutto torna come sempre. Per il resto sono soddisfatta di quello che sono quando faccio le cose per gli altri e mi ringraziano, tutto qua. Sempre la stessa storia, sempre la stessa vita. Una routine che mi sfinisce. Sono sempre a disposizione di tutti, difficilmente dico di no e se lo faccio mi sento in colpa, come se deludessi quella persona. È un ripetersi continuo di studio e tempo in cui mi concedo agli altri, ma a me quando lo dedico? E poi se sto da sola penso solo cose negative e vengo assorbita da questo vortice che mi fa sprofondare quindi preferisco non ritrovarmici. Sono strana perchè non mi sento ascoltata, ma allo stesso tempo se qualcuno lo prova a fare sto a disagio e cambio discorso. Sono la campionessa del cambiare discorso quando mi si chiede come sto perchè poi penso:"ma loro lo vogliono sapere veramente? E soprattutto sono le persone giuste per ascoltare me stessa?" Anche il mio male, io me lo voglio tenere per me, non voglio sentirmi una vittimella e non voglio che qualcuno si senta in dovere di starmi accanto per questo. Insomma non vorrei disturbare nessuno. Io non voglio infastidire nessuno con la mia pesantezza, mi crea agitazione disturbare per chiedere le cose più banali, un semplicissimo favore, una cosa minima, figuriamoci sentire il mio male. Eppure vorrei parlare con tutti. Mi immagino sempre scenari in cui rivelo a mamma, al mio fidanzato o alla mia amica tutto quello che provo per liberarmi, ma non ci riesco. Alla fine l'immaginazione prende il sopravvento e non diventa realtà, Anzi si trasforma in un pianto di frustrazione perchè la mia mente chiede aiuto ma il mio corpo non reagisce, mi blocca. Non mi fido di nessuno, a nessuno dirò quello che provo dentro, a nessuno dirò che se continuo così ancora per molto senza chiedere aiuto e restando con questi pensieri che invece urlano di volerlo, esploderò. E non è un esplosione qualsiasi ma la fine di me stessa.

Questo è un mio sfogo perchè quando sento di non riuscire più a trattenermi scrivo qualcosa pur di non dirlo a qualcuno. Volevo precisare, per essere più schietti possibili, che ho accusato un bel colpo con il suicidio di mio cugino qualche anno fa e forse non ho metabolizzato da sola bene il lutto non senguendo nessun percorso con uno psicologo, a cui si è aggiunto tutto il periodo di quella fase adolescenziale in cui ci si vuole distaccare dai propri genitori ma allo stesso tempo non ci si riesce creando quel conflitto interno che mi stordisce, esperienze nuove e difficili, l'università e chi più ne ha più ne metta ecco. Per essere sincera fino in fondo mi è stato proposto dai miei di andare dallo psicologo una o due volte, ma l'ho sempre visto come una sconfitta personale, come se andandoci tutti fossero al corrente che da sola sono debole. Se lo faccio sarà perchè è giunta l'ora di ammeterlo. Forse con questo atto riesco ancora una volta a sopportare senza chiedere ad una figura della vostra professione non lo so. So solo che ora se riesco a trovare il coraggio di mandare questo lunghissimo sfogo già starò meglio. (mi dispiace per chi dovrà leggerlo perchè è pieno di errori visto che l'ho scritto di getto ed è una lagna)

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