Ho fatto delle scelte sbagliate e non so come rimediare. Chiedo aiuto
Buonasera a tutti,
sono un ragazzo di 20 anni e da due mesi a questa parte sto facendo delle considerazioni molto importanti circa la mia vita ed il mio passato.
In sostanza, mi sono reso conto di aver fatto delle scelte sbagliate che mi hanno davvero tanto compromesso e ho paura di non riuscire mai più ad uscire da questa situazione (premetto che questa quarantena rende tutto molto più complicato).
Al momento sto frequentando il secondo anno di università (studio lettere) e, nonostante gli esami finora sostenuti siano andati tutti molto bene, ho capito che questa non era la mia strada come non era la mia strada il liceo classico, che, come per l'università, sono riuscito a concludere senza nessuna particolare difficoltà.
Nasco come un bambino molto vivace, creativo, amante della danza, del teatro e della cucina; alle elementari odiavo studiare, vivevo lo studio come un peso da cui scappare e appena potevo facevo tutt'altro. Mi piaceva stare in compagnia, giocare, essere sempre al centro dell'attenzione, insomma tutto, fuorché studiare. Tuttavia, c'era una componente che credo profondamente abbia condizionato in maniera massiccia l'ordine delle cose: la mia omosessualità, di cui sono sempre stato consapevole fin da piccolo e che ho imparato ad accettare solamente due anni fa (quando per la prima volta ne parlai con una mia carissima amica).
Insomma, col crescere sento che il mio orientamento sessuale mi inizia a pesare: spesso vengo attaccato, sia in famiglia da parte di mio padre e i miei fratelli che a scuola, e l'insicurezza dentro di me inizia a crescere tanto da arrivare a lasciare danza in primis e poi il teatro, autoconvincendomi di averlo fatto per un mio mancato interesse e non per condizionamenti esterni.
Inizio la scuola media e qualcosa, all'improvviso, cambia: passato il primo anno sempre all'insegna del completo menefreghismo nei riguardi dello studio, capisco a partire dal secondo di poter essere bravo se mi fossi applicato e di poter contare finalmente su un qualcosa che mi rendesse migliore rispetto agli altri. Vedevo che questa cosa faceva piacere ai miei genitori, ai miei professori e mi sentivo gratificato nel sentire gli altri che mi lodavano come il ragazzino bravo, diligente etc etc. In particolare, ricordo di un episodio in cui, di fronte ad un compito in classe di matematica che non riuscivo a svolgere, ebbi una crisi molto forte a tal punto da dover uscire dalla classe e chiamare i miei genitori per tornare a casa e tranquillizzarmi. Sempre quell'anno ho avuto due crisi ancora più forti di notte, in cui correvo per casa, avevo strane allucinazioni. Feci degli esami tipo encefalogfamma ma non risultó nulla di particolare, se non tanta ansia e tanto stress.
Insomma, passa il tempo e mi convinco sempre di più che per essere accettato e stare bene con me stesso avrei dovuto continuare a studiare e studiare. Al momento dell'iscrizione alle superiori, nonostante fin da piccolo la mia più grande passione sia sempre stata quella della cucina (infatti da piccolo dicevo sempre che avrei voluto fare il cuoco), decisi di andare al classico, molto spinto dalla mia famiglia e dai professori stessi (anche se nessuno mi ha mai obbligato a farlo, come magari spesso succede). Non mi scorderò mai la gratificazione che provai nel far presente questa scelta a mio padre, che più fra tutti era quello che ci teneva al mio percorso di studi e sottolineava la mia costanza e bravura, quasi fosse un motivo di vanto da sbandierare a tutti.
Gli anni delle superiori li ricordo come anni molto duri, c'era tanta competizione fra noi studenti e il carico di studi era davvero estenuante:studiavo giorno e notte e per questo ottenevo anche risultati molto buoni; tuttavia, anche se per tutto questo tempo l'ho nascosto a me stesso, non c'è mai stata una volta in cui ho studiato per un particolare interesse, ma sempre per la soddisfazione che provavo nel ricevere buoni voti e dirlo ad amici e parenti. Lo studio era l'unica cosa che davvero contava. Oramai ero quello bravo, e su questo non potevo permettermi di deludere nessuno. Finisco le superiori e scelgo di fare lettere, dal momento che era il percorso più vicino e affine al liceo frequentato e andavo abbastanza bene in quelle materie. E poi l'università non poteva essere una cosa opzionale. O la facevo o sarei stato un fallito agli occhi degli altri.
Mi trasferisco e inizio l'università, inizio ad andare bene fin da subito e per questo mi convinco sempre di più di aver fatto la scelta più adeguata finché arriva quest'anno in cui inizio a sentire un carico fisico e pscicologico accumulato in tutti questi anni e la consapevolezza di aver perso tutto il tempo della mia formazione per dedicarmi ad una cosa che probabilmente non mi è mai appertenuta, perdendo cosi la possibilità di seguire le mie vocazioni ed essere felice ed eccellente in quelle.
Ho paura che ormai sia tardi, ho paura di far presente queste considerazioni a tutti quelli che mi conoscono che oramai si sono fatti una certa idea di me, deludendoli amaramente, ho paura di non staccarmi più dal mio passato e non essere in grado di poter ricostruire un futuro in cui mi sento davvero me stesso.
Al momento sono privo di stimoli, mi sembra come se non mi piaccesse nulla, sento di non avere interessi e ho tanta difficoltà nel relazionarmi normalmente con le persone. C'è tanta voglia di rimettermi in gioco ma altrettanta paura che oramai non si possa più ricostruire nulla di davvero edificante per la mia vita. Insomma, ho paura che oramai sia troppo tardi.
Vorrei tanto andare da uno psicologo ma la situazione corrente non me lo permette ed è questo il motivo per cui mi sto rivolgendo a voi in questo forum.
Vi ringrazio anticipatamente per qualsiasi parola di aiuto riuscirete a darmi e mi scuso per la lunghezza del messaggio.
Ps probabilmente ci sarebbero molte altre cose da dire ma mi rendo conto che questo non sia possibile.