So di aver sbagliato

Inviata da Rita Russo · 4 mag 2021

Salve, vorrei scrivere questo post perché ho bisogno di sfogarmi e di qualcuno che da esterno possa darmi dei pareri.

Sono stata lasciata due mesi fa dal mio ragazzo, o meglio ex, dopo più di un anno di relazione a distanza anche se ci vedevamo spesso a casa dei rispettivi genitori e quando possibile, restrizioni permettendo, facevamo weekend fuori.

La nostra relazione è nata a dicembre 2019, prima del lockdown generale e tutto andava a gonfie vele, lui era quello che “spingeva” per ufficializzare la relazione e quello che faceva di tutto per conquistarmi, anche se già mi aveva conquistata.

Purtroppo il lockdown ha minato molto la mia stabilità mentale, ho iniziato a soffrire molto d’ansia (complice l’università) nei mesi di aprile e maggio e lui mi ha sempre supportata, sempre.

Abbiamo trascorso un mese insieme a giugno e poi abbiamo continuato con la nostra relazione alternando momenti di vicinanza “virtuale” con videochiamate (eravamo molto affiatati) e di vicinanza, quando lui poteva far rientro nella sua residenza qui.

Tutto bene, litigi compresi che non sono mai mancati ma si trattava di discussioni futili, lui premuroso e affettuoso come sempre, io anche, due perfetti innamorati con i classici alti e bassi fino a dicembre quando io faccio una “scenata” di gelosia e lui reagisce male.

Subito facciamo pace, tutto tranquillo.

Il punto cruciale, secondo il mio punto di vista è proprio dicembre. Susseguono un mio pesante litigio con i miei genitori, la nuova zona rossa, gli esami universitari e tutto va a rotoli: cerco in lui conforto, forse troppo, e lui non è in grado appieno di supportarmi e “consolarmi”, io inizio ad accusarlo di non essermi vicino e di criticarmi e lui mi accusa di avere perennemente l’esigenza di essere capita e di essere confortata. Vero. Ho l’abitudine di sfogarmi per qualsiasi cosa e di preoccuparmi sempre troppo per tutto ma volevo che almeno lui mi stesse vicino senza sminuire i miei problemi e le mie preoccupazioni perché “ci sono ben altri problemi”. Io so che i problemi veri e propri sono altri ma “accecata” dall’ansia non me ne rendevo conto, non mi lasciavo scivolare le cose e questo suo atteggiamento mi faceva ancora più male, avrei preferito che siccome non ero in grado di vedere lucidamente la realtà avesse cercato lui, con dolcezza, di farmi rendere conto che forse mi stavo preoccupando troppo ma senza sminuire ed attaccarmi perché anzi, così facendo mi sentivo ancora più male.

Dopo il litigio con i miei passo il capodanno nella sua casa natale, andava tutto bene, eravamo i soliti.

Gennaio, le cose si complicano, lui mi rinfaccia che io non lo raggiungo mai nella regione dove lavora e io dal canto mio cerco di fargli capire che non dipende da me, che purtroppo ci sono le restrizioni e non posso farci nulla, lui insiste e io gli rispondo che lui qui non torna solo per me ma anche per sbrigare le sue faccende personali.

Susseguono giorni in cui stiamo bene a giorni in cui litighiamo.

Lui viene qui da me e mi dice che non sta bene con se stesso, che il posto in cui lavora non gli piace e che così non riesce a gestire nemmeno la relazione. Io cerco di fargli capire che purtroppo è tutta la situazione che ci stressa e ci fa vedere le cose in maniera negativa ma che il bene c’è e dobbiamo preservarlo. Durante questa discussione gli confesso di aver scambiato qualche messaggio con un ragazzo che conoscevo da qualche anno (tutto ciò è avvenuto durante uno dei nostri litigi a distanza, mentre io ero confusa e sommersa dalle lacrime), nulla di significativo da parte mia, voleva essere solo una chiacchierata mentre lui ci è andato giù pesante con le avances che io, seppur sviando, non sono riuscita a bloccare subito dicendo di evitare ma l’ho fatto solo quando veramente aveva esagerato.

Glielo confesso e gliele faccio leggere e lui si sente ferito nell’orgoglio e offeso dal mio “dare corda” (non è vero) io gli chiedo scusa, me ne pento veramente e lui le accetta ma se la lega al dito.

Io inizio a vedere solo la mia ansia e i miei problemi senza rendermi conto della sua insoddisfazione sul piano personale e lavorativo e questo forse gli ha creato troppa pressione, aggiunta a quella che già avvertiva per i suoi problemi personali (questo l’ho capito da sola dopo la rottura)

Dopo quella discussione, però, le cose sembrano veramente andare a gonfie vele, apparentemente direi, in quanto io sentivo la sua lontananza emotiva. Tutto questo si riflette sull’intimità, io non sono più attiva, sono accondiscendente seppur non abbia voglia e lui se ne accorge, mi chiede di mantenergli più il polso, di avere più spirito di iniziativa ma io non riesco, non riesco a lasciarmi alle spalle i litigi e mi chiudo in me stessa. Lui non fa nulla per tranquillizzarmi, lo vedo sempre più lontano. Da quel giorno inizio a farmi eccessivi pensieri negativi, inizio a pensare che lui mi voglia solo per il sesso, glielo dico, glielo ridico e nonostante lui dica di no la mia paura cresce sempre di più ma capisco che forse erano solo mie paranoie e inizio a reprimere queste cose. Nulla di più sbagliato, mi creo un guscio enorme forse aspettandomi che lui “lo rompa”, forse assumendo troppo le vesti della vittima, non so effettivamente quali meccanismi si siano innescati ma so di per certo che, quando ci incontravamo, sentivo che ormai l’intimità sembrava qualcosa di imposto, di meccanico e immagino che le sue sensazioni erano uguali.

Mancanza di comunicazione, forse per paura di perderlo non affrontavo con lui la realtà e il suo tendere ad isolarsi nei suoi problemi non gli consentiva di dirmi ciò che effettivamente per lui non andava nella relazione e questo ha logorato tutto.

Cercavo di essere positiva, sorridente, ma era una facciata perché evidentemente avvertivo che qualcosa non andava anche dal lato suo e che faceva finta di niente.

Febbraio: tutto sembra essersi risolto “come per magia”, ognuno i suoi spazi, dimostrazioni e parole d’amore, sembravamo essere tornati quelli di un tempo.

Ci incontriamo, passiamo splendide giornate (per quanto possibile sempre a causa delle restrizioni) o almeno a me così sembrava. Facciamo discorsi su un ipotetico futuro (fatti già nei mesi precedenti con più serietà) ma col senno di poi mi accorgo che nonostante fosse stato lui a chiedere affetto, dolcezza, baci, carezze e vicinanza a livello mentale era distante da me. Un suo ultimo tentativo inconscio di recuperare le cose? Probabile.

Lui ritorna nella regione dove attualmente vive, non mancano parole d’amore.

Un giorno mi succede un intoppo e mi arrabbio, gli spiego la situazione ma sento come se lui non ascoltasse le cose che dico, mi arrabbio ma poi lascio stare.

Qualche giorno dopo lui inizia ad avere piccoli fastidi di salute, non si sente bene, ha un’infezione e io cerco di stargli vicino e di aiutarlo a risolvere alcuni problemi per quanto riguarda le prescrizioni dei farmaci. Non un grazie, anzi, sembrava quasi infastidito da me e mi ripeteva di non preoccuparmi, che non stava morendo. Non mi focalizzai più di tanto su quelle risposte, gli risposi solo a tono dicendogli che se il mio aiuto non era gradito allora poteva risolvere da solo e feci calmare le acque.

Passa qualche giorno, inizialmente cerco di sollevargli il morale, sono quella di sempre ma vedo che questo non sortisce effetti, mi dispiaccio e durante le videochiamate di nuovo mi chiudo in me stessa, lui fa lo stesso, tentativi vani da parte di entrambi di mantenere viva la conversazione durante le videochiamate.

Ultimi tre giorni di relazione: Mi arriva una chiamata da conoscenti che avevo incontrato il giorno prima, forse ho il coronavirus, inizio ad andare in panico, mia cognata inizia a farmi entrare in paranoia, non so come muovermi e cosa fare, lo contatto e gli dico che non posso chiamare mia madre in quanto è a lavoro e non voglio farla preoccupare e che ora non so come fare. La sua risposta? Chiama tua madre e diglielo.

Da lì scoppio, gli dico che finge di sentirmi, che gli avevo appena detto che non potevo chiamarla, inizio a pensare che passare giorni e giorni di quarantena con mio fratello che non mi consente di studiare saranno un grande problema, mi arrabbio, non con lui, con la situazione in generale e lui risponde scocciato dicendomi che per ogni cosa ne faccio una tragedia, di nuovo che i problemi non sono questi, discutiamo, lo odio, ogni cosa mi critica e sminuisce le mie preoccupazioni, vorrei in cuor mio solo che lui mi dicesse di non preoccuparmi, vorrei solo un po’ di comprensione e dolcezza e questo perenne sminuire i problemi mi svilisce. Scegliamo la via del silenzio per far sbollire il tutto. Io mi metto in quarantena fiduciaria, lui si isola sempre di più. Gli mando foto scherzose, cerco di fare pace ma lui quasi non mi risponde, non mi dice più che va a lavoro oppure che è uscito da lavoro, si limita a rispondere con frasi secche dopo ore e non riesco a capire cosa succede. Penso di aver ragione e mi arrabbio perché lui non mi considera minimamente e mi risponde che vuole stare da solo, ok accetto, ci diamo la buonanotte rimandando al giorno dopo.

La mattina seguente mi contatta come se nulla fosse, io fredda perché per me non si era concluso il tutto con il silenzio, sapevo che c’era qualcosa che non andava e mi dava fastidio questo far finta di nulla. Di nuovo la stessa situazione del giorno prima, è distante, glielo faccio notare e mi dice che si stanno ripresentando le stesse sensazioni di gennaio, si sente strano, non riesce a continuare e deve prendere una decisione. Lí, scioccamente, gli dico che allora anche dal canto mio è giusto chiudere (sono troppo impulsiva, devo correggere questo aspetto del mio carattere) gli dico che mi ha scocciata, che non mi sento amata, che non ce la faccio più a rincorrerlo, che quando torna qui sembra il fidanzato perfetto, che mi usa solo per il sesso, che mi critica, mi rinfaccia le cose. Scoppio letteralmente. Lui mi dice che non è vero, che altrimenti non mi avrebbe presentata a tutti i suoi parenti ma che per ora sente che non funziona più. Io non voglio sentire ragioni, sono nera.

Ci lasciamo ma per me non è così, pensavo fosse l’ennesima litigata. Faccio passare un giorno e poi gli chiedo se la decisione era definitiva... Si, per lui lo era, ma per me no.

Cerco in tutti i modi di dirgli di riflettere, che stava facendo uno sbaglio, che in realtà avevamo ingigantito tutto perché non comunicavamo più, che io ero disposta a comunicare ma non capivo la sua assenza di dialogo nei miei confronti. Cerco veramente in tutti i modi di salvare il salvabile ma lui mi risponde con risposte fredde, cattive, non ne vuole sapere e io inizio a dire che lo odio, che è lui che non vuole salvare la relazione, che sa che lo amo e che mi sta dando un dolore troppo grande e lui mi risponde che le cose belle finiscono e che capita a tutti. No, no, non ci credo, a noi non deve capitare perché siamo stati due immaturi, lo prego, piango, mi dispero ma lui non si smuove dalla sua decisione. Non mi ama più.

Gli chiedo almeno di avere delle spiegazioni da vicino, prima dice si, poi nega dicendo di non avere tempo, mi mente sul suo ritorno in città. Non ho avuto spiegazioni, ho bisogno di un chiarimento.

Mi chiede di lasciarlo stare ma vederlo scappare dalla mia vita mi distrugge, entro nel pieno del dolore, del lutto, e non accetto che sia finita. Lo chiamo, lo contatto, interpello amici in comune, la madre ma lui non ne vuole sapere, vieta a tutti di intromettersi, mi blocca su tutti i social, ormai sono fuori dalla sua vita.

Mi faccio influenzare troppo dai giudizi altrui su di lui, dico cose che non avrei mai detto.

Mi dice di nuovo di lasciarlo stare, che stavo esagerando, me lo fa dire anche dalla madre, è vero ho perso il controllo. Mi fermo, abbraccio il dolore e cerco di analizzare i miei comportamenti e capire cosa ho sbagliato. Mi rendo conto dei miei errori, cerco di parlargliene con tutta l’umiltà possibile, nonostante le brutte parole che lui mi ha detto, metto da parte orgoglio e dignità, ammetto le mie colpe e i miei sbagli e gli dico che sono disposta a rimediare. È vero, ero diventata una lagna, mi sono lasciata affondare dalle mie preoccupazioni, ansie, paranoie, dal covid ecc. ma nulla, non si muove dalla sua posizione, dice che non mi ama più. Mi dice che mi ha amata tanto, che sono stata una fidanzata perfetta, che con me ha fatto esperienze stupende ma che ora sono solo bei ricordi, non gli manco e anzi, di fronte alla mia disperazione mi dice di farmi la mia vita e di trovarmi un altro.

Non ci credo, non demordo, gli invio email piene di amore, gli chiedo scusa per come mi sono comportata, arrivo a chiedergli almeno un rapporto civile perché non sopporto il fatto che dal condividere tutto siamo passati a non sapere più nulla l’uno dell’altro, gli chiedo di andare a prendere un caffè, di guardarmi negli occhi, gli dico che mi manca e che lo amo ancora. Nulla, silenzio.

Ho sbagliato, sono stata assillante e stressante per lui e lo ammetto ma il non aver avuto la possibilità di guardarci l’ultima volta negli occhi mi ha distrutta e mi ha fatto assumere atteggiamenti sbagliati .

Io lo amo ancora, mi sono resa conto dei miei sbagli, vorrei rimediare ma lui non vuole.

Piango da 2 mesi, non riesco ad andare avanti e a trovate un po’ di pace, i ricordi che appaiono nella mente mi distruggono, penso che tutto ciò che è stato non ci sarà mai più, penso che era l’amore della mia vita, che lui mi amava ma che la mia perenne ansia e i miei lamenti l’hanno portato via da me e non riesco a perdonarmelo. Penso che lui non mi rivolga nemmeno un pensiero, che non senta la mia mancanza. Mi dicono che sono stata io a non fargliela sentire, che con la mia pressante presenza non gli ho dato modo di riflettere sulla situazione ma pensavo che sparendo potesse dimenticarsi di me, pensavo che sentendo il mio amore ci avrebbe ripensato, ottenendo però con i miei comportamenti, l’effetto contrario.

Ora so che dovrei fermare i miei pensieri, che dovrei accettare il tutto, che devo smetterla di mandare messaggi senza risposte da parte sua perché così mi faccio solo del male e faccio del male anche a lui. So che ora dovrei pensare a ricostruire me stessa, ci sto provando, sto cercando di riallacciare i rapporti con i miei amici ma penso sempre a lui, sento una mancanza dilaniante in tutto ciò che faccio, ogni cosa che vedo mi ricorda lui e i miei rimorsi mi uccidono. È un continuo di “se avessi fatto diversamente, se non avessi fatto o detto questo” e so che è sbagliato autocolpevolizzarsi alla fine di una relazione, ma tali pensieri e sensi di colpa nascono da soli.

So che non siete indovini, che non vi è possibile, giustamente, sapere se la mia assenza gli farà sentire la mia mancanza, se tornerà oppure no e che non devo vivere nella speranza ma giuro che il mio amore per lui è immenso, che ho capito i miei errori e che sono pronta a rimediare e a correggere le cose che non andavano, se solo lui mi desse il modo.

Devo lasciarlo andare, voglio che lui sia felice, ma continuo a pensare che la felicità ce l’avevamo tutta ma che abbiamo ingigantito troppo le incomprensioni e siamo stati gli unici colpevoli, entrambi. Ho cercato di farglielo capire in tutti i modi ma lui non ne vuole sapere, afferma che i litigi erano troppi e che non stavamo più bene insieme ma io sono fermamente convinta che non è così, che se c’è la volontà di rimettersi in gioco e di riprovare senza aspettative per riscoprire il gusto dello stare insieme, una volta capiti gli errori, si può ricostruire. Siamo esseri umani, capita di sbagliare, ma perché una volta che abbiamo capito i nostri sbagli e abbiamo capito come non ripeterli più, non possiamo avere modo di riprovare?

Mi ha completamente cancellata dalla sua vita, penso che dirà le stesse cose e farà le stesse cose con la prossima ragazza e questa cosa fa molto male.

Vorrei dei suggerimenti, ho perso l’amore della mia vita e sì, questo mi permetterà di non ricadere negli stessi schemi con la prossima relazione ma il punto è proprio quello, non voglio una relazione con un uomo diverso da lui.

Ho cercato di postare anche sul forum del sito per avere più pareri ma il corpo del testo è troppo lungo.
Ringrazio chiunque mi risponderà!

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Miglior risposta 4 MAG 2021

Cara Rita, il dolore è palpabile attraverso le tue parole. Sono davvero dispiaciuta per ciò che hai dovuto passare (e che tuttora stai passando).

Sei stata molto accurata nel riportare i momenti salienti della tua relazione e mi sembra di capire che i tuoi problemi d'ansia, accentuati dal lockdown e dall'università, siano stati degli importanti fattori che hanno portato poi alla dolorosa rottura con il tuo ex-ragazzo.

Credo fermamente che, quando ci si trovi a navigare in un malessere profondo, sia importante rivolgersi ad un professionista in grado di capirti ed aiutarti ad affrontare situazioni di quel tipo. Questo non significa che non possiamo parlarne con amici, familiari o con il proprio partner, ma semplicemente non possiamo aspettarci che queste persone si comportino o reagiscano ai nostri sfoghi come noi vorremmo. Quando si tratta di preoccupazioni sporadiche, le persone possono aiutarci e sostenerci ma quando le situazioni di malessere diventano incontrollabili e frequenti, chi ci sta vicino non possiede degli strumenti efficaci di supporto e quindi tende ad usare frasi del tipo "non preoccuparti, passerà" o a sminuire "non pensarci, c'è chi sta peggio. Non sono questi i veri problemi".

C'è da dire che il malessere, talvolta, ci porta anche a focalizzarci più su noi stessi e non ci permette di vedere i problemi di chi ci sta vicino. La lontananza emotiva che tu percepivi in lui nell'ultimo periodo potrebbe essere stata dettata dal fatto che il tuo ex-ragazzo ti vedeva troppo concentrata su di te per accorgerti delle sue esigenze (aspetto che tu hai intrepretato come un declino del suo amore nei tuoi confronti).

La mancanza di comunicazione in questo senso ha innescato un loop disfunzionale all'interno della vostra coppia. Il fatto che abbiate scelto la via del silenzio e del "facciamo finta di nulla" non ha di certo aiutato, tanto che, nel momento in cui il vaso di Pandora è stato aperto, ti sei sfogata dicendogli tutto ciò che ti passava per la testa.

Immagino che anche per lui sia stato un momento doloroso e sia arrivato a trarre delle conclusioni, dicendosi che forse era il caso di mettersi da parte. Credo che sia importante, da parte tua, lavorare su te stessa, raggiungere un certo livello di benessere e delle consapevolezze sul come sei abituata a reagire a determinate situazioni. In tutto questo però sarebbe opportuno un professionista, serve tempo, volontà e pazienza.

In questo momento è possibile che lui non si senta capace di darti ciò che vuoi e i tuoi tentativi di recupero della relazione possano essere interpretati come una reazione impulsiva alla paura di rimanere senza di lui più che ad un reale sentimento d'amore nei suoi confronti.

Al di là di questo, l'amore non finisce da un giorno all'altro, prenditi il tempo necessario per migliorarti e per raggiungere un po' di serenità. Se poi sei ancora determinata a recuperare un qualche tipo di rapporto, parla con lui (se te ne dà la possibilità) a distanza di qualche tempo per condividere i vostri punti di vista sulla vicenda.

Mi auguro che le cose possano piano piano risistemarsi.
Un cordiale saluto,

Dott.ssa Diletta Caprara

Dott.ssa Diletta Caprara Psicologo a Buttapietra

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4 MAG 2021

Cara Rita,
temo che la vostra relazione si sia trasformata in uno spiacevole effetto domino di recriminazioni reciproche, amplificate dalla sua ansia e preoccupazione sicuramente influenzata anche da questo amaro periodo storico.
A questo proposito, prima di intraprendere qualsiasi relazione o cercare inutilmente di recuperare quella perduta ha bisogno di strumenti per costruire quella più importante di tutte, ovvero con se stessa.
Alla luce di ciò che ha scritto, a lui pare sia scocciata la sua insistenza nel voler recuperare un rapporto che lei per prima, purtroppo non volendo, ha contribuito a deteriorare. Se è disposta a mettersi in gioco per approfondire e ridefinire gli schemi relazionali in cui è inserita, il primo fra i quali, quello familiare, sono a sua completa disposizione.

Dott.ssa Francesca Orefice

Dott.ssa Francesca Orefice Psicologo a Bologna

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