era un bravo psicoterapeuta?

Inviata da Pulce · 26 set 2023 Autorealizzazione e orientamento personale

Vi scrivo perché fino a poco tempo credevo tantissimo nella psicoterapia, ora invece, forse a causa di un’esperienza che non sono capace di capire se è stata positiva o negativa, sono assalita da numerosi dubbi.
Vi scrivo questo perché da pochissimo ho deciso di interrompere il mio percorso terapeutico dopo tre anni. Il motivo è stato che mi sono sentita usata e manipolata dal mio psicoterapeuta. Cercherò di essere breve: premetto che c’era una perfetta sintonia tra noi avendo degli interessi in comune. Questo, anche in virtù di un ruolo che ricopro nella mia vita personale, ci ha portato ad organizzare insieme un convegno, con incontri anche fuori dal set terapeutico. Felici del successo di quella giornata lo psy mi ha proposto di creare una associazione culturale suggerendomi anche un nome per l’associazione. Questo nome suggeritomi evocava anche il rapporto con mio padre che ho perso da poco a cui ero legatissima. Ero già titubante sul nome perché troppo legato ad una mia questione personale ma poi nei mesi successivi ho scoperto che lui aveva utilizzato questo nome in altre occasioni forse già prima di conoscermi e sicuro prima che mio padre morisse. Mi sono sentita un po’ offesa da questo, un po’ come Stefano Benni in “prima o poi l’amore arriva” quando scrive “scusa amore ho usato la nostra canzone per una nuova relazione”. Alla seduta successiva pertanto facevo presente che ci ero rimasta male perché lui aveva deciso per questo nome già da tempo, a prescindere dalla mia presenza nel progetto; che il rapporto con mio padre per me è una cosa sacra ed avevo visto tutto questo come una forzatura di pessimo gusto per convincermi. Lui dopo un lungo silenzio mi ha risposto spiegandomi la differenza tra il dialogo e discussione… non era certo la risposta che avrei voluto. Mi sono sentita come giudicata nel senso “ora tu ti arrabbi perché non sai dialogare”… e poi ha detto ancora che questo nome lo avevo scelto “anche” pensando al rapporto tra me e mio padre. Sottolineando quel “anche” nella non esclusività alla mia persona nella scelta del nome, cosa sicuramente vera ma sinceramene, come già scritto, ho trovato di cattivo gusto inserire il rapporto con mio padre in questo contesto?. È un rapporto talmente privato e intimo, e lui sapeva benissimo la mia sofferenza per la sua morte e non doveva permettersi di usarlo come una “leva” per convincermi ad adottare questo nome per l’associazione. Avrei gradito sentirmi dire “scusa” io l’ho fatto con tutte le migliori intenzioni, invece, come scritto già prima la sua risposta è consistita nel farmi una lezione sulla differenza tra dialogo e discussione come per dirmi il problema è il tuo che non sai dialogare ed ascoltare.
A quel punto ho fatto presente un’altra cosa che non mi era piaciuta nel tempo. A volte, alla fine della seduta mi salutava dicendo che al successivo incontro avremo affrontato un certo argomento, ma poi puntualmente questo non accadeva! La sua risposta a questa mia osservazione è stata: “beh potevi ricordarmelo tu…” ed ho replicato che ogni volta ad ogni nuova seduta lui mi chiedeva come stavo, io parlavo un po’ delle mie emozioni e poi interveniva (parlava quasi tutto il tempo lui) e appena finito il suo intervento mi diceva che il nostro tempo era finito, senza poter affrontare il tema che ci eravamo detti la volta prima.
Nel mentre il tempo era finito anche stavolta e quindi mi ha salutato. Io alzandomi gli ho dato la mano dicendogli che non sarei più tornata.
Dopo averne parlato con un’altra psicoterapeuta, che lo aveva conosciuto al convegno organizzato insieme, la stessa mi ha detto di parargli un’altra volta per chiudere il cerchio perché stavo davvero troppo male.
Così dopo oltre un mese sono tornata facendo presente che ci ero rimasta molto male per le sue risposte, che l’avermi detto che dovevo ricordargli io gli argomenti di cui parlare mi aveva fatto sentire nn ascoltata e soprattutto giudicata (come se fosse una mia colpa non aver ricordato l’argomento) lui ha farfugliato qualcosa come
che in tre anni quella fosse stata la migliore seduta fatta perché erano emerse cose che andavano approfondite … (facendomi quindi sentire in colpa per la mia decisione di interrompere con lui); che di essere stata giudicata era la mia percezione, che ognuno di noi ha vissuto quel momento in modo diverso. Io gli ho chiesto quale erano le sue sensazioni ma non mi ha dato una risposta esaustiva a mio parere …ha detto qualcosa sulla nostra relazione (terapeutica) ma sinceramente non sono riuscita a seguire bene il filo del suo discorso…
io gli ho fatto presente che non mi sono sentita ascoltata e che un paziente va sempre tutelato, e lui ha detto che questo vale solo all’inizio della terapia (!)
Poi gli ho detto che la maggior parte dei suoi colleghi sostengono che nn possono esserci incontri fuori dal setting e lui mi ha risposto, con tono molto arrabbiato, che a lui non interessano i giudizi degli altri colleghi!
Nonostante quello fosse il mio tempo e fossero trascorsi appena 20 minuti mi ha liquidato dicendomi che aveva da fare. Allora mi gli ho detto per onestà che avevo scritto un articolo per un nuovo progetto utilizzando anche il nostro materiale del convegno e se gli avesse fatto piacere leggerlo e che non volevo essere più una sua paziente ma se avesse voluto avremo potuto continuare a creare altri progetti insieme dandogli il tempo di pensarci su…
è trascorsa quasi una settimana ma ancora nn gli ho mandato l’articolo e non so se lo farò …
Personalmente so solo che sono andata in terapia per stare meglio, per superare la fine di storia tossica e fare pace con una famiglia disfunzionale, ma invece questa vicenda ha ulteriormente abbassato la mia già scarsa autostima e la fiducia nel prossimo… a volte penso di aver fatto bene a prendere questa decisione, altre penso che sono stata troppo drastica nel concludere la terapia. ho pensato che questo mia reazione è una ripicca (contro lui e me stessa) per non aver ricevuto, anche da lui, le attenzioni che in realtà ho sempre cercato da mia madre, una donna egoista ed egocentrica. Nell’atteggiamento del dottore ho forse proprio rivissuto il rapporto con mia madre pieno di rancore per non essere considerata come vorrei …mi sono sentita super apprezzata e ascolta da lui durante l’organizzazione dell’evento mentre non considerata durata la terapia. Ho percepito da parte sua un comportamento ambiguo che mi ha turbato e destabilizzato non poco. Quindi mi domando è stata la mia una decisione azzardata? Sono stata troppo precipitosa nella decisione di interrompere? Oppure ho fatto bene perché il rapporto terapeutico ormai si è inclinato? Grazie infinite per avermi ascoltato ❤️

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Miglior risposta 8 OTT 2023

Gentile utente,
sarebbe preferibile che gli incontri volontari (per qualsiasi motivo) tra psicologo e paziente fuori dal setting terapeutico non ci fossero in quanto inopportuni e sconvenienti.
Quindi, quella iniziativa dell'associazione culturale è stata in ogni caso un errore in quanto ha causato la compromissione della relazione di fiducia innescando un circolo vizioso tra accuse e sensi di colpa.
Pertanto penso abbia fatto bene a interrompere il rapporto terapeutico con questo professionista ma sarebbe un secondo errore fare altri progetti insieme a lui anche senza essere una sua paziente sicchè le suggerisco di rivolgersi ad altro terapeuta che abbia maggiore cura del setting.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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23 OTT 2023

Buongiorno
i problemi molte volte si creano quando i rapporti ed i ruoli non sono chiari e precisi ; questo mi sembra il suo caso. Lei é molto chiara nell'esprimersi e a descrivere la dinamica del rapporto che si era creato con il terapeuta, quindi questa qualità la esercita anche in ambito privato e cioé anche nel colloquio psicologico. Voglio dire che lei quello che sente lo sa esprimere bene e in modo non confusionario, per cui dovrebbe risultare semplice colloquiare con lei. In seduta terapeutica é importante far sentire la persona a proprio agio e dedicarle l'attenzione massima, a meno che il professionista non valuti utile, ai fini del piano terapeutico individuato, agire diversamente. Dunque il rapporto ed il ruolo di entrambi si sono modificati, uscendo dal setting, quando si é deciso di collaborare in altri ambiti al di fuori di quello per il quale vi eravate conosciuti. In questi casi si deve essere molto chiari su come lei vive il terapeuta e come lui vive lei, perché il rischio di uno sbilanciamento emotivo verso di lui(o viceversa), che é la
persona alla quale confida i suoi vissuti, può rappresentare un rischio reale. Infatti è accaduto ciò che descrive in questa lettera.
Ha pure seguito il consiglio della conoscente psicoterapeuta, di darsi/vi un'opportunità di "chiudere il cerchio" ma così non é stato.
In più gli ha offerto la possibilità farlo partecipe a altri progetti che lei aveva e che non l'avrebbero vista più come paziente. Lei è stata molto chiara .Alla luce di questi dati lei non é stata nè azzardata né precipitosa, per cui mantenga molto alta la sua autostima e non metta in dubbio la sua decisione di cambiare terapeuta ,questo é un suo pieno diritto alla luce delle motivazioni espresse.
Cordialmente
Dr. Giancarlo

Dott. Giancarlo Mellano Psicologo a Padova

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9 OTT 2023

Gentile "pulce"
Ho letto con attenzione il suo accorato appello e ne ho ricavato la vaga sensazione che lei si prenda tanto sul serio... che sia molto autoreferenziale.
Lei esordisce dicendo che si è sentita usata e manipolata da questo suo terapeuta, ed io mi sono immaginata gli scenari peggiori, per poi scoprire che le aveva consigliato il nome per un'associazione, nome che lui da tempo usa abitualmente a prescindere dal rapporto che lei ha avuto con suo padre.
Una sorta di principessa sul pisello che soffre per una volontaria incapacità di ridere di sé stessa. Rida un pochino Pulce.

Tiziana Viol Psicologo a Vittorio Veneto

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6 OTT 2023

Buongiorno, all’interno di un contesto di aiuto psicologico mantenere il setting è importantissimo altrimenti si crea un altro tipo di rapporto. Può capitare di incontrare il proprio terapeuta/pazienti in giro ma non di volerlo fare appositamente creandoci convegni insieme. In tali occasioni si crea un rapporto molto diverso che può portare a sentimenti tutt’altro che paziente terapeuta come in questo caso. Cosa sente di aver ottenuto per la sua persona in questo percorso? Mi dispiace davvero sentire questa situazione da lei vissuta veramente poco accogliente e dolorosa, immagino la sua diffidenza nella terapia ma non demorda nel prendersi cura di se! Decisamente è stato ambiguo, ma se la decisione è giusta può saperlo solo lei, come si sente dopo tale decisione? Appena subito averla presa? Che sensazione ha provato? Si ricordi che in casi di condotta non professionale può sempre segnalare all’ordine degli psicologi di competenza!

Dott.ssa Erica Farolfi Psicologo a Forlì

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6 OTT 2023

Gentile Pulce, comprendo i suoi dubbi sulla scelta di interrompere il percorso, tuttavia da come racconta la fiducia tra terapeuta e paziente sembrava piuttosto compromessa e, a queste condizioni, continuare sarebbe stato probabilmente più deleterio che altro.
Pur non condividendo la scelta di vedersi anche fuori dal setting terapeutico non voglio nè mi permetto di giudicare l'operato di un collega, che avrà portato avanti un proprio ragionamento clinico lungo i tre anni.
Quello che le posso suggerire è di continuare con una nuova figura professionale adatta a lei, che potrebbe anche non trovare subito, perchè come esseri umani (pazienti e terapeuti) abbiamo delle caratteristiche che non sempre si incastrano bene tra loro.
Mi piace dire che "la terapia è per tutti, ma non tutti i terapeuti sono per tutti i pazienti".
Non perda fiducia nel percorso che ha intrapreso, le auguro di trovare il/la professionista che possa continuare a seguirla al meglio!
Nella speranza che questo confronto possa esserle stato utile, resto a disposizione anche online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Elena Sinistrero

Dott.ssa Elena Sinistrero Psicologo a Torino

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5 OTT 2023

Gentile Pulce,
mi spiace che abbia sperimentato emozioni così negative relativamente alla relazione terapeutica. Quest'ultima dovrebbe rappresentare un "posto" dove sentirsi al sicuro, accolti, contenuti. Certamente, questo non significa che il professionista non debba far notare comportamenti, schemi di azione ripetuti, rimandi che possano provare a spiegare determinate emozioni sperimentate. Per intenderci, il professionista non deve sempre esser d'accordo con quanto detto dal paziente. Tuttavia, mi pare chiaro che qui siamo di fronte ad una violazione del nostro codice di comportamento, relativamente al fatto che vi siano state interazioni al di fuori dal setting, che non trovavo assolutamente necessarie e hanno sicuramente aumentato i livelli di confusione/insoddisfazione in questa relaziona terapeutica.
Se questo professionista sia o meno un bravo terapeuta, non sta a noi giudicarlo, non ne avremmo nemmeno gli elementi. Sicuramente possiamo però dire che la relazione terapeutica non stava più funzionando e che non deve temere di aver fatto la scelta sbagliata.
Cerchi piuttosto un professionista per iniziare un percorso nuovo e per ragionare sul suo modo di sentire e relazionarsi (che alla fine è quello che ci interessa prioritariamente rispetto al terapeuta).
Rimango a disposizione anche online, ma intanto in bocca al lupo!

Dottoressa Bono

Dott.ssa Cinzia Bono Psicologo a Torino

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4 OTT 2023

Gentile, è una situazione quella che ha descritto sicuramente molto delicata. Dalla sua descrizione dei fatti ho la sensazione che la relazione terapeutica si sia incrinata nel tempo e che sia stata sporcata da interazioni fuori dal setting che le hanno creato confusione e malessere. E' sicuramente compito del terapeuta quello di guidare il paziente nel percorso di conoscenza del sé e nello sviluppo di nuove risorse da mettere in campo fuori dal setting. La sensazione è che questo non sia stato fatto pienamente e che nel tempo si sia creata una relazione in qualche modo tossica che l'ha portata a sviluppare rancore e sfiducia nei confronti di questa persona (che ha conosciuto anche fuori dal contesto terapeutico e questo non dovrebbe mai accadere, almeno non durante il periodo della terapia).
Cordialmente,

Ivan Jelenkovic

Dott. Ivan Jelenkovic Psicologo a Trieste

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4 OTT 2023

Grazie per aver condiviso la sua esperienza, che è chiaramente complessa e emotivamente carica. La relazione terapeutica è una delle più delicate e importanti che una persona possa avere, e quando ci sono dubbi o incomprensioni, possono emergere forti emozioni e confusione.

Lei ha descritto una serie di eventi che hanno messo in discussione la sua fiducia nel suo terapeuta e nel processo terapeutico stesso. La sensazione di essere stata manipolata o non ascoltata è grave e merita di essere affrontata. È normale che si ponga domande sulla legittimità della sua decisione di interrompere la terapia, soprattutto quando il rapporto terapeutico si intreccia con dinamiche personali e professionali.

Se si sente scomoda e non ascoltata, è suo diritto cercare un altro professionista con cui si senta più a suo agio. La terapia dovrebbe essere uno spazio sicuro in cui sentirsi ascoltati e compresi, e se questo non accade, è legittimo mettere in discussione la relazione terapeutica.

Lei ha anche menzionato che questa esperienza ha risvegliato dinamiche familiari dolorose, il che potrebbe complicare ulteriormente la situazione. Potrebbe essere utile esplorare questi temi con un nuovo terapeuta, per avere una visione più chiara della situazione.

In ogni caso, la decisione di continuare o interrompere una terapia è molto personale e dovrebbe essere presa considerando attentamente i propri sentimenti e bisogni. Grazie per aver condiviso la sua storia e le auguro il meglio nel suo percorso di crescita personale.

Dr. Matteo Piccioni Psicologo a Torino

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4 OTT 2023

Buongiorno

Credo che tra paziente e terapeuta ci debba essere un rapporto di completa fiducia, senza alcun dubbio.
Un terapeuta è un professionista della salute mentale e psicofisica del suo paziente quindi è tenuto a tutelarla in ogni modo.
Ritengo inoltre che tre anni di terapia siano eccessivi inoltre si è creato un rapporto che esulava da un contesto professionale.
Cordiali saluti
Paola von korsich Giardini

Dott Paola Von Korsich Giardini Psicologo a Monza

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4 OTT 2023

Buonasera Pulce, personalmente non credo sia utile organizzare un evento (di qualunque tipologia) con una mia paziente. A prescindere da quanto tempo stia andando avanti la terapia, non ne vedrei gli obiettivi clinici. Per come la vedo io, in psicoterapia bisogna dare un senso (non oggettivo, ma uno che soddisfi il paziente) alle emozioni. Tale senso, nella maniera più profonda, può essere raggiunto solo nel setting terapeutico. Successivamente, a conclusione della terapia, se entrambi (terapeuta e paziente) ritengono che possa essere utile organizzare eventi, si può anche fare (ma, personalmente, lo sconsiglierei visto che, nella vita, può essere necessario un altro periodo di psicoterapia ma, se col proprio ex-terapeuta ci si lavora, è molto difficile, se non impossibile, ritornare nei propri ruoli...), ma solo se si sia sufficientemente sicuri di poter gestire una situazione simile.
Tra le qualità fondamentali e funzionali di una relazione terapeutica (ma anche di una relazione in generale) c'è sicuramente il rispetto dei confini propri ed altrui, in modo che non si crei confusione tra chi vuole una cosa, chi ne sente un'altra, chi ne pensa un'altra ancora, chi si aspetta qualcosa e di delude, chi...etc. etc.
Per il mio modo di vedere le cose, l'esperienza con questo collega credo si possa considerare conclusa e, per "mettere a posto" un'emotivita' presente, sia rispetto a cio' che ci ha raccontato che alle motivazioni per le quali aveva iniziato la terapia, potrebbe essere utile ricominciare un altro percorso.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti
Psicologo-Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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3 OTT 2023

Comprendo le sue preoccupazioni e la complessità della situazione. È importante sottolineare che la terapia è una relazione delicata e, a volte, può sorgere un conflitto o un'insoddisfazione tra il paziente e il terapeuta. Ecco alcuni punti da considerare:

1. Decisione di interrompere la terapia: È importante ricordare che ha il diritto di scegliere se continuare o interrompere la terapia. La sua decisione di interrompere è basata sulle sue esperienze e i suoi sentimenti, e non dovrebbe sentirsi in colpa per averla presa.

2. Comunicazione con il terapeuta: Ha cercato di comunicare le sue preoccupazioni al terapeuta, il che è un passo positivo. Tuttavia, sembra che la comunicazione tra lei e il terapeuta non sia stata efficace, e questo può influenzare la qualità della terapia.

3. Sensazioni personali: È naturale che i sentimenti personali emergano durante la terapia, e talvolta il comportamento o le risposte del terapeuta possono scatenare emozioni. È importante esplorare queste emozioni con un terapeuta per comprendere meglio come influiscano sulla sua autostima e sulle sue decisioni.

4. Progetto condiviso: L'idea di continuare a lavorare insieme su un progetto potrebbe essere un'opzione valida se si sente a suo agio con questa possibilità. Tuttavia, è essenziale garantire che ci sia chiarezza sulla natura della collaborazione e che le aspettative siano concordate.

5. Ricerca di un nuovo terapeuta: Se ritiene che il rapporto terapeutico con il suo attuale terapeuta sia irrimediabilmente danneggiato, potrebbe valutare l'opzione di cercare un nuovo terapeuta con cui instaurare una relazione più costruttiva.

In ogni caso, il suo benessere emotivo è la priorità principale, e prendere decisioni che la fanno sentire più a suo agio e sicura è fondamentale. Parli con un professionista della salute mentale per esplorare ulteriormente queste questioni e prendere decisioni informate per il suo percorso di cura.

Dr. Michele Scala Psicologo a Padova

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3 OTT 2023

Buongiorno,
non posso pronunciarmi sull'operato del collega ma ciò che posso dirle è che durante la terapia è fondamentale che si crei un setting in cui sentirsi al sicuro, accolti e considerati; dal momento che più volte non si è sentita così, ha fatto bene ad ascoltarsi.
Ogni terapeuta è diverso e ciascun paziente deve trovare quello giusto con cui creare un'alleanza terapeutica solida e funzionale.
Probabilmente non era il professionista adatto a lei ma non si lasci scoraggiare, anche se capisco l'impatto di questa esperienza nella percezione della psicoterapia. Tenga conto però che esistono tantissimi terapeuti diversi, tanti approcci, numerose dinamiche differenti in gioco, deve "solo" trovare ciò che più si adatta a lei e ciò che è più conforme alle sue esigenze.
Rimango a disposizione per qualsiasi informazione.

Buona fortuna per tutto.

Un saluto,
Dott.ssa Marcella Bassan

Dott.ssa Bassan Marcella Psicologo a Parma

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3 OTT 2023

Buongiorno, nel leggere la sua esperienza comprendo quanto possa essere confusa e turbata. La relazione con un/una terapeuta ha il fine di costruire uno spazio interattivo dove sentirsi sicuri, ascoltati e compresi; laddove emergano invece sentimenti di insicurezza, incomprensione e ambiguità è funzionale interrompere. Non si senta in colpa per essersi allontanata da una situazione che le creava disagio, non tutti gli psicologi vanno bene per noi, per cui si prenda del tempo per entrare in contatto con altri professionisti e scegliere quello/a che fa davvero al caso suo, con cui si sente pienamente a suo agio e compresa.
Rispetto l'operato del collega non esprimo pareri, tuttavia le suggerisco di segnalare la vicenda all'ordine degli psicologi di competenza per la valutazione di eventuali illeciti deontologici.
Per qualsiasi domanda e dubbio rimango a disposizione.

Cordialmente
Dott.ssa Miriam Stefano

Dott.ssa Miriam Stefano Psicologo a Padova

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3 OTT 2023

Buongiorno Pulce, solitamente non esprimo la mia opinione personale, ma in questo caso: ha fatto molto bene a interrompere. Potrebbe essere utile iniziare con un nuovo terapeuta, che non violi il setting e che le permetta di affrontare le tematiche importanti per lei con rispetto e cura. Un caro saluto.

Dott.ssa Irene Mottola Psicologo a Genova

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