È giusto rimanere con mio marito anche se non ci sopportiamo più?
Ho 44 anni, sposata da 15, una bimba di 2 voluta fortemente e nata dopo 8 anni di tentativi grazie alle tecniche della PMA; sono di Roma ma ci siamo trasferiti a Viterbo per lavoro di mio marito dove non abbiamo alcun parente. Ho sempre lavorato ma ora ricollacarmi non solo è difficile ma non avendo una famiglia a cui appoggiarmi è impossibile (per esempio quando la bimba sta male e non può andare al nido, chi me la terrebbe?). Mi manca non avere una dimensione personale in cui realizzarmi ma potrei aspettare serenamente che mia figlia crescesse o godermi la mia famiglia se non sentissi un sentimento di rabbia e delusione nei confronti di mio marito che cresce ogni giorno di più. Non apprezza quello che faccio e faccio tutto (faccio la spesa tutti i giorni perché lui vuole che pane e affettati siano sempre freschi), cucino a pranzo e a cena (perché lui torna a casa anche a pranzo), lavo tutti i giorni cucina e bagno e le altre zone dove la piccola mi segue, apparecchio, sparecchio, stiro e mi occupa di mia figlia dalla colazione alla ninne della notte. Per lui sono e rimango una donna che non ha nulla da fare e non fa nulla, non ha mai una parola o un gesto affettuoso nei miei confronti.. Sto morendo dentro nonostante la gioia di mia figlia. Ho provato più volte a proporgli una terapia di coppia ma la sua risposta è stata sempre negativa.. Ora non ho piu voglia di proporla..non ha senso rimanere insieme se non per il bene di nostra figlia e perché sono Cattolica e rompere definitivamente il mio matrimonio sarebbe un peso forse piu grande e poi tornare a Roma senza lavoro e casa e con una bimba piccola mi sembra un progetto irrealizzabile.