Crisi esistenziale a 35 anni

Inviata da Tia · 16 gen 2023 Crisi esistenziale

Buongiorno, come amticipato nell'oggetto della richiesta, ho 35 anni e sono, da quesi 8 anni, titolare unico di un'azienda che si occupa di vendita serramenti.

Ho intrapreso questo cammino in quanto, mio marito, ha sempre svolto questo lavoro e conosco bene la sua professionalità e capacità , anche di relazionarsi con i clienti.
Di fatto, io lavoro da casa e mi occupo di aministrazione, burocrazia, preventivi...
Lui, nonostante abbia voglia di cedere il proprio posto a qualche giovano ragazzo, si occupa dell'aspetto tecnico (di cui io non capisco ancora nulla) e pratico perchè installa i serramenti che vendiamo.

Il problema qual è? Da sempre, con il lavoro, ho avuto dei problemi.
Ho frequentato un'istituo professionale e mi sarebbe piaciuto, appunto, lavorare in ufficio. Però, essendomi mai dedicata alo studio, ho lavorato in supermercati, fabbrica, ecc... Posti che prevedevano manualità e non "stare seduti alla scrivania".

Il settore scelto, trattandosi di edilizia, è prettamente maschile.
Negli ultimi giorni, complice anche il caos che Dicembre porta con sè, ho iniziato a rispondere (mai offendendo) alcuni clienti (al maschile) che pretendevano di parlare con mio marito e non con me, come se ciò che dicevo loro, non fosse credibile o sufficientemente affidabile.
Ogni volta mi rifiuto di farlo perchè la mia parola vale tanto quanto quella di mio marito (tra l'altro, essendoci lui in cantiere, mi riporta ciò che accade così che anch'io possa essere preparata su questioni che potrebbero diventare rilevanti).
Questo aspetto del lavoro mi sconforta molto.
Sono di carattere estroversa ma in questo lavoro ho tirato fuori le unghie e i denti. Mi pongo in maniera cordiale, ma non ricevo altrettanto. Succede a chiunque sul lavoro, ma io ne soffro moltissimo. Solitamente verso sera ho sensazioni di ansia, ma ora , gi di primo mattino, sento che, se non avessi l'impegno di portare a scuola nostro figlio, resterei a letto.

Come se non bastessa, riceviamo , da un anno a questa parte, pressioni da parte di committenti che hanno creato ansia anche a mio marito, caratterialmente molto diverso da me.
Sembrano , per alcuni , diventati imcompetenti da un giorno all'altro, ogni telefonata inizia con toni di sollecito, rimproveri, lezioni da impartire.
Vista così, io sono solamente un "presta nome" dell'azienda... una loro dipendente senza malattia, maternità, ferie.
Mi svilisce, mi mortifica molto.
Credo nelle nostre capacità. Siamo onesti, forse poco abituati alla public relation e per questo poco conosciuti. Ma la professionalità di mio marito è indiscussa.
Mi paragono ad un'impiegata che prepara i documenti per il proprio datore di lavoro (in questo caso mio marito).
Andiamo avanti per un SUO merito, non mio, tanto che senza di lui l'azienda non esisterebbe o peggio, fallirebbe.
Lui non la vede così. Pensa che senza di me non potrebbe lavorare. Eppure non mi rincuora. Se da una parte questo lavoro mi consente di seguire mio figlio dopo la scuola, la casa e commissioni varie...di contro, mi toglie ogni spensieratezza. Amo un lavoro che non ricambia mai. Ogni giorno è in salita e quel che è peggio , non posso sottrarmi viste le esposizioni economiche. Inoltre, dal'anno scorso, abbiamo assunto altri 4 dipendenti (alcuni dei quali ci fanno penare!).
Lamole di lavoro è aumentata, i lavori da terminare sono tanti e non possiamo tornare indietro ma solo andare avanti, fino a quando?
Indivio chi, dopo aver timbrato il cartellino, chiude con tutto. Sono scelte e forse io non sono brava a scegliere..

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Miglior risposta 18 GEN 2023

Provo a fare una sintesi: lei è una professionista seria e preparata. Questi orari di lavoro le permettono di essere presente come mamma e di contribuire alla crescita dell'azienda di famiglia che va a gonfie vele. I clienti maschi la trattano come un'interdetta perché lei è femmina. Però quest'ultimo non è un problema suo ma dei clienti maschi. Ne approfitti per educarli alla parità di genere rimettendoli al loro posto.

Tiziana Viol Psicologo a Vittorio Veneto

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5 FEB 2023

Deve apprezzare quello che fa e quello che è. Con il tempo metta al proprio posto gli uomini

Dr. Michele Scala Psicologo a Padova

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17 GEN 2023

Buon pomeriggio signora
Sono desolata di quello che prova.
Potrebbe incominciare nel rispondere in maniera ferma e risoluta ai suoi clienti.
Un'azienda se va bene e perché tutto il gruppo che vi partecipa e in grado di farlo funzionare.
In maniera particolare , lei che svolge la parte amministrativa.incominci a delegare qualcosa.
In più le consiglio un percorso di psicoterapia
Per analizzare meglio le varie situazioni
Dottssa Patrizia Carboni
Psicologa Psicoterapeuta
Roma

Dott.ssa Patrizia Carboni Psicologo a Roma

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17 GEN 2023

Cara Tia, continui così, deve solo capire/accettare il fatto che le gratificazioni personali non devono venire per forza da clienti pretenziosi. Stiamo per l'appunto parlando del lavoro e dell'attività che avete scelto. Come dovunque ci sono pro e contro, si concentri sui primi e sopporti i secondi. Ecco un maggiore distacco emotivo nell'ambito dell'attività lavorativa potrebbe aiutare, un esercizio di assertività pure, ma non potrà cambiare la mentalità dei vostri clienti.

Dott. Matteo Mossini Psicologo a Parma

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17 GEN 2023

Ciao Tia, intanto grazie per aver condiviso la tua esperienza e la tua sofferenza con noi. Credo sia importante l'inizio di un percorso proprio adesso che sembri aver preso consapevolezza di come stai e di come vorresti realmente stare. Non esitare a contattarmi in privato per ulteriori informazioni.

Dott.ssa Maria Giovanna Ginni

Dott.ssa Maria Giovanna Ginni Psicologo a Roma

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17 GEN 2023

Buongiorno Tia,
Intanto grazie per aver condiviso questo suo vissuto.

Da come descrive la situazione, posso dirle che una dose massiccia di stress può comportare anche degli stati d'ansia temporanei. La mole di lavoro che aumenta può comportare anche una sorta di paura nei confronti di consegne future da portare a termine. Il mio consiglio è quello di rivolgersi ad un professionista, in modo da riuscire a comprendere, attraverso un percorso, il modo migliore per poter affrontare una situazione momentaneamente complicata, in modo da gestirla e riuscire a non sentirsi sopraffatta dagli eventi.

Alessia Gonzalez Psicologo a Manoppello Scalo

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17 GEN 2023

Salve Tia e grazie per la sua domanda. Leggendo le sue parole mi è arrivato molto forte il senso di ansia e affaticamento che la situazione che vive le da.

Mi sembra di capire che suo marito e lei vediate la situazione in modo concorde e che lui riconosca il suo ruolo in azienda.

Come mai da tutta questa importanza al giudizio di committenti?

Di cosa sente di avere bisogno? Sente di avere io lavoro che voleva?

Il suo lavoro mi sembra molto impegnativo e mi sembra di intuire nelle sue corde essendo un lavoro d’ufficio. Ma è effettivamente così? Sente suo il suo lavoro?

Se vuole approfondire con un professionista tali temi, le consiglio Un percorso di Psicoterapia e qualche incontro di bilancio delle competenze/ orientamento.

Le auguro il meglio!

Un caro saluto
Dott.ssa Maria Rosaria Desiderio
Psicologa Psicoterapeuta
Torino e Online

Dott.ssa Maria Rosaria Desiderio Psicologo a Torino

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17 GEN 2023

Gentile Tia,
Dalla sua narrazione traspare quanto lei sia legata al suo lavoro, al quale sta dedicando tempo e risorse interiori. Sembra al momento prosciugata a livello energetico e delusa dei risultati, sostiene infatti di amare un lavoro che non ricambia mai.
Rimanendo in questo ambito lavorativo, cosa la farebbe sentirsi "ricambiata"? Maggior competenza da parte sua, maggior considerazione da parte dei clienti? Come sta affrontando la sua emozione di delusione?
A volte ampliando un po' lo zoom, inteso come sguardo con il quale si osserva un evento di vita, si trovano "risorse" altre": oltre il lavoro, cosa potrebbe esserle d'aiuto per "ricaricarsi"? C'è qualcuno o qualcosa che le puoi esser utile?
Un abbraccio
Dr.ssa Ornella Peloso - Belluno

Dott.ssa Ornella Peloso Psicologo a Pedavena

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17 GEN 2023

Buongiorno Tia! l'ansia è un'emozione che ci prepara a fronteggiare un pericolo reale o immaginario ed accresce in noi nella misura in cui è accompagnata dall'idea che non avremo gli strumenti e le risorse per fronteggiare quel pericolo o quella minaccia in modo adeguato. Leggendo la sua richiesta mii pare che, in qualche modo, non ottenere un adeguato riconoscimento sul posto di lavoro da committenti, clienti ecc. abbia per lei un significato di "non valore" e questo pensiero potrebbe alimentare sentimenti di tristezza e autosvalutazione che la spingono ad un ritiro. Quanto la aiuta questo pensiero e quanto crede realmente che il suo valore possa essere determinato dall'altro o dagli eventi di vita? Quanto pensa che la società e i suoi schemi possano determinare il suo "sentire" e "sentirsi"?. Ha parlato di scelte e mi verrebbe da dirle che non esistono scelte giuste o sbagliate ma esiste ciò che ci fa sentire coerenti con i nostri valori e i nostri scopi.

Un caro saluto,
Dr.ssa Livia Costa

Dott.ssa Livia Costa Psicologo a Pescara

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17 GEN 2023

Buongiorno Tia! l'ansia è un'emozione che ci prepara a fronteggiare un pericolo reale o immaginario ed accresce in noi nella misura in cui è accompagnata dall'idea che non avremo gli strumenti e le risorse per fronteggiare quel pericolo o quella minaccia in modo adeguato. Leggendo la sua richiesta mii pare che, in qualche modo, non ottenere un adeguato riconoscimento sul posto di lavoro da committenti, clienti ecc. abbia per lei un significato di "non valore" e questo pensiero potrebbe alimentare sentimenti di tristezza e autosvalutazione che la spingono ad un ritiro. Quanto la aiuta questo pensiero e quanto crede realmente che il suo valore possa essere determinato dall'altro o dagli eventi di vita? Quanto pensa che la società e i suoi schemi possano determinare il suo "sentire" e "sentirsi"?. Ha parlato di scelte e mi verrebbe da dirle che non esistono scelte giuste o sbagliate ma esiste ciò che ci fa sentire coerenti con i nostri valori e i nostri scopi.

Dott.ssa Livia Costa Psicologo a Pescara

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17 GEN 2023

Buongiorno,

comprendo ciò che dice, percepisco un senso di fatica per ciò che il suo lavoro le comporta quotidianamente.

Potrebbe esserle utile fare un percorso di supporto psicologico, dove poter riflettere su come e quali strategie trovare per poter gestire in maniera più funzionale il suo lavoro o su come e in che misura potersi reinventare.

Un caro saluto

Dott. Massimiliano Pucci Psicologo a Carrara

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17 GEN 2023

Buongiorno T.
Grazie per la condivisione.

Non le si può rispondere fino a quando può andare avanti.
Ma le si può domandare, prima di iniziare a lavorare con suo marito ha fatto altri lavori?
Come e quando ha conosciuto suo marito?
La possibilità di lavorare con suo marito come è nata?
In che rapporti è con suo marito escludendo quello professionale?
Da quando ha l'ansia che le fa pensare che se non fosse per suo figlio rimarrebbe a letto? Si ricorda un evento particolare?

Io le suggerisco di considerare di mettere parola e analizzare tali questioni in uno spazio psicologico.

Un caro saluto.

Dott. Davide Boifava

Dott. Davide Boifava Psicologo a Milano

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17 GEN 2023

Buongiorno Tia,
purtroppo lavorare con il pubblico non è mai semplice, soprattutto per una donna in un ambiente maschile. Tuttavia, lei ha dalla sua parte un marito molto supportivo che riconosce il suo ruolo e le sue capacità. A mio avviso, intraprendere un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a vedere proprio questo, ovvero le sue potenzialità e capacità e a migliorare la sua autostima. Inoltre, comprendere se possano esserci delle soluzioni pratiche al suo malessere, come ad esempio rinnovarsi completamente, intraprendere un percorso di formazione o altro.
Rimango a sua disposizione per un colloquio, anche online.

Un caro saluto
Dott.ssa Beatrice Mastrilli

Beatrice Mastrilli Psicologo a Torino

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17 GEN 2023

Buongiorno,
Per ciò che riguarda le svalutazione che lei sente di ricevere telefonicamente, ciò è possibile che avvenga e non sia solo frutto di sue percezioni negative. In verità nel paese italiano sono ancora presenti stereotipi duri da scacciare. Tuttavia questo rifiuto che lei avverte nel sociale potrebbe darle nuova linfa vitale per credere in ciò che fa per la sua azienda. Uso l’aggettivo sua perché in effetti, come dice suo marito, lei ne fa effettivamente parte. E il lavoro di contatto amministrativo che lei svolge è importante. Qui si pone il problema. Come mai non crede nelle proprie capacità? Sicuramente si tratta di un lavoro in cui bisogna affinare l’abilità comunicativa. Perché non fare un corso di comunicazione-marketing o stili di efficacia comunicativa con il cliente? La aiuterebbe nel sentirsi più sicura. Perché non andare sul campo invece di stare a casa, partecipando più da vicino ed essendo immersa nel lavoro di squadra? Questo la motiverebbe. In ogni caso può fare una psicoterapia in cui affrontare tali tematiche. Saluti cordiali.
Dott. Pietro Salemme

Dott. Pietro Salemme Psicologo a Roma

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