Buongiorno, una mia carissima amica soffre di anoressia . Lei non riconosce questo disturbo e dopo 6 sedute dallo psichiatra ha terminato il suo percorso dicendo che lei non è malata che non è anoressica e che vuole essere lasciata in pace. È alta 1,60 cm e pesa 37 kg. Sono anni che le sto vicino , ma una sera quando mi ha invitato a cena a casa sua a mangiare una pizza, e ho visto che lei ha "cenato" con un bicchiere di tè non ho più voluto essere "complice" del suo suicidio. Chiedo gentilmente a voi, che poteri ha un'amica, un familiare per aiutare persone in queste condizioni? Grazie
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4 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 9 persone
Gentile Beatrice,
mi chiedo come è arrivata la tua amica dallo psichiatra, lo ha deciso lei da sola oppure le è stato consigliato? Ha preso o sta prendendo attualmente farmaci prescritti da questo specialista?
Perchè non provi insieme ai familiari di questa tua amica a consigliarle di consultare anche uno psicoterapeuta?
Purtroppo quando c'è la negazione ("...non sono anoressica e voglio essere lasciata in pace!") la chiusura è totale e non vi è alcuna motivazione per un percorso di psicoterapia.
A volte queste persone devono arrivare sull'orlo del baratro per scegliere di fare marcia indietro e mettersi in discussione.
Tu, come amica, puoi solo non abbandonarla anche se capisco che la frustrazione è grande.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
7 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 5 persone
Buon giorno Beatrice, comprendo bene la Sua angoscia nel vedere la Sua amica soffire così tanto da non poterlo nemmeno ammettere.
Su una cosa ha ragione lei: non è malata, nella mente non c'è malattia, c'è sofferenza, c'è disturbo del comportamento.
Il problema spesso insormontabile è che non si può aiutare chi non vuole farsi aiutare. L'unica cosa che può fare è esserle vicina e cercare, ancora e ancora, di farle prendere coscenza del suo stato. Questo Le costerà però molta dolorosa fatica. E' difficile reggere una situazione del genere. Non si senta in colpa se, ad un certo punto, non ce la facesse più.
Con viva simpatia. Dr. Marco Tartari, Asti
5 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Beatrice
purtroppo il negare l'evidenza dei fatti è parte del problema di queste malattie oltre ad una "distorsione percettiva" che fa sì che loro non si vedano magre.
L'anoressia è una patologia molto grave!
Si riconferma appieno il fatto che, in psicologia, tanto meno c'è consapevolezza del problema, tanto più il problema è grave.
Come fare?
Aumentare questa consapevolezza è l'unica via da tentare.
Conosco un padre che ha portato sua figlia in un reparto di ospedale dove le ragazze erano alimentate con le flebo...in questo caso c'è stato un risveglio.
Un caro saluto e complimenti per la vicinanza alla sua amica.
Dott. Silvana Ceccucci psicologa psicoterapeuta
4 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Gentile Beatrice,
anzitutto penso che la tua amica e i suoi familiari dovrebbero consultare uno psicologo psicoterapeuta, non solo uno psichiatra.
Per un problema della portata che indica c'è assoluto e urgente bisogno di uno psicologo che eventualmente agisca indirettamente per il tramite dei familiari e/o di altre persone vicine, se l'interessata non vuole consultarlo.
Al riguardo le segnalo un recente articolo che ho scritto sull'argomento "anoressia" e che può trovare sul mio sito professionale.
Cordiali saluti
4 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Cara Beatrice, l'anoressia è per definizione una forma di "desiderio del niente", del vuoto. L'anoressica è colei che si priva della forma di sopravvivenza più primaria: il cibo e contemporaneamente più questo rifiuto si ingigantisce più si alimenta un senso di onnipotenza. Il quadro è grave, 37 kg sono molto pochi e in tali casi si ricorre a ricoveri con alimentazione forzata. Purtroppo mancano diverse informazioni: età della sua amica? vive da sola?
Come amica può solo starle accanto mantenendo un atteggiamento molto attinente alla realtà e quindi non colludendo con le sue negazioni rispetto all'avere un problema.
Un caro saluto
Dott.ssa Damia Simona Bragalini
Psicologo Psicoterapeuta Gruppoanalista Milano
4 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Buongiorno Beatraice. Come le hanno già risposto non vi sons poteri diretti su amici o famigliari ed il ricatto è controproducente. Però: l'anoressia ha una sua storia fatta di motivazioni, di esordi, di problematiche, di sofferenza. Poter parlare di queste cose sicuramente aiuta (l'anoressico) a patto che l'amica - in questo caso lei - non abbia paura degli spettri: non si senta, cioè, inorridita al cospetto dei sintomi di malattia.
Un abbraccio.
Dott. Pietro De Santis,
Associazione Psicoanalisi Contro, Roma
3 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Cara Beatrice,
il suo è un pensiero davvero carino, ma la sua amica deve chiedere volontariamente di poter intraprendere un percorso psicoterapeutico. Provi comunque a suggerire alla sua amica uno psicoterapeuta specializzato in disturbi alimentari presente nella sua zona di residenza.
3 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Carissima Beatrice,
come già le hanno detto i miei colleghi non c'è nulla che possa fare per convincerla. Purtroppo i disturbi alimentari hanno questa caratteristica, il soggetto che ne soffre non ammette né con altri (né a se stesso a volte) di avere un problema.
Un cosa la può fare, se non vuole più essere "complice" come Lei afferma. Da amica, e senza attribuire un'etichetta (sei anoressica!) può semplicemente dire alla Sua amica di essere seriamente preoccupata per la sua salute.
Non è detto che questo sortisca alcun effetto, potrebbe anche farla arrabbiare, ma parlando con il cuore, senza giudicarla, forse la starà ad ascoltare.
3 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 6 persone
Cara Beatrice,
è davvero una cara amica. Purtroppo nella maggior parte, persone con questi disturbi rifiutano ogni tipo di intervento tanto da ricorrere, in alcuni casi gravi, al ricovero obbligatorio. Sarebbe opportuno e necessario, visto la gravità del quadro, che la sua amica venga seguita in psicoterapia da un professionista esperto in queste patologie. Lei non può fare altro che incoraggiarla e starle vicino. Saluti.
3 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 6 persone
Buongiorno Beatrice,
purtroppo non ci sono diritti dei familiari o amici. Una persona deve chiedere volontariamente di poter intraprendere un percorso di cura. Non è posibile imporlo a nessuno. Più che lo psichiatra, le consiglierei di inidizzare la sua amica su uno psicoterapeuta specializzato in disturbi del comportamento alimentare.
Un caro slauto
dott.ssa Miolì Chiung
Studio di Psicologia Salem
Milano - Agrate - San Donato M.se