Ansie, insoddisfazioni e paure verso la vita.
Buongiorno, sono Riccardo, un ragazzo di 21 anni. Dico subito che soffro in maniera considerevole di disturbi legati all'ansia, tachicardia e attacchi di panico. Vivo malevolmente ogni giornata della mia vita. L'origine di questi disturbi è difficile da calendarizzare, ma le tematiche sono monotone e ossessive: temo di non godermi la giovinezza, di essere costantemente fuori corsa e di perdermi occasioni ghiotte per concretizzare la canonica stabilità dei miei anni.
Sono considerato da tutti un bel ragazzo, non solo dai cliché familiari, ma anche dai riscontri con l'altro sesso. Eppure, sono vergine, senza aver mai vissuto una relazione seria. Quando beneficio dell'occasione di poter frequentare una ragazza, prediligo fuggire, inacidirmi e liquidare apaticamente l'altra persona, disincentivando l'interesse a proseguire il rapporto. Sembro un sociopatico, un misantropo e probabilmente a ragione.
Nel corso degli anni mi sono rifugiato in una larva di cultura libresca, cinematografica e artistica. Mi sono posto su un triclinio fatto di sapere e conoscenze. Sono terribilmente eccentrico, sia nel modo di pormi, che di vestirmi. Talvolta, questo ha generato diffidenza e ghettismo, tacciandomi di superficialità e arroganza da estranei e conoscenti.
Quando esco in compagnia non parlo mai, salvo non si trattino argomenti culturalmente che mi interessano. Non tento nemmeno un minimo di approccio generale per conoscere qualcuno. Semplicemente, mostro esplicitamente che non me ne frega nulla e preferisco che rifugiarmi nei miei pensieri e problemi, assentandomi dai presenti. Mi risintonizzo solamente ci fossero complimenti e riscontri estetici nei miei riguardi.
Ho perso tutti gli amici delle scuole e dell'infanzia, e fatta eccezione per mia madre e mia sorella, non ho alcun tipo di interazione esterna. Mio padre non c'è mai stato, nonostante viva ad una distanza poco considerevole da casa mia. Negli anni ho finito per sviluppare un odio tossico e faccio di tutto per smarcarmi dalla sua figura, umana, quanto estetica.
Mia madre è avanti con gli anni e l'idea che possa succederle qualcosa mi manda nel panico. Senza di lei, sarei perso e la presenza della sola mia sorella non basterebbe a colmare il vuoto. Spero sempre di renderla felice e soddisfatta della persona che sono e mi consumo con le paure virulente di non fare in tempo per soddisfare le sue bramosie riuscitive nei miei riguardi.
Sono inconcludente su ogni fronte: ho mollato per ben due volte l'università, in due facoltà diverse, senza mai presentarmi una sola volta a lezione. L'idea di concedermi alle mura accademiche mi sconvolge e fagocita al panico. Quando ho provato a studiare una materia universitaria sono caduto in profondi stati depressivi, ma l'idea di tornare al mio mondo, alla mia concezione di sapere mi riporta alla contentezza. Scarico i libri che dovrei studiare, per tornare ad altri materiali di mia fonte. Abbandonerei tranquillamente la realtà universitaria - 3 anni, ormai, procrastinanti - non fosse per il pensiero logorante di perdermi un tassello fondamentale della mia vita e scontentare, eventualmente, mia madre.
Ho ansia per la qualsiasi: che sia un nuovo lavoro, un appuntamento o una visita. Non dormo la notte e mi sveglio con il battito accellerato.
Soffro di un indecisione cronica per ogni bivio della mia vita: che sia una scelta culinaria o uno sbocco professionale. Una volta presa, mi consumo dai sensi di colpa, per le eventuali scelte sbagliate e cosa sarebbe potuto succedere avessi preso un'altra strada. Una sorta di "sliding doors" febbrile.
Ho, inoltre, una tremenda paura della vecchiaia, di perdere la bellezza e la sfioritura odierna, per ritrovarmi, nel giro di qualche anno, pelato, brutto e come mio padre, senza avere, in quel caso sì, la possibilità di essere considerato e apprezzato dal prossimo come lo sono oggi. Questo mi porta ossessivamente, in periodo alterni, a controllarmi i capelli e scattarmi foto cronistoriche per testimoniare eventuali cambiamenti.
Insomma, il mio quadro è scioccante. Sono perennemente insoddisfatto della mia vita, ma invece di godermi quanto vorrei, instrado una forma di immobilismo che mi chiude nella confort zone, precludendomi possibilità conoscitive o chicchessiano.
Ho pensato di come sia inutile e fantoccia la mia prospettiva futura e sinceramente, in più di un'occasione, di farla finita. Chiedo aiuto perché non ce la faccio più.