anni di terapia

Gentile Ant,
capisco la sua frustrazione dopo 10 anni di terapia in cui si sente di essere ancora al punto di partenza.
La invito però a riflettere sul fatto che, per ottenere un cambiamento, bisogna partire da piccoli step, ossia da piccoli cambiamenti nella sua vita attuale che all'inizio possono sembrare appunto "piccolezze" ma che in realtà portano poi a cambiamenti di portata maggiore.
Le consiglio, quando si approccia alla terapia, di affidarsi allo specialista.
A mio parere, potrebbe esserle utile un approccio di Terapia Breve, che punti all'avere dei risultati concreti nel minor numero di sedute possibile.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Laura Balduchelli

Salve, ho letto con interesse le sue preuccupazioni...le quali inevitabilmente si convertono in frustrazioni compromettendo l'alleanza terapeutica con il terapeuta del "momento"... Continuare a pensare di non aver risolto assolutamente nulla amplifica la percezione delle problematiche... magari provi a soffermarsi su ciò che potrebbe aver subito un'evoluzione positiva sé pur piccola nella sua vita quotidiana.. Ogni cambiamento ha sempre un valore positivo.... perché trasporta una traccia dalla quale apprendere ; e soprattutto provi a riflettere....del perché nulla secondo lei non muta.... potrebbe essere, e sottolineo il condizionale...possano reiterarsi schemi comportamentali , non solo in determinati contesti della sua vita, ma anche nel setting dei vari terapeuti?! Porre il focus sul terapeuta a volte può rappresentare un via d'uscita per non realizzare sulla propria persona eventuali risposte disfunzionali al proprio benessere?!

Caro Ant, non starò a consigliarle alcun approccio, ne ha già provati diversi e sa bene come fuggire ripetendo una modalità.
Una cosa che potrebbe fare, invece di lasciare il suo terapeuta è parlargli della difficoltà che ha, che sente di essere allo stesso punto.
Se vuole rompere con un meccanismo e cambiare, il modo migliore è smettere di eseguire le solite cose e provare qualcosa di diverso.
Gli confessi la rabbia e qualsiasi altra emozione che sente perchè niente cambia e vedrà che qualcosa comincerà a cambiare. Credo che dopo 10 anni lei se lo meriti.

I miei migliori auguri e rimango a disposizione
dott.ssa Silvia Chiavacci

Gentile Ant, questo modo di fare è per lei utile in qualche modo, quanto meno funzionale per rimanere in una condizione che ben conosce. Ciò non vuol dire che la faccia sentire bene, naturalmente. Sarebbe necessario trovare un'alternativa a questo modo prima di mollarlo. Sarebbe un'ottima occasione per sperimentare, reinventarsi, ma forse sarebbe tutto diverso. Forse, a piccoli passi e con qualche tentativo si può provare a trovare delle alternative?
Cordialmente, Dottor Savasta.

Per qualche motivo si trova in una situazione di blocco che non le permette di approfittare dell'aiuto offerto (o pagato). A questo livello non c'è approccio che tenga se prima non si supera questo conflitto interno tra la voglia di cambiare e la paura di farlo. Se non scioglie questo nodo è facile che col prossimo terapeuta succeda la stessa cosa.

Gentile Ant, a volte si perde di vista una cosa importante; il cambiamento dipende da noi indipendentemente dall'approccio. Lei sente che c'è questa resistenza al cambiamento e la tendenza a boicottare (le lamentele e il rimuginio sono peraltro chiari segnali di resistenza al cambiamento). Ricordiamoci sempre che, per quanto ci faccia stare male, il disagio psicologico è una forma di adattamento quindi in qualche modo un vantaggio (per quanto per lo più inconscio) ce l'ha. Se le resistenze al cambiamento sono più forti della spinta a cambiare, l'approccio terapeutico conta poco; il terapeuta non può lavorare al posto di un paziente e se quest'ultimo decide di usare la psicoterapia come momento di sfogo, il terapeuta non può sostituirsi alla persona e decidere che deve usarla in modo diverso; può far fare una riflessione su questo ma la responsabilità del cambiamento è del paziente. Le suggerisco, al di là dell'approccio con cui lavorare, di chiedersi se la sente di prendersi l'impegno e la responsabilità verso se stesso di voler lavorare su queste resistenze al cambiamento; se se la sente di andare in terapia e portare questo tema qua. Un cordiale saluto, Luisa Fossati

Buongiorno.
Parla di rimuginare continuamente, di lamentarsi continuamente della sua condizione, e allo stesso tempo di bassa autostima e grande autovalutazione. Non so come abbia lavorato con i colleghi, in termini di approcci e metodologie di lavoro, ma mi par di capire che fossero terapie lunghe: se non è stato fatto, le suggerisco di provare gli approcci breve strategico o anche a seduta singola: hanno entrambi gli approcci un limite ben definito di sedute per lavorare, e se non si ottengono risultati apprezzabili, ci si saluta reciprocamente.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti o domande, cordialmente
Dr ssa Maria Beatrice Brancati

Buongiorno,
Deve essere molto faticoso per lei vivere in questo modo le sue giornate.
Da come la leggo, percepisco tante "chiusure": chiusure in sé stesso/a in quello che definisce un rimuginio e chiusura verso l'altro quando parla delle relazioni con i suoi terapeuti.
La invito a riflettere proprio su questo e sul "sabotaggio": a cosa può essermi utile?
Se vuole uno spazio, resto a disposizione anche online.
Dott. Luigi Pasquariello

Buongiorno,

ha provato l'approccio sistemico-relazionale? La aiuterebbe a elaborare vissuti dolorosi alla luce dei contesti di appartenenza in cui è inserito, in modo da risignificarli ed eventualmente ridimensionarli.
Rimango a sua completa disposizione, anche online.

Dott.ssa Francesca Orefice.

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL