Ritrovare la fiducia nella vita con gli archetipi dell'innocente e dell'orfano

A tutti può capitare di perdere la fiducia in se stessi e nella vita. Il lavoro terapeutico con gli Archetipi junghiani può aiutarci concretamente a ritrovare la fiducia e la gioia di vivere.

5 OTT 2023 · Tempo di lettura: min.
Ritrovare la fiducia nella vita con gli archetipi dell'innocente e dell'orfano

In un'immagine metaforica, se il Sole rappresentasse la Coscienza, i suoi raggi rappresenterebbero gli Archetipi, e noi i pomodori nei campi, intenti a crescere assorbendo luce e sostentamento.

Cosa sono gli archetipi?

Secondo la Costellazione dei Dodici Archetipi strutturata dalla psicoanalista junghiana Carol Pearson, gli Archetipi sono forze che abitano dentro di noi, forze talvolta addormentate, assonnate o semplicemente indolenzite da esperienze dolorose che abbiamo vissuto nel passato e di cui non siamo ancora riusciti a cogliere il lato positivo (la lezione che l'anima ha potuto apprendere proprio grazie a queste vicende). Gli Archetipi che compongono questa mappa sono dodici: dodici come i mesi dell'anno, i segni zodiacali, gli apostoli… un numero magico che rappresenta la curva spiraleggiante dalla quale abbiamo iniziato il nostro 'viaggio' (Archetipo dell'Innocente) e alla quale siamo destinati ad arrivare (Archetipo del Folle), per poi ripartire con un nuovo 'viaggio' più consapevoli di come eravamo nel precedente alla ricerca di nuove avventure, nuovi amori e nuove vittorie.

Ogni Archetipo custodisce un tesoro (l'elisir nascosto nei meandri del castello), protetto da un drago (l'ombra) e capace di arricchire la nostra vita ogni qualvolta ci impegniamo a riscoprirlo e metterlo a disposizione dei vari 'regni' dei quali, consapevoli o no, siamo sovrani (noi stessi, la nostra famiglia, il nostro cerchio di conoscenze e di amici, e i nostri colleghi).

L'Innocente è l'Archetipo che ci spinge in questo mondo. Una forza pura, immacolata, entusiasta della nuova vita che stiamo per sperimentare, piena di fiducia incondizionata nell'esistenza, memore dell'Unità originaria sperimentata fino al momento della nascita. L'embrione nella pancia della mamma vive uno stato di totale fusione con lei, assorbendo e risuonando con ogni suo stato mentale, emotivo e fisico. La scienza ha dimostrato che le memorie di esperienze particolarmente intense a livello emotivo si trasmettono dalla madre al bambino fino alla terza generazione.

L'Innocente giunge in questa dimensione da uno stato di Grazia assoluta. Al momento della nascita sperimenta il primo grande atto di separazione. Ogni neonato piange e strilla, resistendo davanti l'esperienza separativa che crea immancabilmente dolore in quanto allontanamento dallo stato di Coscienza Unificata che è il nostro stato primordiale ed essenziale.

All'atto della nascita seguono esperienze deludenti: anche la mamma più dolce e affettuosa, avendo essa stessa limiti e ferite mai completamente sanate, non sarà in grado di soddisfare le esigenze di cura, calore e accadimento del bambino. Basta che la mamma si ammali e corra meno velocemente alla culla che nel bambino inizia a crearsi un senso di bisogno e di mancanza che inizierà a creare una crepa all'interno del suo stato di fiducia incondizionato. Naturalmente più le mancanze della mamma sono frequenti e profonde, più il bambino sperimenta la caduta degli Dei, e la perdita dell'innocenza e della gioia incondizionata.

I coniugi Brown, entrambi psicoterapeuti, hanno sperimentato che mamma e bambino sono come avvolti in una nube energetica dove le informazioni del campo dell'una si trasmettono a livello energetico e in tempo reale al campo dell'altro. Questa comunicazione biotransenergetica tra mamma e bambino fa sì che se la mamma, a causa di una vecchia ferita mai sanata – ad esempio un lutto in famiglia – ha un'interruzione nel suo uovo energetico questo stessa interruzione si crea nell'uovo che circonda il bambino, inizialmente ricompreso nel più grande uovo energetico della madre. Questo fatto spiega ad esempio la ragione per cui, una volta adulto, quel bimbo potrà trovarsi ad affrontare il processo di elaborazione del lutto di un caro – amico, conoscente etc – in modo particolarmente drammatico e sproporzionato rispetto ai modi e ai tempi solitamente supposti in casi simili.

L'Innocente, in un mondo dualista e precario, sperimenta presto una serie di delusioni che avverte profondamente ingiuste, dolorose e inaccettabili per il suo piccolo io ancora in formazione.

La dipendenza del bimbo dalla madre è pressoché totale, motivo per cui l'Innocente risponde alla Caduta del paradiso negando la caduta stessa (il drago non esiste; il mio compagno ha un'altra ma in fondo ama solo me; il lavoro mi impone ritmi frenetici sottopagandomi ma va bene comunque perché in Italia c'è crisi…) o colpevolizzando se stesso (mia padre non mi abbraccia, sono io che non merito affetto; mio zio mi ha violentata, ero io sporca e sbagliata; mio marito che mi picchia e mi tradisce è comunque buono e paziente, sono io che lo provoco etc.).

L'Innocente ha il terrore di essere abbandonato, perché all'abbandono seguirebbe la sua morte, quindi desidera soltanto restare al sicuro. La sua missione è integrarsi con l'Orfano e scoprire il discernimento, passare dalla fede incondizionata alla fiducia consapevole, comprendere che ci sono uomini che meritano fiducia, altri no; che lo stesso uomo su cui posso contare per affetto e sostegno emotivo, magari non è altrettanto affidabile per quanto riguardo un aiuto concreto per le faccende di casa e via dicendo.

L'Innocente insomma deve compiere una Grande Transazione dall'Unità originaria al mondo duale e poi di nuovo al Mondo Unitario attraverso una serie graduale di piccole reintegrazioni delle luci e delle ombre presenti in ogni situazione e in ogni essere umano. Paradossalmente potrà infatti riscoprire la gioia, la fiducia e l'ottimismo originari, se man mano diventerà disponibile ad accettare ed accogliere i limiti delle persone che ama e della realtà perfettamente imperfetta della dimensione in cui viviamo.

Archetipo

Come fa quindi l'Innocente ad imparare quando, a chi e a quali situazioni dare la propria fiducia senza restare intrappolato in una serie di delusioni senza fine? Alleandosi con L'Orfano!

L'Orfano è l'Archetipo che ci porta in dono realismo, indipendenza e consapevolezza di riuscire nella vita stando sulle nostre gambe. Questo Archetipo sperimenta la stessa delusione che sperimenta l'Innocente ma reagisce in modo diverso, cioè non negando ma subendo il dolore e, quando non è nella sua forma di luce, chiudendosi al mondo e agli altri, rifiutando ogni aiuto, sviluppando cinismo e diffidenza verso gli altri e verso l'esistenza.La missione dell'Orfano è accettare di chiedere aiuto, disporsi a rielaborare il dolore dopo averlo subito, allearsi con i propri pari e scoprire di avere in se stesso (e non in una fonte esterna ritenuta consciamente o inconsciamente più forte, come la madre, il maestro spirituale idealizzato, il fidanzato etc) le risorse per stare sulle proprie gambe.L'Innocente e L'Orfano, alleandosi, riusciranno a riaprirsi agli altri, alla vita e a se stessi acquistando la capacità di riconoscere quelle persone e quelle situazioni con le quali scambiare energia, mantenendo a distanza quelle in dissintonia con la propria natura.

Interessante a questo punto è fare un breve cenno anche all'Archetipo del Folle, il dodicesimo Archetipo, il figlio più piccolo ma in assoluto più magico e libero nato dal Matrimonio Alchemico fra l'Innocente e l'Orfano, che integra e trascende le lezioni degli altri undici recuperando gioia di vivere, libertà di espressione e piena creatività (… ed ecco che un orso solitamente bianco o marrone, viene immaginato punteggiato di pois!). Al Folle non sta a cuore nessun obiettivo particolare perché è l'Archetipo capace di rompere tutte le regole, l'ordine precostituito che senza questo atto di coraggio rischierebbe di diventare obsoleto, rigido, limitante e limitato; l'unico Archetipo davvero libero interiormente e, quando presente nella sua forma evoluta, l'unico in grado di celebrare e onorare se stesso, gli altri e la Vita così come sono.

La libertà del Folle non è altro che la libertà dai giudizi e dai condizionamenti familiari, socio-educativi e culturali – e, ancora più in profondità, religiosi – di cui siamo intrisi fin dalla nascita, che si afferma ogni volta in cui pensiamo, parliamo o agiamo in modo spontaneo e privo di maschere, manifestando con trasparenza totale la nostra vera natura.

In altre parole, il Folle non è che l'espressione più evoluta dell'Innocente, non a caso si tratta dei due Archetipi alla fine e al termine del Viaggio, ed è quella voce interiore che risponde sinceramente alla domanda: "quanto mi sento davvero libero/libera di essere me stesso/a nella mia vita? Quanto ho scelto liberamente professione, partner, città in cui vivere, amici, colleghi, passioni, e perfino idee, visioni e credenze, o quanto invece sento ancora in me un'influenza esterna che in qualche modo mi condiziona?", e ancora "quanto vivo la mia vita con gusto e con piacere? Quanto sorride il sole interiore che mi batte nel petto, e quanta gioia prova ogni mattina che apro gli occhi nel letto?".

Ad ognuno, la sua risposta, accompagnata da un monito che vale la pena tenere sempre a mente: ogni buon Viaggio inizia con un atto di onestà verso se stessi!

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Scritto da

Dott.ssa Barbara Bedini

Bibliografia

  • Barbara Bedini, L'ArtCounseling dell'Amore, Edizioni Dissensi
  • Carol Pearson, Risvegliare l'Eroe dentro di Noi, Edizioni Astrolabio
  • Carl Gustav Jung, Gli Archetipi dell'inconscio collettivo, Edizioni Bollati-Boringhieri

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