Il senso dell'io: la costruzione dell'identità

La costruzione dell’identità è un processo faticoso. Dal momento in cui nasciamo subiamo condizionamenti che ci portano a non essere più quello che siamo ma ciò che gli altri desiderano.

27 NOV 2013 · Tempo di lettura: min.
Il senso dell'io: la costruzione dell'identità
Il senso dell’io nasce dalla percezione di noi stessi, dalla percezione del nostro corpo, della nostra personalità, delle nostre opinioni, delle nostre cose ed è ciò che ci permette di distinguere noi dal resto del mondo. E’ fondamentale, per vivere bene mantenendosi in salute, fare esperienza di cosa sia questo “io”.

La creazione di un “io” è un processo. Costruirsi un’identità è un compito impegnativo, che richiede tempo ed energie. L’identità ingloba, infatti, sia la dimensione personale, sia quella relazionale e sociale. Posizionarsi nel mondo significa sentirsi all’interno di un sistema complesso di relazioni, di identificazioni e di appartenenze che spesso si modificano nel tempo.

"Costruire la propria identità significa anche affrontare dei paradossi: si è unici ma ci si specchia negli altri; si è autonomi ma si ricerca la stabilità dell’io nei riconoscimenti e nelle conferme altrui; si rivendica la propria autenticità pur recitando ruoli diversi e a volte si indossano, a scopo difensivo, dei falsi Sé."

La costruzione dell’identità è un lavoro che dura tutta la vita ed è un lavoro faticoso perché dal momento in cui nasciamo, subiamo molti condizionamenti che spesso ci portano a non essere più quello che siamo ma quello che gli altri pensano che noi dovremmo essere. Un famosissimo psicologo, C.G. Jung e i suoi allievi, raccontano che fin da piccoli capiamo velocemente quali comportamenti e caratteristiche ci fanno ottenere amore e quali ci fanno ottenere disapprovazione e cominciamo a caricare un invisibile sacco che portiamo sulle spalle, di tutte quelle caratteristiche che non ci fanno ottenere amore, negandole a noi stessi. Ma non è tutto qui, perché ciò che finisce nel sacco non resta semplicemente lì ma crea una reazione: tutto ciò che di noi non ci piace e cerchiamo di negare lo proiettiamo sugli altri, lo mettiamo addosso agli altri perché se rendiamo gli altri cattivi noi possiamo così sentirci buoni, se rendiamo gli altri egoisti noi possiamo sentirci altruisti, ecc

L’unica possibile soluzione è riappropriarci delle nostre parti “sganciate fuori” così da poterle, tenendole ben presente, trasformare. Tutto questo condizionamento diventa particolarmente pesante quando, oltre a conformarci agli standard sociali, cerchiamo anche di accontentare le persone che più ci sono vicine: familiari, amici, colleghi di lavoro. Pur di piacere e non essere criticati, impariamo la sottile arte del capire cosa ci si aspetta da noi e ci adeguiamo a queste aspettative.

 

"Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri.
Plasmiamo noi stessi per soddisfare le aspettative altrui.
L’Altro è colui che mi hanno insegnato a essere, ma che non sono io.
L’altro crede che sia obbligo degli uomini trascorrere la vita pensando al modo di accumulare denaro per non morire di fame da vecchi.
Tanto pensa e tanto progetta che, alla fine, scopre di essere vivo quando i suoi giorni sulla terra stanno volgendo al termine. Ma è troppo tardi. 

Come scriveva Alda Merini

… Io sono quello che chiunque di noi può essere,
se ascolterà il proprio cuore.
Uno che si meraviglia davanti al mistero della vita,
che è aperto ai miracoli, che prova gioia ed entusiasmo per ciò che fa.
Solo che l’Altro, per paura di deludere, non mi lasciava agire.
…. Esistono le sconfitte. Ma nessuno può sfuggirvi.
Perciò è meglio perdere alcuni combattimenti nella lotta per i propri sogni
che essere sconfitto senza neppure conoscere il motivo per cui stai lottando.
….. Quando l’ho scoperto mi sono svegliato deciso ad essere ciò che ho realmente sempre desiderato….

Pablo Coelho

Eppure, ci rendiamo bene conto di quanto tutto questo rinunciare a se stessi in realtà pesi sul nostro inconscio che è il nostro vero Essere e che si trova nel nostro profondo. Un primo problema è che ogni persona si aspetta da noi qualcosa di diverso e non possiamo contemporaneamente soddisfare tutti. Poi è vero che magari all’inizio tutto sembra facile, ma col tempo questi comportamenti posticci, queste maschere iniziano a pesare tantissimo. All’inizio si nega solo una piccola parte di sé, ma col tempo si può arrivare a negare tutta la propria stessa individualità con tutto ciò che ne consegue. Cominciamo a provare astio e dolore perché non ci sentiamo capiti e valorizzati, mentre chi ci sta intorno non ha la più pallida idea di cosa stia succedendo in quanto vede tutto scorrere normalmente. Si cominciano a prendere psicofarmaci per tenere sotto controllo ansia, depressione, angoscia ecc., coprendo così i sintomi di un malessere profondo che, se non riequilibrato, non ha ancora finito di causare guai.

La soluzione è ritrovare la propria vera individualità cominciando finalmente a vivere la vita secondo quelle che sono le nostre necessità e non più quelle altrui

Cercare e ritrovare la propria vera identità non è sempre così facile. Intanto bisogna mettere in conto che qualsiasi cosa cambiamo di noi stessi per essere più in linea con il nostro vero Essere sarà comunque un cambiamento che il nostro coniuge, i nostri figli, i nostri genitori, i nostri amici potrebbero non essere in grado di accettare da subito. Troppo abituati a vederci in un certo modo, si trovano spiazzati di fronte alla persona nuova che sta emergendo. E’ questa, più di ogni altra, la ragione per cui molti, dopo un primo timido tentativo di entrare in contatto con se stessi, decidono la via della soppressione del sintomo grazie alla scienza medica, senza cambiare nulla nella propria esistenza.

L’unico modo di risolvere la faccenda è quello, invece, di andare in profondità dentro noi stessi e imparare a conoscerci, imparare quali sono i nostri principi (che spesso tradiamo) e quindi le nostre debolezze, quali le nostre aspirazioni, quali i nostri reali bisogni, quali i nostri talenti che reclamano a gran voce di essere sviluppati e utilizzati. Certo non si può e non si deve fare tutto in una volta. Si può cominciare da semplici esercizi legati al momento presente. Quando vi allacciate le scarpe, osservate come le state allacciando e chiedetevi il perché. Forse potreste scoprire che invece vi piacerebbe portare le scarpe con un tipo di allaccio diverso o crearne uno del tutto personalizzato… o che sarebbe molto più nelle vostre corde un tipo di calzatura del tutto differente. Allo stesso modo ci si può osservare mentre si da il buongiorno e chiedersi perché lo diamo in quel modo. Lo facciamo perché ci arriva così dal profondo o perché quello è il modo “giusto”, “appropriato alla situazione”, “quello che ci si aspetta da noi”? Come vi piacerebbe dare il buongiorno? Questo è il processo del consapevolizzare i comportamenti automatici: diventare sempre più coscienti di come e cosa agiamo, analizzare se ci sono o meno congeniali e decidere eventualmente di cambiarli avvicinandoci a quello che è il nostro vero modo di essere.

Sempre Coelho scrive …ho scoperto che il senso della mia vita era quello che io avrei voluto darle. La vita, è un insieme di esperienze. E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il bene e il male, tutto insieme era il mondo. Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita. dal libro "Siddharta" di Hermann Hesse

Se lasciamo che queste esperienze ci trasformino, ci cambino, ci maturino diamo un senso a tutto…Perché mi sta accadendo questo? Cosa di me devo trasformare? Dove mi vuole portare? Individuare quelle che sono le nostre dinamiche che tendono a ripetersi è un buon punto di partenza. La vita, è un insieme di esperienze la cui meta è farci diventare noi stessi e il viaggio è ciò che ci permette di trovarci.

Il film Into the wild, narra la storia di un giovane benestante del West Virginia che, dopo la laurea, rinuncia alla propria eredità e abbandona la famiglia per intraprendere un viaggio di due anni attraverso gli Stati Uniti, fino a raggiungere l’Alaska, dove morirà dopo aver ingoiato per sbaglio dei semi avvelenati. Non è un eroe nichilista, ma un giovane tenace quanto sofferente, alla ricerca di se stesso attraverso la conoscenza romantica della natura incontaminata, lontana dagli eccessi del consumismo. Solitudine e natura selvaggia gli permettono di capire che la felicità non risiede nelle esperienze fini a se stesse, ma nella condivisione e nello scambio con l’altro. Lascerà infatti scritta la frase “la felicità è autentica solo se condivisa”.

Gli altri sono utili qualora capiamo che possono farci da specchio. Puntare il dito sull’altro ogni volta che abbiamo dei problemi è inutile. Utile è, domandarsi Cosa ho fatto io per arrivare a questa situazione? Cosa ci ho messo di mio in tutto questo? Per riprendere la metafora della vita come viaggio che ha il solo scopo di farci diventare ciò che siamo profondamente invito a leggere la poesia che segue.

"Itaca Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga fertile in avventure e in esperienze.I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere d'incontri se il pensiero resta alto e il sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo né nell'irato Nettuno incapperai se non li porti dentro se l'anima non te li mette contro. Devi augurarti che la strada sia lunga che i mattini d'estate siano tanti quando nei porti - finalmente e con che gioia - toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche aromi penetranti d'ogni sorta, più aromi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti. Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio metta piede sull'isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos'altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.·

Costantinos Kavafis, Cinquantacinque poesie, Einaudi, Torino.

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Scritto da

Dott.ssa Caterina Brunori

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