Il processo psicologico del divorzio

La separazione e il divorzio non sono eventi che si realizzano in tempi brevi. Essi comportano un vero proprio percorso, una successione di fasi, che permette alle persone implicate di elabo

15 FEB 2016 · Tempo di lettura: min.
Il processo psicologico del divorzio

La separazione e il divorzio non sono eventi che si realizzano in tempi brevi. Essi comportano un vero proprio percorso, una successione di fasi, che permette alle persone implicate di elaborare interiormente quanto sta accadendo o quanto accaduto, di ristrutturare le proprie relazioni e di raggiungere una nuova organizzazione familiare.

Diversi autori si sono interessati al processo psicologico del divorzio e ne hanno descritto la sua articolazione.

Il modello Kaslow

Ad esempio all'interno del modello di Kaslow possiamo individuare la relazione che esiste tra le emozioni provate e i comportamenti utilizzati dal partner nelle differenti fasi del processo separativo.

L'autrice prevede tre passaggi per il superamento della separazione coniugale: la fase dell'alienazione, precedenti alla separazione, la fase conflittuale durante la separazione e la fase riequilibratrice successiva alla separazione.

Secondo quest'autrice la maggior parte delle persone impiega circa due anni per portare a compimento questo percorso.

Le fasi del passaggio

La fase dell'alienazione coincide con la decisione dei coniugi di separarsi una volta constatata la loro incompatibilità. Questo momento è molto difficile sia per chi la prende la decisione sia per chi la subisce.

Generalmente per arrivare a compiere questa scelta occorre che si sviluppi tra i coniugi un senso di estraneità da ciò che precedentemente veniva percepito come appartenente all'esperienza del proprio sé. Il distacco emotivo e la delusione non vengono percepite riguardo a tutte le componenti della relazione: ad esempio ci si distacca dal partner a livello sessuale e non magari a livello affettivo e sociale. Questo procura una grossa destabilizzazione in quanto comporta rinunciare a qualcuno che rappresenta ancora per sé una fonte di sicurezza.

Questo è uno dei motivi per cui vi sono fasi dell'alienazione che possono durare anche molti anni.

Dal punto di vista psicologico la difficoltà per chi subisce la decisione della separazione è molto simile al lutto causato dalla morte di una persona cara.

La seconda fase chiamata conflittuale o legale nasce dall'esigenza di riorganizzare in modo concreto la propria vita. In questa fase la controversia viene spostata sul piano del diritto per risolvere questioni pratiche come ad esempio chi dovrà abitare nella casa coniugale, la frequentazione dei figli, il mantenimento dei figli eccetera. Durante queste trattative ci si può trovare davanti ad atteggiamenti che si collocano tra due estremi: quello di negare la separazione, limitando al minimo i cambiamenti, e quello di sciogliere ogni vincolo perché ciascuno possa ottenere il massimo beneficio nella contrattazione.

A livello emotivo psicologico questa fase è accompagnata da sentimenti che non favoriscono i partner nelle scelte che devono prendere a proposito della riorganizzazione della propria vita; in questo momento prevale il senso di perdita e la certezza che molti punti di riferimento verranno a mancare dopo la separazione. Così alla depressione può seguire l'aggressività, alla disperazione la rabbia e la confusione. L'ultima fase quella riequilibratrice si realizza attraverso la riorganizzazione sia individuale che delle relazioni familiari. Quanto più positivamente sono state superate le precedenti due fasi tanto più i membri della famiglia saranno in grado di sperimentarsi con fiducia in nuove possibilità.

In questa fase la prospettiva temporale è rivolta verso il futuro e non più al passato.

L'esito migliore di questa fase corrisponde al divorzio psichico ed è quando ciascun partner riacquista la capacità di progettazione di sé, di guardare al futuro attraverso adeguate scelte affettive e relazionali.

Il modello Emery

Un altro modello molto importante è quello proposto da Emery (1994) il quale sottolinea la dimensione della perdita legata al divorzio. Vi è anche qui una comparazione del divorzio a una situazione di lutto. Questo psicologo americano ha sviluppato un modello ciclico del lutto che passa attraverso le seguenti emozioni: amore, collera e tristezza.

Nella situazione specifica della separazione per amore si intende quel senso di nostalgia che può assalire l'individuo per essersi diviso da una persona cara e per l'inconscia speranza di tornarci insieme.

La collera invece è collegabile alla frustrazione e al risentimento, ma anche a stati emotivi ben più forti, come l'ira e una rabbia furibonda per la separazione stessa.

Infine la tristezza rappresenta una costellazione di sentimenti come il senso di solitudine, la depressione e la disperazione. Affinché il lutto possa avere il suo corso occorre che i coniugi abbiano la possibilità di sperimentare per un tempo adeguato tutte e tre le emozioni appena descritte; di fatto però ciò non accade sempre.

Può succedere che alcune persone rimangano "fissate" su una sola di queste emozioni. Alcune possono rimanere fissate sull'amore continuando a negare la realtà e continuando indefinitamente a sperare in una riconciliazione; altre invece rimangono fissate sulla collera e cercano di ottenere vendetta o rivendicano ad oltranza i propri diritti. Altre rimangono invece fissate sulla tristezza e si attribuiscono la colpa di tutti i fallimenti della famiglia diventando depressi.

È opportuno in questi casi che le persone si sblocchino completando il ciclo del lutto con le emozioni mancanti. Perché l'esperienza del lutto sia completa occorre che "si sentano tristi perché hanno perduto il loro matrimonio, si sentano in collera per tutto quello che è successo e tuttavia conservino ancora qualche tenero ricordo del passato e qualche rimpianto per quel che avrebbe potuto essere e non è stato" (Emery, 1994, pp. 54-5).

Il modello di Bohannan

Un ultimo modello interessante è quello di Bohannan (1970, 1973).

Questo autore vede il divorzio come un processo multidimensionale che attraversa sei dimensioni.

Una di queste è il divorzio genitoriale: riguarda l'assunzione di responsabilità nei confronti dei figli. Il divorzio mette fino al matrimonio ma non alla genitura. La legge permette di dividersi dal coniuge ma non dei propri figli. In questo senso il divorzio coinvolge l'intera famiglia in una necessaria rinegoziazione delle relazioni.

Un punto nodale, per una buona soluzione, è che i genitori comunichino congiuntamente ai figli la loro decisione di separarsi assumendosene la piena responsabilità in modo che in nessuno dei figli possano ingenerarsi sensi di colpa.

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Scritto da

Dott.ssa Iolanda Gaeta

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