Diventare padri

Una disamina dei cambiamenti socioculturali della figura paterna e dei loro effetti sullo sviluppo psicologico del bambino attraverso la lettura di due testi molto distanti tra loro.

16 FEB 2022 · Tempo di lettura: min.
Diventare padri

"Carissimo padre, di recente mi hai domandato perché mai sostengo di avere paura di te. Come al solito, non ho saputo risponderti niente, in parte proprio per la paura che ho di te, in parte perché questa paura si fonda su una quantità tale di dettagli che parlando non saprei coordinarli neppure passabilmente. E se anche tento di risponderti per iscritto, il mio tentativo sarà necessariamente assai incompleto, sia perché anche nello scrivere mi sono d'ostacolo la paura che ho di te e le sue conseguenze, sia perché la vastità del materiale supera di gran lunga la mia memoria e il mio intelletto."

La Lettera al padre di Franz Kafka è un testo autobiografico mai recapitato al genitore, strutturato come un atto di accusa contro il padre e l'educazione autoritaria da lui ricevuta.

Fino a qualche generazione fa infatti, il padre accentrava su di sé l'autorità, la legge, la disciplina, mentre era la madre a dominare incontrastata nel mondo degli affetti e delle cure quotidiane. Quella del padre era una figura tanto presente e temuta interiormente quanto assente fisicamente. La cura del padre verso i figli in gran parte infatti si riteneva realizzata nell'assicurare loro un benessere di tipo fisico, economico.

Era un padre lontano, dedito al lavoro, che entrava in scena solo quando il bambino aveva già acquisito la prima "competenza sociale", il linguaggio, per immetterlo nel mondo e impartirgli le regole del vivere sociale. Il padre forniva la direzione, la madre attendeva a casa, Penelope relegata al tempo circolare dei riti domestici.

Oggi la divisione dei ruoli non è più così netta. Dopo la rivoluzione generazionale del 68, che ha messo in crisi l'autoritarismo sia nella famiglia sia nelle istituzioni, il vecchio modello del padre autoritario, del capofamiglia che detta le regole ed esige obbedienza e ordine, risulta ormai inutilizzabile. Da tempo sta emergendo una nuova figura di padre, una figura meno distante, che entra in scena da subito e che offre al bambino e alla compagna un'esperienza rassicurante di protezione e contenimento. Ai nuovi padri infatti corrispondono nuove madri, che reclamano una maggiore presenza dell'uomo con i figli, che investono in campo lavorativo e perseguono nuovi obiettivi di vita, non più rassegnate al ruolo di madre come unica ragione della loro vita.

Se prima l'assenza del padre nella cura della prole affondava le proprie radici in un'esigenza quasi fobica di differenziazione dal femminile, oggi l'uomo si dimostra più in grado di accettare e utilizzare le componenti femminili della propria identità, come la tenerezza. A questo cambiamento ha contribuito una diversa concezione del neonato e del suo sviluppo. Una volta la maturazione si attribuiva a forze naturali e veniva dato poco peso agli aspetti affettivi della relazione genitori-figli, figli che infatti nelle famiglie facoltose venivano dati a balia. In seguito, il riconoscimento della complessità emotiva del neonato e dell'influenza delle relazioni affettive sul suo sviluppo (esempio del linguaggio Renè Spitz), portarono aduna maggiore attenzione e partecipazione genitoriale. Le citazioni che seguiranno le ho tratte dal libro di Matteo Bussola "Notti in bianco, baci a colazione":

"Mentre i figli imparano la vita, tu impari ad essere padre, cioè impari la tua seconda vita. Che vuol dire smettere di essere e cominciare ad esserci, sapere che quel che c'è passerà presto, riuscire a cogliere la fortuna di quel sorriso tutto per te anche quando sei stanco, la bellezza di quel gioco anche se sei nervoso, la meraviglia di quei sedici chili che vogliono dormire solo addosso al tuo sterno anche quando sei devastato dalla stanchezza e daresti di tutto per dormire a pancia sotto. Ma quando lo spettacolo si sarà spostato su altri palcoscenici in cui non potrai essere presente, quando non sarai più in prima fila ma fuori dalla porta, dormirai apposta sulla schiena solo per ricordare."

Il passaggio da un ruolo sociale del padre ad un ruolo affettivo è evidente anche nelle motivazioni alla base della paternità. In un passato ancora recente, l'uomo voleva un figlio per garantire la discendenza, per acquisire il ruolo di "padre di famiglia", e anche per confermare la propria virilità. Oggi invece il desiderio di paternità è più legato a sentimenti, sogni, fantasie spesso inconsci. E' questo che trasforma la paternità in una nuova passione dell'uomo di oggi: il sogno di un figlio è più legato agli aspetti interiori della propria identità, affettivi, che non agli aspetti sociali. Il figlio che l'uomo desidera generare, è anche figlio del suo narcisismo: a volte è un bambino immaginato come la parte migliore di sè, ciò che si sarebbe voluto essere e non si è stati, un bambino al quale dare tutto ciò che si avrebbe voluto e che non si è avuto, a livello di oggetti, di presenza, di sollecitazioni e di controllo. In quest'ottica la famiglia smette di essere un'istituzione educativa e propedeutica alla formazione del futuro cittadino per divenire un laboratorio privato finalizzato alla realizzazione delle proprie aspettative e allo sviluppo armonioso del figlio, idolo domestico da proteggere e far crescere il più felice possibile. In questo modo, fornendogli tutto, prima ancora che domanda sia formulata, si priva però il proprio figlio della possibilità di desiderare e conseguentemente di pensare; immaginare ciò che si vorrebbe e mentalizzare le emozioni correlate all'attesa sono strumenti alla base della formazione del pensiero che preparano i bambini alle sfide future.

"-Mi copri? – ha detto Ginevra

-Certo- ho detto- rimettiti giù

-Sai cosa ho sognato papà?- mi ha detto mentre appoggiava la testa sul cuscino

-Cosa?-

-Che eravamo al mare e tu non mi sgridavi più-

-Ginevra, io ti sgrido quando fai la cattiva, come ieri. Non mi diverto mica a sgridarti, sai?-

C'è stato un silenzio di qualche secondo, che il buio ha fatto sembrare più lungo

Papà- ha detto

Dimmi- ho detto

Quando la mamma mi sgrida certe volte ho un po' paura. Tu invece lo so che non mi fai niente-

Ma non è vero!- ho detto, cercando di recuperare un minimo di autorità paterna

A te ti viene sempre da ridere-

Mi viene da ridere perché sei una buffina

Papà-

Che c'è?-

Stai ridendo vero?-"

Se l'avvicinamento affettivo è senz'altro positivo e per fortuna si incontrano sempre meno figure di padri autoritarie, distanti e irraggiungibili, purtroppo si incontrano anche sempre meno padri autorevoli, maestri di vita che equilibrino il peso dell'influenza materna nello sviluppo del bambino.

Il padre è fin da subito per il neonato l'elemento terzo presente nella mente e nella parola della madre che fa sì che il legame tra i due sia insaturo e aperto ad altro al di là di sé. Il famoso mito di Edipo introduce proprio l'idea del tre, più come funzione separativa che come persona in carne ed ossa; l'importante infatti è, nel caso di madri sole, che esista qualcuno o qualcosa (anche una attività lavorativa o il coltivare rapporti sociali) che rompa la fusione, che instilli nel bambino l'idea che la madre desideri anche altro oltre a lui.

Con l'alibi di essergli amico, coetaneo, alleato e di non nuocergli in alcun modo il padre condanna il figlio alla solitudine, la più terribile, quella di non avere nemmeno un nemico, cioè qualcuno di reale su cui far defluire l'odio, l'aggressività, il senso di rivalità. In questo modo diviene difficile definire i limiti della propria identità e crescere.

Il padre infatti, se si prende la responsabilità di mantenere distinti i posti nelle generazioni, spalanca al bambino la promessa di un altrove, di un futuro possibile in quanto adulto.

Se la madre è legame fisico primordiale, legame di pancia, il padre è legame di testa (Zeus), ponte tra bambino e società. A volte però il papà di oggi si trasforma in una seconda mamma abdicando al suo ruolo di regolare e indirizzare la crescita del figlio ed esasperando gli aspetti materni meno positivi, come l'iperprotezione, l'apprensione e l'ansia.

Perché un uomo possa occuparsi al meglio del proprio figlio non è necessario che si sovrapponga o entri in competizione con la madre, può avere col figlio quel contatto corporeo da cui tradizionalmente era escluso e contemporaneamente portare avanti la sua funzione paterna di "paletto" tra madre e figlio. Se il padre non nutre dentro di sé la fantasia di sostituirsi alla madre, di essere come lei o meglio di lei, può occuparsi del bambino rimanendo quello che è: un uomo e un padre, gli stessi gesti, cullarlo, cambiarlo, consolarlo, saranno solo apparentemente allora gli stessi, perché compiuti da una posizione diversa da quella materna e con uno stile diverso, meno avvolgente, più scherzoso e irriverente. D'altronde la differenza preziosa tra i ruolipaterno e materno è percepita anche dal bambino fin dalle prime settimane di vita: l'uomo non sa di latte, ha una pelle più ruvida , una muscolatura più forte, una voce più profonda. Offre quindi al neonato un ventaglio di sensazioni fisiche nettamente diverse.

Dopo aver analizzato il divenire del ruolo del padre da un punto di vista storico e sociale, vorrei soffermarmi sul diventare padre seguendo la diacronia dell'evento biologico, a partire dalla gravidanza.

"Quel che le madri non sospettano è che quando i padri si alzano alle tre di notte per coccolare i figli non è per fare i gentili, né per lasciarle dormire. E' solo per recuperare il senso. Respirare, stringere, stare a godersi quel che c'è. Sentirsi più vicini ad una cosa che in fondo non hanno mai avuto e mai avranno. Perché quello che le donne non dicono non è niente in confronto con quello che gli uomini non sanno"

Durante la gravidanza l'uomo di oggi è più capace di partecipare alla felicità, alla soddisfazione e al mistero che la donna sente per il bambino che cresce dentro di lei, ma anche alle sue ansie e alle sue preoccupazioni. La accompagna dal ginecologo, al corso preparto, partecipa alla scelta del corredino. Fino a poco tempo fa invece l'uomo addirittura non parlava di questo evento, come se la cosa non lo riguardasse, almeno fino alla nascita.

Anche la continuità dei rapporti sessuali durante la gravidanza aiuta a far sentire l'uomo più partecipe dell'esperienza e che il corpo della donna non appartiene solo al bambino, che la madre non ha oscurato la donna. Infatti è il sentimento di esclusione dal legame segreto tra madre e figlio che può creare inquietudini nell'uomo, che può fargli esperire vissuti di esclusione, gelosia, invidia e rivalità difficili da accettare consapevolmente perché visti come una sorta di vergognosa e destabilizzante regressione infantile, proprio nel momento in cui la paternità dovrebbe fornirgli la solidità di una identità più piena.

"Era il gennaio del 2007, era un sabato come oggi, il cielo era basso e pieno di nuvole. Ero in ospedale, guardavo i dottori passare, le vestaglie, le macchinette del caffè, e il fatto di diventare padre per la prima volta mi faceva sentire come non fossi io, quasi assistessi alla vita di un altro. Era sera, ero nella sala d'aspetto e non vedevo nessuno fumare. Nei film fumano sempre, pensavo, io invece no. Anche questo contribuiva a farmi percepire tutta la scena in maniera irreale, al rallentatore, attraverso un filtro. Quel filtro ero io. Era la vecchia concezione di me stesso, la mia vecchia vita, la mia vecchia idea di tutto, tutto ciò che stava per cambiare e che io sentivo incombere su di me come quelle nuvole increspate e gonfie."

Mentre una volta voler essere vicini alla moglie nel momento del parto era ritenuta un'intrusione imbarazzante, oggi si è creato il problema opposto; molti padri sono indotti ad affrontare questa esperienza per non essere diversi dagli altri o per il timore di deludere o offendere la moglie, l'assenza in sala parto tuttavia non è segno di scarso coinvolgimento, al contrario può essere proprio l'opposto. Certo è positivo che il padre abbia la possibilità di assistere alla nascita del figlio, ma dovrebbe essere una scelta libera perché, benchè si giudichi positiva questa esperienza, emozioni tanto intense possono avere effetti che turbano la vita di coppia e interferiscono con la ripresa della sessualità, togliendole aspetti ludici e di gioco. La nascita è un evento carico.

"Paola e io ci amiamo nei ritagli, negli angoli e in quel che rimane di tutto il resto. Ci corteggiamo di striscio nei corridoi, ci incrociamo adolescenti tra la porta del soggiorno e quella della camera e io vorrei abbracciarla ma lei ha sempre in mano una tazza di thè piena fino all'orlo. Perché la coppia è sì la base di una famiglia, ma come tutte le fondamenta resta spesso sepolta e non la vedi."

Dopo il puerperio, la storia d'amore interrotta dalla brusca cesura del parto, può ricominciare di nuovo, se l'uomo si impegna a sedurre di nuovo la propria donna, proprio nel senso letterale del termine, riconducendola a sé come durante il primo corteggiamento.

Dopo il parto la coppia deve sapersi ricostituire per mantenere vivo un amore che sembra usurpato dal nuovo venuto. E' infatti importante anche per il bambino che una madre sia non tutta madre ma anche moglie. Quando nella coppia ci sono problemi irrisolti, può succedere che la donna affidi al figlio il compito di allontanare il marito, chiudendosi in un legame esclusivo con lui, e che il padre ceda ben volentieri il posto nel lettone andando a dormire nella stanza del figlio, o si immerga totalmente nelle proprie attività lavorative.

"Ti prometto fin d'ora che se vorrai fare i fumetti farai i fumetti e se vorrai suonare l'arpa suonerai l'arpa e che né io né tua madre cercheremo mai di sviarti su qualcosa che ci somigli e basta. Sarà sempre e solo la cosa che vorrai. Tu in cambio dovrai metterci tutto quel che hai."

È normale e sano che sorgano dubbi e interrogativi sulla capacità di essere un buon padre, interrogativi che portano a riflettere su se stessi e sulla propria vita, a partire dall'infanzia e dal rapporto con i propri genitori. Il rischio non è dunque costituito dalle insicurezze ma bensì dalle certezze, ad esempio di poter risolvere proprie questioni irrisolte tramite i figli, farmaci involontari di ferite aperte. Il trasferimento è un travaso diretto, che spesso funziona per opposizione e compensazione:"non lo sfiorerò con un dito", "avrà tutto ciò che non ho avuto". La trasmissione è una eredità indiretta, filtrata attraverso una elaborazione, un aver fatto i conti con la propria storia e l'aver accettato una distanza da parte di chi verrà dopo, il suo poter dire di no.

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Scritto da

Dottoressa Teresa Poli

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Bibliografia

  • M. Bussola, "Notti in bianco, baci a colazione", Einuaudi 2016
  • T. B. Brazelton "Il bambino da 0 a 3 anni" 2005
  • F. Dolto "I problemi dei bambini" 2005
  • F. Dolto "Come crescere un bambino felice"2004
  • F. Dolto "Seminario di psicoanalisi infantile" 1982
  • A. Freud "Normalità e patologia nel bambino" 1998
  • F. Kafka, "Lettera al padre", Feltrinelli 2009
  • J. Lacan "I complessi familiari" 2005
  • J.Lacan "Seminario libro IV, La relazione d'oggetto" 1956-1957
  • E. Quagliata "Essere genitori" 2010
  • E. Quagliata "Fratelli e gemelli" 2010
  • M. Rufo "Le bugie vere" 2005
  • S. Thiella "Domande di genitori" 2009
  • S. Vegetti Finzi "I bambini sono cambiati" 2011

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