Il nuovo ruolo del papà
Oggi il papà ha un ruolo molto più attivo nella crescita dei figli rispetto a un tempo. La famiglia oggi è considerata una triade in le relazioni tra madre, padre e bambino sono fondamentali
I teorici della psicologia scientifica fin dagli albori si sono concentrati sulla relazione tra madre e bambino, focalizzando l'attenzione sulla funzione materna di accudimento e riconoscendo al padre un ruolo sostanzialmente secondario, di sostegno alla maternità e di artefice delle regole.
Il padre per lungo tempo è rimasto sullo sfondo, una figura spesso assente nel percorso di crescita dei figli e il cui ruolo educativo si giocava perlopiù attraverso le punizioni (tutti ricordiamo la tipica frase materna: "Se non la smetti chiamo tuo padre!"). I bambini avevano paura del papà che, con le sue sgridate e castighi, suscitava sensi di colpa e, spesso, lontananza affettiva. È solo da qualche decennio che l'attenzione si è spostata dalla diade madre-bambino alla triade madre-bambino-padre, tanto che oggi il papà è un vero e proprio protagonista della relazione con il figlio, al pari della madre.
Questo cambiamento si è reso possibile perché c'è stata una modifica della struttura familiare. Il papà non è più l'unico referente economico per la famiglia ed è diventato un secondo punto di riferimento affettivo per i figli.
I cambiamenti, però, non sono solo di livello culturale, ma anche nell'attenzione psicologica. La consapevolezza nel mondo scientifico dell'importanza della figura paterna nello sviluppo cognitivo e affettivo dei bambini è cresciuta. Si pensi, per esempio, non solo all'attribuzione del diritto al congedo parentale, ma anche alla scoperta di una forma di depressione post-partum al maschile.
Esiste oggi, infatti, la ricerca, da parte dei padri, di una soddisfazione psicologica nell'essere presenti nella vita dei figli, di un modo propriamente "paterno" per aiutarli a crescere, che esuli dal ruolo normativo.
Non solo, infatti, è sempre più possibile vedere papà presenti fin dalla nascita (allattano col biberon, cambiano il pannolino), ma sono sempre di più i padri che chiedono consultazioni psicologiche per essere aiutati nella gestione dei figli. Un tempo chi chiamava lo psicologo o il pediatra era la madre, spesso preoccupata per i figli che non volevano andare a scuola, che si chiudevano in camera o si rifiutavano di mangiare. Oggi questa sensibilità è espressa anche dal padre e non è raro che sia proprio il papà a chiedere aiuto.
La famiglia oggi è vista dalla psicologia come un sistema, in cui tutti i membri sono importanti, dove le reazioni di uno influenzano quelle dell'altro in maniera circolare, in cui il padre è una figura unica e preziosa, che ha il potere di influenzare il benessere del figlio sia con la sua presenza sia con la sua assenza.
Per i figli, infatti, è rassicurante avere accanto a sé un secondo genitore, oltre alla mamma, capace di ascoltarli e guidarli. Se, infatti, l'amore della madre appare quasi scontato, quello del padre è motivo di conquista e di orgoglio. Oggi il papà non vive più di luce riflessa, ma splende di luce propria e può permettersi non solo di esserci, ma di regalare del tempo di qualità, necessario per esserci davvero.
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