I bambini di oggi sono più intelligenti?

Indipendentemente dai risultati contrastanti, sembra abbastanza chiaro che il livello di intelligenza dei bambini sia legato più a condizioni ambientali che a questioni evolutive o genetiche

5 DIC 2018 · Tempo di lettura: min.
Photo by Robert Collins on Unsplash

«Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori», Fabrizio Caramagna.

Attualmente, è possibile vedere bambini di pochi anni utilizzare tablet, smartphone e computer con estrema disinvoltura. Questa capacità affascina molti genitori e nonni che, al contrario, fanno più fatica a utilizzare la nuova tecnologia. Da questo stupore, nasce l’idea secondo cui i bambini di oggi sarebbero più intelligenti di quelli delle scorse generazioni.

È davvero così?

Innanzitutto, è bene ricordare che l’ambiente e il momento storico in cui si cresce ha una grande influenza sulle capacità di eseguire o meno un’attività. Anche i genitori cresciuti negli anni ’60 hanno dovuto imparare a maneggiare strumenti o tecnologia sconosciuta alla generazione precedente. La capacità di usare i moderni apparati elettronici, dunque, è semplicemente un’attività normale del nostro tempo.

Eppure, la teoria secondo cui i bambini attualmente sarebbero più intelligenti di quelli delle generazioni passate, si basa anche sul cosiddetto “effetto Flynn”. Secondo lo scienziato che l’ha teorizzato, James Flynn, il quoziente intellettivo aumenta con il passare degli anni. Ogni 25 anni, infatti, i test per la misurazione del QI vengono aggiornati e resi più difficili. Nonostante ciò, i risultati restano costanti. Ciò vuol dire che se attualmente una persona dovesse eseguire un test di 50 anni fa probabilmente i suoi risultati sarebbero ancora più alti.

Il quotidiano spagnolo El País ha riportato risultati simili presentati da uno studio dei ricercatori Roberto Colom, dell’Universidad Autónoma di Madrid, Josep María Lluis-Font e Antonio Andrés Pueyo, dell’Universidad di Barcelona.

Questi studiosi hanno proposto due possibilità per spiegare l’aumento del quoziente intellettuale. La prima riguarda un miglioramento dell’alimentazione, dell’igiene e dell’assistenza sanitaria dei bambini. La seconda, invece, riguarderebbe una maggiore stimolazione cognitiva dei più piccoli. Secondo le conclusioni della ricerca, soprattutto il primo elemento giocherebbe un ruolo fondamentale nell’aumento del livello del QI. Anche il secondo fattore, però, spiegherebbe questo risultato, in quanto attualmente i bambini avrebbero più stimoli e un’educazione più varia e di maggior qualità.

Non tutti però la pensano così. C’è chi, come Edward Dutton, ricercatore presso l’IUlster Institute for Social Research (Regno Unito), parla del cosiddetto “effetto Flynn negativo”. Secondo questo ricercatore, infatti, fino a metà degli anni ’90 il quoziente intellettivo è aumentato ma, da quel momento, è iniziato a diminuire. Il motivo? Secondo uno studio norvegese, eseguito da Bernt Bratsberg e Ole Rogeberg, che ha confirmato questa diminuzione del QI, i motivi sarebbero ambientali e causati, ad esempio, a un peggior sistema scolastico o al troppo utilizzo delle nuove tecnologie.

Indipendentemente dai risultati contrastanti delle ultime ricerche, sembra abbastanza chiaro che il livello di intelligenza dei bambini sia legato più a condizioni ambientali che a questioni evolutive o genetiche. La famiglia in cui si crescono, l’educazione ricevuta, ma anche l’alimentazione sono variabili che hanno un forte impatto sullo sviluppo delle capacità dei bambini. Sicuramente questo è un dato da cui partire per aiutare i più piccoli a sviluppare al meglio le loro abilità, indipendentemente dal loro quoziente intellettivo.

 Articolo rivisto e corretto dal dottor Giuseppe Ciriello   

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