Emdr come trattamento nell'abuso infantile: Valutazione dell'efficacia dell'intervento
L'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è un approccio empiricamente supportato sviluppato da Francine Shapiro nel 1990, utilizzato prettamente per rievocare delle memorie traumatiche che hanno contribuito all'emergenza di una psicopatologia nel/nella paziente.

L'elaborazione di un evento universalmente riconosciuto come un trauma può essere estremamente difficile da integrare nel proprio Sé e nella propria storia, e richiede al cervello uno sforzo impegnativo e prolungato. L'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è un approccio empiricamente supportato sviluppato da Francine Shapiro nel 1990, utilizzato prettamente per rievocare delle memorie traumatiche che hanno contribuito all'emergenza di una psicopatologia nel/nella paziente.
Cos’è l’EMDR?
La tecnica consiste in una stimolazione bilaterale oculare o uditiva che viene effettuata dal/dalla terapeuta, e che deve essere affiancata da un percorso psicoterapeutico. Il conseguente "reprocessing" implica una rielaborazione dei ricordi, grazie alla quale è possibile affrontare ogni aspetto legato all'esperienza traumatica (Shapiro, 2001).
L'EMDR è un approccio integrato che prende in considerazione la componente cognitiva, comprese le cognizioni negative su di sé, ma anche emotiva e somato-sensoriale legate al trauma (ibidem).I traumi possono avere un'origine relazionale, ad esempio una relazione fallimentare con una figura di attaccamento, oppure possono concernere incidenti, lutti o disastri naturali. Molti traumi trovano un'origine in abusi accaduti in età infantile, epoca in cui il/la minore, ancora dipendente da figure adulte, presenta una vulnerabilità elevata.
Emdr per curare il trauma degli abusi sui minori
Secondo l'OMS (2002), l'abuso sui minori riguarda atti attivi, come lesioni o reati sessuali, e omissivi, come cure insufficienti o abbandono. L' abuso si presenta di fatto come un atto di violenza che viola la dignità e l'integrità del/della minore, causando danni emotivi e psicologici profondi che possono avere gravi ripercussioni sulla psiche del bambino (Montecchi, 2005).
Le esperienze traumatiche possono avere effetti duraturi sulla memoria, causando vuoti mnemonici, ricordi distorti o incompleti che possono riemergere alla memoria tramite flashback intrusivi, ansia o incubi. In alcuni casi, tali circostanze possono contribuire allo sviluppo di una vera e propria sindrome da stress post-traumatico, che porta a una continua riviviscenza angosciante dell'evento traumatico. Avvengono, di fatto, profondi cambiamenti a livello dell'attivazione neuropsicologica, senonché nel funzionamento di determinate strutture cerebrali e apparato neuroendocrino. La compromissione si estende anche nelle aree dell'autostima, della sessualità e nelle relazioni interpersonali (Malacrea, 2005).
Ultimamente, l'efficacia dell'EMDR per il trattamento del Disturbo post-traumatico da stress è stata fortemente approvata dalla letteratura internazionale (Shapiro & Solomon, 2017). Bicanic et al., (2015) suggeriscono che un trattamento basato su evidenze scientifiche e che sia mirato al trauma, porti a un miglioramento in pazienti che sviluppano una sintomatologia da PTSD dopo l'esposizione ad un singolo evento, ma anche in caso di cronicità.La procedura per il protocollo standard per questa tecnica prevede che il/la paziente debba ricevere una stimolazione sensoriale bilaterale (movimento delle dita del terapeuta, stimolazione tattile o uditiva); successivamente, verrà chiesto di focalizzare l'attenzione su una delle immagini più disturbanti dell'esperienza traumatica.
La rielaborazione del trauma può considerarsi conclusa nel momento in cui le memorie legate ad un determinato vissuto non susciteranno più disagio sul piano emotivo e somatico. I risultati indicano che l'attivazione di certi pattern cerebrali durante i rapidi movimenti degli occhi possa favorire una diminuzione dei sintomi derivanti dai traumi, permettendo ai pazienti di affrontare e superare gli eventi traumatici attraverso un processo cognitivo. (Pagani et al., 2012). Il/la terapeuta mira, inoltre, a lavorare con il/la paziente affinché si possa generare una rivalutazione di sé in termini di crescita rispetto all'esperienza traumatica (Shapiro, 2001).
Le informazioni pubblicate da GuidaPsicologi.it non sostituiscono in nessun caso la relazione tra paziente e professionista. GuidaPsicologi.it non fa apologia di nessun trattamento specifico, prodotto commerciale o servizio.
PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ