Essere genitori e l'assenza della figura paterna

Nel corso degli ultimi anni, il ruolo genitoriale si è radicalmente modificato, tanto da venirsi a creare una situazione per cui, spesso, i giovani si trovano a crescere senza la figura pate

24 MAR 2015 · Tempo di lettura: min.
Essere genitori e l'assenza della figura paterna

Nel corso degli ultimi anni, il ruolo genitoriale si è radicalmente modificato, tanto da venirsi a creare una situazione per cui, spesso, i giovani si trovano a crescere senza la figura paterna.

In seguito alle varie modificazioni sociali, come suggerito da Andolfi (2001), i padri, nelle ultime decadi, si sono trovati a dover modificare la loro funzione genitoriale, abbandonando la posizione di padre provider protector, senza però, e qui risiede la centralità del problema, aver prima trovato una modalità nuova per svolgere il proprio ruolo. In passato, i padri erano visti come figure assenti fisicamente, perché spesso impegnati nel lavoro, ma presenti nella mente dei figli e di tutta la famiglia, perché a loro spettava la funzione normativa.

Oggi gli uomini, abbandonato quell'aspetto, e senza più modelli di riferimento, si rifugiano in un ruolo amichevole/materno oppure, nella difficoltà di assumere una funzione, escono totalmente dalla famiglia, trascorrendo la maggior parte della giornata fuori di casa e abdicando il proprio ruolo in favore delle madri. Oggi, in seguito ai mutamenti sociali degli ultimi anni, i figli vengono sempre più affidati, ad asili nido che, sebbene consentano ai bambini di crescere in maniera altamente adeguata, per quanto riguarda il buon funzionamento sociale, non possono andare a compensare tutte quelle funzioni svolte dai genitori per quanto concerne lo sviluppo emotivo e inerente la propria identità.

Ciò emerge, d'altronde, in maniera palese, prendendo in esame, la teoria dell'attaccamento di Bowlby secondo il quale, fin dalla nascita, il bambino instaura con le figure di attaccamento, principalmente la madre, un legame che andrà poi a influenzare le sue modalità relazionali future, per mezzo dei MOI (Modelli Operativi Interni) che si vengono a creare. Sebbene il legame di attaccamento privilegiato sia quello tra madre e bambino, non va dimenticata l'importanza della figura paterna visto che questa può andare a "compensare" ipotetiche mancanze materne (modello compensativo) o influire sulle modalità della stessa di relazionarsi al bambino (modello del meccanismo protettivo) (Andolfi 2001).

Non bisogna dimenticare il ruolo del padre

La centralità del padre emerge però, in maniera forte, nel momento in cui questi è chiamato a sancire la conclusione proprio del legame simbiotico md-b, così che il figlio possa gradualmente sperimentarsi nell'interazione con un altro diverso dalla madre, elemento essenziale per le relazioni future.

In tal senso è importante osservare come Lacan individui tre tempi fondamentali dell'Edipo: il tempo dell'illusione fallica, il tempo dell'apparizione traumatica della parola del padre e la tappa "feconda".

Il tempo dell'illusione fallica, è quello in cui vi è una seduzione reciproca madre-bambino, per cui quest'ultimo si pone come colui che colmerà la mancanza della madre mentre questa lo vorrà divorare, fagocitare e renderlo identico a sé, così da eleggerlo oggetto in grado di colmare la sua mancanza. Tale illusione, come si osserva, ha tutti i caratteri dell'incesto poiché annulla la differenza tra i due. Nella seconda tappa, quella dell'apparizione traumatica della parola del padre, questi risveglia la coppia madre-bambino dal loro delirio incestuoso. Nella terza fase, la funzione del padre consiste nel fornire al bambino un modello in cui identificarsi, ma questa volta su un piano simbolico. Il padre risarcisce il sacrificio pulsionale del bambino con un dono simbolico: dandogli la possibilità di desiderare.

Il modello identificativo è fondamentale

Come si osserva, secondo Lacan, il padre non esaurisce il proprio compito nella funzione normativa, che separa la massa simbiotica madre-bambino, ma ha un compito fondamentale nel fornirgli un modello identificativo su cui basarsi per crescere.

È proprio questa la funzione che sembra essere venuta meno nel corso della trasformazione avvenuta nella seconda metà del secolo scorso, per cui i padri d'oggi, sembrano essere cresciuti senza un modello in cui identificarsi, così da non essere in grado di adempiere il proprio ruolo. Ciò che d'altronde risulta essenziale, è considerare come, sempre secondo Lacan, ciò che fornisce al padre la giusta autorità alla propria parola è proprio la madre che, in base al modo in cui parlerà ai suoi figli del padre, renderà o meno autorevole la "parola paterna" che quindi vive in strettissima relazione con quella della madre (Recalcati 2011).

Come osservato spesso in terapia, le varie problematiche infantili, sembrano ruotare intorno ad un'assenza genitoriale che, oltre che per motivi fisici, sembra potersi riconnettere a dinamiche intergenerazionali di cui i vari familiari non sembrano essere consapevoli.

Se però nell'infanzia l'assenza paterna sembra poter "essere compensata" dalla presenza materna, è con l'adolescenza che il quadro sopra descritto, porta a conseguenze importanti, che si originano proprio in queste prime fasi dello sviluppo, e che oggi è possibile vedere in vari spaccati della via moderna.

Nel corso dell'adolescenza, il compito fondamentale della famiglia è di ristrutturarsi intorno a mutamenti che riguardano l'intero nucleo ma che sembrano avere origine dall'uscita del figlio dal mondo infantile e dal suo iniziare a instaurare relazioni affettive con figure esterne alla famiglia (Scabini, Cigoli 2000).

L'importanza del padre nell'adolescenza

È essenziale però, considerare che le modalità con cui il giovane riuscirà ad abbandonare la "base sicura" familiare, dipendono proprio da quei MOI strutturatisi anni prima e dalla possibilità o meno di aver reciso un legame simbiotico e di esclusività con la madre. Come suggerito da Andreoli (Andolfi, Mascellani 2010), l'adolescenza è un periodo della vita caratterizzata da una profonda crisi, conseguenza dei vari mutamenti che investono l'adolescente sul piano emotivo, somatico e relazionale.

Di fronte ad una crisi così globale, che riveste il suo intero mondo, il giovane prova spesso sentimenti di ansia, paura, angoscia, tristezza ecc. ecc. che, per essere superati, richiedono di essere contenuti da una figura forte e in grado di trasmettere sicurezza, ma che oggi sembra però essere assente: il padre.

Sempre più spesso i ragazzi d'oggi si trovano quindi ad affrontare tale fase della loro crescita senza poter contare su qualcuno su cui proiettare e al quale affidare tutti gli stati emotivi connessi a tale momento del ciclo di vita così che, per affrontarlo, si trovano a mettere in atto due meccanismi di difesa differenti: la fuga e l'attacco.

Secondo quanto detto, è quindi più comprensibile perché nel corso degli ultimi anni ci si trovi di fronte al fiorire di fenomeni quali la sindrome da ritiro sociale (Hikikomori), un aumento di stati depressivi e ansiosi nell'adolescenza, abuso di sostanze e comportamenti a rischio di vario tipo e atti di bullismo.

Come dicevamo, la fuga è quindi uno dei meccanismi di difesa messi in atto per contrastare quel senso di malessere provato in adolescenza; fuga che sempre più spesso diviene in se stessi, tanto da rompere ogni legame con l'esterno e con l'altro, se non per quanto riguarda una realtà virtuale sempre più importante, proprio per il suo essere in grado di proteggere dall'entrare in intimità. Alla base di tale ritiro, sembra esservi proprio quell'incapacità nell'instaurare legami importanti di cui parlavamo sopra e che molto ha a che vedere con la strutturazione dei MOI. Nei vari casi di ritiro sociale, primo tra tutti quello tipico dell'Hikikomori (Andolfi 2001), che sempre più si sta diffondendo anche in Occidente, è possibile vedere tracce di un'assenza paterna che, non avendo consentito la rottura di un legame simbiotico md-b, può aver contribuito a generare difficoltà nello sperimentare legami affettivi con membri esterni alla famiglia.

La fuga fuori dalla famiglia

Ecco allora che il proliferare di siti web in cui è possibile relazionarsi con l'altro nella tranquillità della propria stanza, diviene un'ancora di salvezza cui aggrapparsi per non dover uscire di casa ed entrare in contatto emotivo e intimo con un estraneo. Altre volte la fuga è "all'esterno"; in stati dissociativi ricercati per mezzo delle droghe o in un "gruppo di pari" che diviene essenziale per il mondo dell'adolescente. Se i coetanei in questa fase hanno sempre rivestito un'importanza cruciale, proprio perché costituivano l'alternativa a quei legami familiari che lentamente andavano modificandosi e assottigliandosi e una palestra in cui allenare le proprie competenze relazionali, oggi il "branco" riveste una centralità nella vita dell'adolescente proprio perché va a compensare l'assenza paterna.

In un mondo in cui, il gruppo dei pari è l'unico appiglio emotivo presente, questo non può essere perso o messo in discussione ed ecco che, allora, l'adolescente è disposto a tutto pur di farne parte e di riceverne l'approvazione: dall'assumere comportamenti rischiosi fino a maltrattare un coetaneo.

Come si vede la società liquida, in continua evoluzione e trasformazione, richiede necessariamente delle modifiche che rivestono la famiglia nella sua totalità ma che sembrano avere il punto nodale nelle funzioni genitoriali che, nel caso in cui rimangano confuse e incerte, rischiano di contribuire a rendere i giovani d'oggi sempre meno in grado di relazionarsi all'esterno e assumersi il rischio dell'intimità.

È proprio per questo motivo che, al fine di comprendere e intervenire sulle difficoltà infantili o adolescenziali , risulta centrale assumere un'ottica che coinvolga non solo colui che vive il disagio ma anche il sistema in cui questi è inserito così da "lavorare" su dinamiche disfunzionali che contribuiscono al mantenimento di sintomi di vario tipo.


Bibliografia

Andolfi M. (a cura di) (2001). Il padre ritrovato – Alla ricerca di nuove dimensioni paterne in una prospettiva sistemico – relazionale. Milano: Franco Angeli.

Andolfi M, Mascellani A. (2010).Storie di adolescenza – Esperienze di terapia familiare. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Recalcati M. (2011). Cosa resta del padre? – La paternità nell'epoca ipermoderna. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Scabini E., Cigoli V. (2000). Il Famigliare – Legami, simboli e transizioni. Milano: Raffaello Cortina Editore.

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Scritto da

Dott. Daniele Regini

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