Distanza e spazio prossemico nei rapporti sociali

 Vi siete mai chiesti perché negli ascensori non ci si guardi mai negli occhi ma sempre per terra o in un angolo vuoto?

23 GEN 2020 · Tempo di lettura: min.
Distanza e spazio prossemico nei rapporti sociali

Allontanare lo sguardo è una maniera di mettere distanza tra persone che non si conoscono, e che quindi non hanno piacere a stare a contatto, ma che si trovano in un ambiente dove non è possibile imporre una distanza fisica, quindi si cerca di farlo con gli occhi.

Il nostro spazio fisico e mentale è uno spazio che proteggiamo per non venire invasi dagli altri: lo spazio prossemico è uno spazio che tendiamo a conservare in tutti i rapporti sociali.

Cos’è lo spazio prossemico?

Lo spazio prossemico è quello spazio che ci fa sentire a nostro agio nelle relazioni sociali: ovvero sono le giuste distanze che manteniamo dagli altri. Quando qualcuno si avvicina troppo a noi è possibile sentire un fastidio e un imbarazzo, ma anche se qualcuno si allontana da noi può crearci sensazioni spiacevoli.


Attraverso lo spazio e la distanza che occupiamo in esso, comunichiamo agli altri determinate informazioni: questo insieme di comunicazioni è definito prossemica e concerne appunto l’organizzazione, la percezione e l’uso dello spazio.

Definizione di prossemica

La definizione di prossemica risale all’antropologo Hall, che definisce la prossemica lo studio dell’uso della distanza nei rapporti interpersonali e le forme di comunicazione che essi sottendono.

Sempre secondo l’antropologo, lo spazio dell’essere umano non è delimitato dallo spazio fisico che occupa il nostro corpo o il limite dei nostri vestiti, ma va al di là di essi. Si può definire come uno spazio personale, una bolla invisibile, dentro la quale non è gradita la presenza di un’altra persona (se non richiesta), che si estende al di là del corpo fisico ed è influenzata dalla cultura, dal carattere e dalla società in generale.

bolla e uovo prossemico

Bolla e uovo Prossemico

Abbiamo detto che viene definito bolla o uovo prossemico lo spazio identificato come personale, e dentro il quale poniamo delle regole specifiche che derivano dalla persona, dalla cultura e dalla società.

Esistono però altri tipi di spazio. Vediamoli più da vicino.

  • Spazio fisso: è delimitato da quello strutture inamovibili che indicano le distanze e le separazioni tra le cose. È il caso per esempio delle frontiere, della disposizione delle case o degli edifici all’interno di una città o di un luogo geografico, la struttura delle famiglie. Questi tipi di distanze influiscono in parte sulle relazioni che abbiamo con gli altri. È anche per esempio del progetto Smart City e di come l’urbanistica della città possa influenzare le relazione in essa: in questo periodo storico si sta cercando di progettare città (sia a livello di design che infrastrutture) che rappresentino più la natura e il bisogno di ecologia e sostenibilità, proprio perché i cittadini si sentano più a loro agio in tale ambiente.
  • Spazio semifisso: è lo spazio in cui gli oggetti delimitano lo spazio, ma non definitivamente, in quanto possono essere spostati (per esempio una porta o un a poltrona). La modificazione di tali spazi (aprire o chiudere una porta, spostare una sedia, etc) influenzano sulla nostra relazione con lo spazio. In particolare esistono due tipi di spazi semifissi: sociofughi, che impongono il movimento (come quando al supermercato spostano i prodotti dal loro posti per invogliarci a cercarli e a trovare nuovi prodotti nel cammino) e i sociopeti, ovvero quegli spazi che invogliano a rimanere e facilitano l’interazione (come per esempio il divano di un terapeuta).
  • Spazio Personale: è appunto la bolla prossemica di cui parlavamo prima. È quello spazio che non vogliamo venga invaso in ascensore o sull’autobus, o che fa sì che non amiamo sentirci toccati o abbracciati da estranei. A livello cuturale e generalizzando si potrebbe dire che lo spazio prossemico è più limitato nelle culture del nord Europa, mentre la cultura latina e mediterranea ha uno spazio prossemico più ampio.

Territorio e prossemica

Partendo dalla definizione di questi spazi, possiamo vedere e supporre come l’uso dello spazio e della distanza nelle nostre relazione sociali, sia un continuo contrattare tra il bisogno di avvicinarsi alle persone e quello di allontanarla.

Infatti, se da un lato abbiamo bisogno di avere contatti fisici con gli altri, dall’altro però abbiamo anche bisogno di spazio (letteralmente!) e di proteggere la nostra privacy. I nostri rapporti sociali sono quindi perennemente in tensione tra processi affiliativi di avvicinamento e processi di riservatezza e di distanziamento.

Questa tensione è gestita dall’applicazione di alcune regole della nostra territorialità. Nell’antropologia, nella psicologia e nella semiotica la territorialità, intesa appunto come luogo o zona geografica, crea delle implicazioni sulla nostra comunicazione, riempiendola di significato psicologico.

Tra questi potremmo identificare due tipi di territorio: il territorio pubblico, dove gli individui possono muoversi liberamente rispettando delle norme di convivenza civile ufficiali, la cui trasgressione è sanzionata, e un territorio domestico, dove l’individuo si sente quasi completamente libero e di possedere il controllo.

prossemica e cultura

Cultura e contatto

Abbiamo visto che i fattori che influenzano la distanza prossemica, includono non solo le attitudini personali, ma anche questioni sociali e culturali. Per esempio in alcune culture il contatto fisico non è possibile in pubblico, mentre in altre si. Si parla di culture a basso e alto contatto, a seconda della distanza tra le persone. Sono culture ad alto contatto quelli in cui la distanza tra le persone è maggiore, mentre ad basso contatto, quelle in cui è minore.

Anche lo spazio architettonico e urbano è un buon indicatore della distanza ammessa nelle varie culture.

Esempi di spazio prossemico


Un esempio di spazio prossemico influenzato dalla cultura è quello delle distanza tra due persone che stanno parlano tra di loro. Nei paesi arabi due persone che parlano tra loro stanno molto vicino, quasi gomito a gomito, in Europa e in Asia invece si tende a mantenere una distanza di almeno un braccio.


Altri casi riguardano la posizione sociale: in India più la posizione sociale è alta rispetto al suo interlocutore, più quest’ultimo dovrà mantenersi a distanza.

Anche in ambito lavorativo si tende a imporre una certa distanza per sottolineare il ruolo delle persone: normalmente il capo è separato dagli altri, e se si entra nel suo ufficio, normalmente non si alza per ricevere la persona (solo nel caso di una persona di pari grado il “capo” potrebbe decidere di alzarsi aggirando la sua scrivania).

Altri esempi riguardano appunto gli ascensori; come dicevano all’inizio di questo articoli, gli ascensori sono uno spazio piccolo in cui bisogna stare a stretto contatto: l’unico modo per separarsi dagli altri è assumere una posizione specifica ed evitare lo sguardo.

A livello culturale normalmente in Europa l’atteggiamento è quello di appoggiare la spalla contro la parete, fissando punti liberi, mentre negli Stati Uniti, normalmente ci si rivolge tutti verso la porta guardando avanti.

Il corpo nello spazio

Già in altri articoli abbiamo visto come per gli esseri umani sia impossibile non comunicare: anche solo il silenzio o l’essere presenti in un determinato luogo, comunica qualcosa e crea una punteggiatura degli eventi specifici.

Anche una branca della sociosemiotica, studia come il corpo viva nello spazio e la sfera di azione del corpo, vari in funzione delle relazione intersoggettive che sta intrattenendo. La relazione con lo spazio è vista anche come una relazione significante che incide sul corpo attraverso i nostri sensi, e che è pertanto capace di influire su di noi.

Marrone, uno dei primi sociosemiotici italiani, indica come lo spazio e gli oggetti contenuti in essi siano carichi di significati, che gli sono stati attribuiti, e pertanto la loro disposizione nello spazio può influire nelle nostre relazioni e sensazioni, facendoci, per esempio, sentire a nostro agio o meno.

tipi di spazio prossemico interpersonale

I 4 tipi di distanza interpersonali


A partire da tutte queste considerazioni, l'antropologo Hall, il fondatore della prossemica, ha identificato delle zone che rappresentano la distanza tra le persone, chiamate zone interpersonali e che identificano il significato della distanza corporale tra gli attori della comunicazione.

  • zona intima: tra 0 e 0,5 metri: questa distanza è la distanza delle relazioni intime, appunto. Questo tipo di distanza permette di condividere le emozioni, toccarsi, parlarsi a bassa voce, baciarsi,...
  • Zona personale: tra 0,5 e 1 metro: è il nostro spazio personale, che destiniamo normalmente alle relazioni più informali e agli amici, e che può variare rispetto al tipo di profondità della relazione. In generale in questa zona si può vedere e toccare l’altro, ma normalmente non se ne percepisce l’odore.
  • Zona sociale: tra 1 e 4 metri: in questa zona vengono intrattenute le relazione più formali.
  • Zona pubblica: oltre i 4 metri: è la zona istituzionale, degli incontri pubblici, dove normalmente i movimenti sono più accentuati e il livello di voce alta (per permettere la comunicazione a tale distanza).

Le interazioni in questo spazio sono ovviamente significanti: questo vuol dire che si potrebbero creare delle situazioni di manipolazione, dominanza o di influire sull’intimità dell’altro. Diventa importante, quindi, capire questi processi e rispettare lo spazio personale dell’altro, sia per non invadere o manipolare, né tanto meno perché questi processi comunicativi “spaziali” ci destabilizzino.

Cosa succede quando le distanze non vengono rispettate?

Quando le distanze non vengono rispettate, può succedere che la persona si senta invasa e infastidita e cerchi immediatamente di riportare la distanza a una condizione accettabile.

Se questo non fosse possibile si cercherà di attivare una distanza cambiando il comportamento, come per esempio il trucco di non incrociare lo sguardo degli altri.

La prossemica nel quotidiano: come ci può essere utile?

La prossemica nel quotidiano ci può essere utile per gestire le relazioni interpersonali, sia a livello lavorativo, che amicale o intimo. Capire la cultura e la sfera prossemica dell’altro, ci può aiutare a entrare in contatto con la persona e riuscirci a comunicare meglio. Vedere come le persone si muovono nello spazio, può inoltre aiutarci a capire il loro status o come si sentono, o anche le origini culturali.

In questo modo sarà più facile interagire e creare una comunicazione significativa. Per esempio se una persona si avvicina a te, saprai che sta cercando in qualche modo un contatto e che è interessato ad approfondire la tua conoscenza, mentre se manterrà una distanza sta cercando una relazione formale e che non ha piacere di farsi avvicinare, perché si sentirebbe a disagio.

il mio spazio nel mondo

Il mio spazio nel mondo

Abbiamo visto come il nostro corpo occupi uno spazio nel mondo, che ci mette in relazione con gli altri e ci permette di comunicare. Le distanze che manteniamo nello spazio sono indice delle relazioni che stiamo intrattenendo con gli altri in quel particolare momento. Conoscere, capire e mantenere le distanze adeguate è sintomo di una forma adeguata di comunicazione che ci permetterà di interagire meglio: per questo potrebbe essere interessante valutare l’aiuto di un esperto in relazioni sociali  nel caso si avesse bisogno di un aiuto.

Tante discipline, tra cui l’antropologia, la semiotica, la psicologia e la sociologia, hanno studiato la relazione tra il corpo e lo spazio nelle relazioni soggettive, poiché i risvolti che include sono appunto diversi: sia psicologici, che sociologici, che di significato (semiotici). Pertanto la prossemica riguarda vari ambiti ed è influenzata a sua volta da tutti questi campi.

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Scritto da

Dott. Matteo Agostini

Sono il Dott. Matteo Agostini, laureato in Scienze Psicologiche Applicate e con Laurea Magistrale in Psicologia Clinica. Ho acquisito competenze nell’ambito della psicologia clinica, della neuropsicologia clinica, e della psico-sessuologia. Sono Tutor per bambini e ragazzi con ADHD/DSA presso il CCNP San Paolo di Roma e consulente sessuale e nutrizionale.

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Bibliografia

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Commenti 1
  • Linda Zaccaria

    Io lo chiamò il mio spazio vitale, dentro il quale se occupato sento disagio, il mio spazio vitale mi protegge, mi rassicura

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