Il significante "noia"

Il motivo di richiesta, di un colloquio, riportato da un paziente quarantenne, ha a che fare con un profondo senso di noia, che lo spinge in continui tentativi di ricerca.

17 GIU 2020 · Tempo di lettura: min.
Il significante "noia"

Mi è successo di recente. Il motivo di richiesta, di un colloquio, riportato da un paziente quarantenne, ha a che fare con un profondo senso di noia [1], che lo spinge in continui tentativi di ricerca, un ricercare invano, che a suo dire è privo di risultati.

Sembrerebbe esserci quasi una paura di stare senza un continuo fare. Dal saggio di psicanalisi di Otto Fenichel si evince che la noia è un'inibizione della spinta pulsionale. Ciò non vuol dire che nella noia non ci sia tensione.

Il fenomeno della noia è duplice: «in esso accanto al bisogno di un'attività mentale intensa, c'è sempre allo stesso tempo un'inibizione di quest'attività» [2]. Nella noia si avverte la tensione, la spinta pulsionale, la meta però è rimossa: le spinte vanno a vuoto, la tensione resta alta ma priva di ogni sbocco.

Fenichel correla la situazione della noia alla frenesia. Ciò vuol dire che, sebbene lo stato di agitazione della frenesia sia molto diverso dalla «quiete manifesta della noia», tuttavia le due condizioni sono avvicinabili. Solo apparentemente la noia è immobilità e monotonia, in realtà è tensione e agitazione. Questo a conferma del carattere a specchio degli stati d'animo come l'odio e l'amore, la depressione e l'euforia, così anche la noia e la sovreccitazione.

Alla richiesta di aiuto da parte del paziente per lo stato di ciclica "noia", si affianca immediatamente dell'altro. Egli riporta di diversi suoi movimenti rispetto al desiderio di una relazione stabile di coppia, allo stesso tempo ritiene di non poterla avere. È attratto da altre donne. Al mio chiedergli come mai per lui non sia possibile, inizialmente attribuisce alla moglie la responsabilità di tutto, l'impossibilità di essere felice in coppia. L'idea di una nuova relazione, lasciando la moglie, lo intriga, ma nello stesso tempo teme di star senza di lei, in altre parole, esser senza appoggi in caso necessiti di aiuto .

Nello stesso tempo, recrimina di esagerare con le sue stesse lamentele, poiché, tutto sommato, non ha una "situazione difficile", dato che non gli manca il necessario, anzi ha tutto, un buon lavoro, due figlie formidabili, una bella casa, due bellissimi balconi pieni di fiori, e inoltre una brillante carriera come attore, ma lui «sta male». Anche se non gli manca l'«essenziale», è infelice.

L'amore a lui dato è sempre deludente: l'amante in atto è deludente rispetto al potenziale. "La felicità lo annoia, la vuole ma poi si allontana".

La noia è dolorosa ma non c'è dolore senza libido. Nella noia la libido è forte, ma senza oggetto e senza senso. Nella noia la pulsione non raggiunge la propria meta, si riduce a pura spinta. Spinta verso nulla.

La noia obbliga a camminare e a correre, ma si resta sempre nello stesso posto [3]. La meta pulsionale è rimossa, appartiene all'inconscio. Elementi che è possibile trovare attraverso la decifrazione all'interno dei colloqui. In questo caso, la metodologia di cura si basa sulla constatazione che gran parte delle emozioni e dei comportamenti sono determinati da condizioni non consapevoli.

Il paziente menzionato deve sentirsi alla ricerca di un appagamento, ma è un appagamento al di là da venire. Per lui l'appagamento del bisogno equivale alla noia.

Lui ha necessità di desiderare, ma non è un suo desiderio, lui non lo conosce, o meglio il suo desiderio è il desiderio di appagare il desiderio altrui, e per realizzare questo vortice d'irrealizzabilità deve andar via, a suo dire: "Vado via, stare non mi crea serenità".

È una questione complessa, perché il desiderio guida il soggetto, ma quest'ultimo potrebbe non essere padrone del suo desiderio. Solo alla fine di un percorso di cura, con la caduta delle identificazioni può scorgersi un vero desiderio.

Ho sempre invitato il paziente a dire tutto quel che pensava, abolendo ogni controllo razionale, si è ritrovato a non saper più quel che diceva. Affinché potesse creare un suo originale parlare allontanandosi da quelle primitive identificazioni, a causa di un certo discorso materno, paterno, familiare. Affinché non stia sempre nello stesso discorso, ma scegliere a un certo punto di cambiarlo.

Accompagnarlo nell'attraversamento di tante piccole perdite, affinché sia capace di rinunciare a quel desiderio di godimento nocivo, in modo che, la spinta davvero mortifera del godimento, desiderare di desiderare l'insoddisfazione, possa tramutarsi in altro.


[1] Nel corso dei colloqui, si arriverà a definire meglio tale significante, si parlerà di un senso di vuoto e inquietudine.

[2] La noia è un sentimento di dispiacere che sorge da un conflitto fra un bisogno di attività mentale intensa, e la mancanza di un incitamento verso di esso, o l'incapacità a ricevere un incitamento. Accanto al bisogno di un'attività mentale intensa, c'è sempre nello stesso tempo un'inibizione di quest'attività. Quest'inibizione è sperimentata in modo tale che ci si trova a non sapere come si dovrebbe o si desidera essere attivi. E' a causa di questo conflitto che viene ricercato l'incitamento dal mondo esterno. Otto Fenichel, Noia. Edizioni Generale Potenza 2017, p 12.

[3] La persona annoiata può essere paragonata a qualcuno che ha dimenticato un nome e chiede informazioni su di esso agli altri. […] Chi tiene lontana una richiesta pulsionale si trova coinvolto in un conflitto […]. Sono eccitato. Se permetto a questo eccitamento di continuare avrò angoscia. Perciò dico a me stesso che non sono per niente eccitato, che non voglio far nulla. E tuttavia sento nello stesso tempo che voglio fare qualcosa; ma poiché ho dimenticato la mia meta originaria non so cosa voglio fare. Il mondo esterno deve fare qualcosa per sollevarmi dalla tensione senza rendermi angosciato. E' lui che deve farmi fare qualcosa, e quindi io non ne sarò responsabile. Mi deve distogliere, distrarre, in modo che ciò che faccio sia sufficientemente distante dalla mia meta originaria. Deve consentire l'impossibile: mi deve offrire un rilassamento della tensione senza azione pulsionale. […] Ci sono persone che quando sono annoiate si scatenano e fanno ogni sorta di cose. Persone che sono notate per il fatto di intraprendere molte attività più o meno insensate al di fuori della noia. Si tratta di una variante della noia in cui l'annoiato non attende lo stimolo dal mondo esterno, ma pensa le sue azioni sostitutive che da un lato ridurranno la tensione – cioè rappresentano le sue attività pulsionali – e, dall'altro, lo distoglieranno da esse e le negheranno. La paralisi del sistema motorio non è perciò né la sola né la essenziale caratteristica della noia. Essa può essere assente; e in ogni caso qualcosa d'altro è ugualmente necessario. […] Una persona può organizzarsi per nascondere a se stessa completamente la presenza di una tensione interiore estremamente alta. Otto Fenichel, Noia. Edizioni Generale Potenza 2017, pp 16-27.

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Scritto da

Dott.ssa Riccardi Daniela

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