Voglio vivere, non sopravvivere
Buongiorno, sono un ragazzo di 32 anni, sono stato adottato in Brasile quando avevo 4 anni da famiglia italiana.
Fin da subito si è visto la differenza di trattamento tra me e mio fratello più piccolo di 3 anni.
Mai un abbraccio, o qualsiasi altra forma di affetto. Mai neanche mezza volta.
Perdevo qualcosa e giù di schiaffi, mi giravo per guardare la tv alle mi spalle e ancora schiaffi, pure a casa di amici non mi era permesso, schiaffi e insulti per ogni minima cosa che a lei sembrava sbagliata. Ogni mia scelta è sempre stata criticata e discussa. Oggetti nascosti a me e non a mio fratello. Insomma a lui era permesso tutto e poteva avere sempre tutto. Mio padre è uno spirito libero, qualche volta è venuto a vedere qualche mia partita di calcio, altre volte mi mollava e andava a farsi gli affari tuoi.
In adolescenza tutte le mancanza di quando ero bambino sono venute a galla, insicurezza e timidezza sopratutto con le ragazze, argomento di cui chiesi consiglio a mia madre, la sua risposta fu “ vai dallo psicologo”, non avete idea come mi sia sentito. Mai stato fidanzato, solo tante uscite, non ho mai approcciato, mia mamma brasiliana mi ha fatto estremamente bello, cosa che mi dicono da quando arrivai in Italia, tipo fino allo sfinimento, comunque non ho mai concluso nulla.
Mi imbarazzo ogni volta che devo salutare qualcuno che conosco poco o ho poca confidenza; faccio tanta difficoltà a esternare ciò che provo.
Le mie amicizie non saprei definirle, forse ero solo un ripiego o forse non erano affatto buone amicizie. Mi sforzavo di essere ciò che non ero, ma bastava una ragazza per far crollare tutto.
Mi reputo una brava persona, gentile ed educata, sempre a disposizione.
Sono a casa dal lavoro da luglio scorso dopo 4 anni infernali.
L’anno scorso son riuscito a risollevarmi, mi sono iscritto a nuoto, andavo a correre, con lo psicologo ho ottenuto buoni risultati in poco tempo, tutto per me perché volevo cambiare. L’anno scorso mi avvicinai al lavoro, mai scelta fu più sbagliata, la solitudine e brutta quando non è una scelta, fortuna aveva lo studio anche in quel paese il mio psicologo.
Da luglio che non esco di casa se non per commissioni.
Ho sfiducia in tutto e tutti, non mi fido di nessuno
Ho una grande collezione di libri, ma ora preferisco imbastirmi con videogiochi e droghe leggere.
Con mia madre non parlo da tre mesi, recentemente ho voluto mettere da parte l’astio che ho verso di lei, ma non riesco a dimenticare il suo comportamento verso di me.
Ora dopo aver perso il lavoro non riesco più ad orientarmi, non so cosa voglio.
I miei colleghi con me erano tremendi, davanti mi sorridevano dietro mi accoltellavano, c’era chi si prendeva i meriti destinati a me. Grazie ancora alla mia psicologa di allora.
La paura mi governa.