Vi chiedo un consiglio

Buongiorno Dottori, ho 25 anni e vi scrivo per avere un vostro parere. Ho iniziato a soffrire di ansia 9 anni fa, in seguito ad un evento che per me è stato traumatico (un broncospasmo) .. c’è da dire che son sempre stata una bambina e ragazza tanto sensibile e quindi portata a vivere con ansia determinate situazioni, ma fino a quell’episodio riuscivo comunque a vivere serena. Da quel momento invece ho iniziato ad avere qualche attacco di panico e soprattutto ansia di stare male e farmi vedere da altre persone star male, così tendevo ad evitare situazioni dove c’era tanta gente. Non ho mai assunto farmaci, se non qualche goccia di ansiolitico al bisogno (data dal medico chiaramente). A settembre scorso ho terminato il mio percorso di analisi durato due anni, terminato perché sia io sia la mia psicologa abbiamo capito che ormai le sedute erano per me una sorta di “zona comfort” e che non riuscivo ad aprirmi del tutto e quindi a sbloccare le mie paure (es. ancora non guido nonostante abbia patente). Penso che questo sia dovuto al fatto che mi sono talmente affezionata alla mia psicologa che ultimamente la vedevo quasi come amica piuttosto che professionista. Ora ho imparato a riconoscere le mie emozioni e mi sforzo di più a fare le cose che mi mettono ansia, ma ancora tendo tanto a somatizzare (es. sento peso sul petto e necessità di fare respironi con conseguente timore di avere qualche problema fisico), tant’è vero che ho iniziato un percorso di fisioterapia per aiutare un po’ i miei dolori muscolari. Al momento credo che questa mia somatizzazione sia dovuta anche (in parte, chiaro) alla sofferenza che provo a ricordare la mia nonna che è scomparsa a inizio anno per una malattia … spesso la sogno di notte e sogno che sta male … devo dire che sento più ora la sua mancanza e soprattutto la rabbia verso la malattia che rispetto a pochi mesi dopo l’evento. Quando stava male, sono stata spesso con lei ma ho sempre nascosto il mio dolore perché non volevo farlo vedere né a lei (cercavamo di tenerle nascosta la gravità della malattia) né ai miei genitori che già soffrivano per conto loro. Penso sia una mia caratteristica il non riuscire a “buttare fuori” tutto ciò che sento.
Sto pensando ora di chiedere un supporto farmacologico per guarire da questa ansia che ho da troppo tempo e mi limita tanto, ma, inutile dirlo, ho paura pure ad assumere farmaci (nonostante, come dev’essere, mi farei guidare passo passo da un medico). Ora, dopo questo “papiro” per cui mi scuso … ma volevo spiegare il meglio possibile cosa sto provando, vi chiedo un vostro parere in merito alla mia situazione. Secondo voi dovrei provare un tipo di psicoterapia diverso dall’analisi? Dovrei prendere il farmaco? Grazie a chi mi risponderà.