Superare la fine di una relazione (abbandono e tradimento)
Buongiorno vi scrivo perché sento di aver raggiunto un punto di saturazione e ho sostanzialmente bisogno di parlare. Un anno fa ho scoperto che la persona con cui avevo una relazione intratteneva delle conversazioni online con più ragazze. Nella maggior parte dei casi si trattava di sexting, ma c'è erano anche casi in cui la conversazione era basata su un flirt o quantomeno su delle ambiguità. Sono stata molto male ma ho deciso di continuare la relazione e in parte ha aiutato il fatto di comprendere che i tradimenti non dipendevano da me e dalla relazione ma da un problema che lui aveva con se stesso e dalla sua fatica nel confrontarsi con emozioni e pensieri negativi. Non ho giustificato né dimenticato, ma l'ho perdonato e ho scelto di salvare la relazione perché lo amavo e, anche se questo potrà sembrarvi ridicolo viste le premesse, sentivo che il nostro rapporto mi aveva dato e poteva ancora darmi tanto se solo l'avessimo ricostruito. L'avevo invitato a vedere un terapeuta (cosa che ha fatto per un periodo almeno) e sembrava andar bene, avevamo ricostruito una normalità e una quotidianità e quando qualcosa per qualche motivo fungeva da trigger e mi ricordava il tradimento cercavo di parlargliene e confrontarmi con lui. Ieri, a distanza di poco più di un anno dall'accaduto, dopo che da qualche giorno continuavo a sentirlo strano, mi confessa di non essere mai riuscito a superare quello che ha fatto, di convivere quotidianamente con la vergogna e il senso di colpa e in un ultima analisi di non riuscire più a vivere in una relazione in cui vede me come la sua vittima e se stesso come carnefice perché sente di stare facendo il male di entrambi. So che non posso fare altro che prendere atto e accettare quello che mi dice ma mi sento sotto shock, come se qualcuno, per la seconda volta, mi avesse spostato la sedia mentre provavo a sedermi. Sono arrabbiata e delusa, sento gli sforzi fatti come inutili, caduti nel vuoto ed è come se adesso dovessi ricominciare a mettere tutti i pezzi insieme da capo e il mio dolore fosse stato prolungato e acutizzato inutilmente. A peggiorare la situazione il fatto che sia un pessimo momento: ho 28 anni e dopo essere passata da uno stage all'altro, da un lavoro sottopagato all'altro, ho dovuto momentaneamente rinunciare alla mia indipendenza, lasciare la città dove vivevo e tornare a casa dei miei genitori, occupandomi in lavori saltuari e poco gratificanti nell'attesa di trovare, auspicabilmente, qualcosa per cui sono qualificata. Questo implica che non posso riprendere la terapia regolarmente come facevo un tempo e anche a casa non ho nessuno che mi conforti, visto che manca con i miei genitori qualsiasi relazione emotiva. Certo ho i miei amici, ma mi sento sola, isolata e abbandonata e non ho la persona a cui ogni giorno avevo sempre voglia di raccontare tutto, nonostante tutto. Grazie dell'ascolto.