Sentirsi sbagliata in una relazione.

Inviata da Giorgia Tomasell · 16 gen 2023 Terapia di coppia

Buongiorno,
Purtroppo mentre scrivo, provo un senso di vergogna, perché ho calpestato i miei sacrifici e la mia persona a causa del mio ex ragazzo.

Sono un architetto di 25 anni. Laureata prima del tempo previsto e con il massimo. Non era stato facile, ma avevo messo me come priorità e la voglia di essere indipendente, dopo che i miei genitori hanno tappato con i loro risparmi quello che io non riuscivo a coprire, seppur lavorando mentre studiavo.

Facendo un anno di esperienza in Italia, mi sono resa conto che la figura di architetto, soprattutto l'architetto donna, non venga valorizzato e il lavoro prendeva troppo tempo della mia vita, tanto che non riuscivo a vivere una vita tranquilla (anche a causa del contratto scadente che mi era stato fatto) e sociale a soli 23 anni all'epoca. Tutto quello che desideravo era lavorare, guadagnare il dovuto ed arrivare a casa con il buonumore e godermi la mia famiglia.

Ho deciso di cambiare vita, da sola.

Mi sono trasferita in Germania con la speranza di stare meglio. Ho studiato la lingua e nel frattempo lavoravo e lavoro tuttora in un'azienda di architettura.

Nel corso di questi mesi ho conosciuto meglio il mio professore di Tedesco. Un giovane uomo di 27 anni, all'apparenza molto gentile e disponibile per qualsiasi aiuto.

Ci guardavano sempre negli occhi durante la lezione. Rimanevo immobile, avevo la pelle d'oca e non riuscivo più a pensare. Mi stavo rendendo conto che non riuscivo a controllare il mio sentimento.

Ne parlai con un mio amico e mi confidò che questo ragazzo aveva già una compagna e un figlio piccolo. Mi chiesi personalmente perché allora cercava sempre un contatto visivo e fisico con me ogni volta che era possibile?

Da allora decisi di levarlo dalla mente. Non era giusto dividere una famiglia.

I giorni passavano e lui si avvicinava sempre di più. Arrivarono i 5 giorni in cui non ho chiuso occhio perché sentivo divampare dentro me.

Presi coraggio e gliene parlai. Gli dissi che non ho mai provato un desiderio tanto forte. Lui mi guardò, teso e con le mani sudate. Mi disse che si era innamorato di me e che a casa sua la situazione non era delle migliori. Con la ragazza non aveva più un contatto diretto e non andavano più d'accordo.

Mi baciò. Ritornò a casa, lasciò la sua ragazza e suo figlio e decise di stare con me. Si prese l'impegno di mantenere il figlio perché l'ex non lavora ed era sotto terapia, dato che aveva problemi personali e causava malessere nella coppia.

Quando lo vidi sotto casa mia per ospitarlo, ho capito che avevi preso una montagna più grande di me e che mi dovevo fare forza per scalarla.

Stammi per un mese insieme. Non ero abituata ad una convivenza. Non avevo più tempo per pensare a me. Pensavo più a lui. Non respiravo più. Lui mi chiedeva sempre cosa doveva fare a casa mia e dopo tante volte, gli dissi tranquillamente che doveva sentirti come se fosse a casa sua, perché io volevo i miei spazi e i momenti con me stessa. Mancava l'aria nel mio appartamento. Mi sentivo soffocare. Lui non migliorò l'approccio. Io lavoravo, tornavo, cucinavo per entrambi, pulivo, pensavo al cibo per entrambi il giorno dopo e lui fermo, immobile, aspettava me che gli dicessi cosa fare per l'ennesima volta. Io volevo solo avere un momento per me. Iniziarono i litigi. Da lì ho notato che lui mi lasciava da sola. Se ne andava e non tornava più a casa. Io soffrivo perché vedevo una persona che non mi capiva. Nel frattempo dovevo pensare al lavoro e alla casa. Era una grossa montagna. Mi ha fatto soffrire molto che sono arrivata al punto di chiedere scusa perché tutto quello che avevo di bisogno era di tranquillità. Anche se litigavamo, era sempre un bel sogno stare tra le sue braccia e sentire la sua voce.

La situazione peggiorò. Per ogni piccola cosa che dicevo e di cui non ero d'accordo, lui mi guardava male e se ne andava sempre. Pensai che non fosse l'uomo adatto a me. Presi la decisione di sedermi con lui e trovare una soluzione. Gli dissi come mi sentivo. Lui annuì e mi disse che ero troppo aggressiva. Da questa frase io capì che lui non aveva recepito il mio messaggio.

Mi lasciò mentre diceva di amarmi.
Stesi sola per un paio di giorni e mi domandavo se fosse così difficile stare con una persona. Se veramente ci si sente soli e si chiede aiuto parlando, ma trovi di fronte un muro che non ti aiuta. Mi domandavo se fossi io il problema. Me ne convinsi. Ero io il problema.

Presi il telefono e gli scrissi che mi mancava.
Lui rispose: "Mi manchi anche tu."

La sua ex aveva lasciato l'appartamento che lui pagava e si era trasferita dai genitori. Quando lui mi lasciò, decise di stare in questo appartamento da solo. Io sapevo dov'era e presa dall'entusiasmo corsi, presi la macchina e lo aspettai sotto casa, per riabbracciarlo e riappacificarci.

Lui mi vide, era con suo figlio. Mi guardò per un secondo, freddo e impassibile. Non disse nulla. Mi lasciò da sola sotto casa e se ne andò. Mi bloccò nel telefono. Mi lasciò per l'ennesima volta sola.

Piansi. Vedevo solo il dolore in me.

Lo rividi a scuola giorni dopo. Giusto il tempo per riprendermi. Lo vidi. Mi mancava molto e ci riprovai. Gli dissi che lo amavo e che volevo stare tra le sue braccia. Iniziavo a sentire un dolore al petto. Appoggiai le mani sul mio petto per calmare il dolore. Ci riuscii.

Parlammo e dopo svariate ore, lui accettò di ritornare insieme.

Ero inconsapevole che era l'inizio di un esaurimento nervoso. Ecco il dolore al petto. Il mio corpo mi aveva dato segnali.

Ritornammo insieme e mi trattò male. Non voleva che io facessi parte della sua vita. Veniva a casa mia, amoreggiavamo e se ne andava. Un altro dolore al petto.

Gli chiesi se potevamo entrambi conoscere i genitori l'uno dell'altro.

Mi rispose che non voleva che io conoscessi sua madre.

Nonostante ciò, pensai che fosse perché lui avesse paura di ripresentare una nuova ragazza alla madre, dato che ne aveva lasciata una con un figlio. Accettai. Mi rassegnai. Un altro dolore al petto e iniziai a inghiottire le mie necessità.

Cercavo di giustificarlo. Sapevo che non era l'unico uomo al mondo che non era separato e che meritava una possibilità. Chiesi perché andava male con la sua ex. Mi spiegò e rimasi immobile. Gli dissi che ognuno ha i propri problemi, però quando si tratta della famiglia, bisogna impegnarsi a comunicare e a fare stare bene le persone. Lui non comunicò con la sua ex. Lui la lasciò appassire da sola. Pensai immediatamente che questa cosa stava succedendo con me. Un altro dolore al petto ma più deciso.

Dopo vari tentativi mi presentò solo la madre. Mi disse che non voleva che io conoscessi gli altri suoi familiari. Accettai.

Nonostante ciò, gli chiesi un giorno se potevamo andare a trovare mio fratello e mia nipote. Mi rispose di no perché preferiva preparare una torta per me. Reagì. Sapevo che era una scusa. Mi arrabbiai e gli dissi che per me la famiglia è importante e che lui doveva essere presente. È più importante la famiglia che una torta. Non accettai più il suo comportamento. Ero felice di reagire ma allo stesso tempo lui mi minacciava di lasciarmi.

Non mi fermai. Io decisi di essere me stessa. Gli chiesi un mese prima di capodanno se potevamo passarlo insieme, io lui e suo figlio. Mi rispose di no perché io non ero la sua famiglia.

Un altro dolore al petto, ma stavolta mancava il fiato. Rabbia, dolore, esclusione. Provavo questo.

Decisi a capodanno di scendere in Italia e di stare con i miei genitori. Mi videro esausta. Notarono che qualunque cosa che mi dicevano, anche per scherzo, io piangevo. Mi ero chiusa nella mia stanza. Guardavo il soffitto. Pensai a quanto mi sentissi sola nonostante i bei tentativi per rendere felice il mio uomo.

Mi dicevo anche che ero io che sbagliavo. All'improvviso, durante le feste tra Natale e capodanno, mi arrivò un messaggio suo con scritto che era una persona sbagliata e che non sono l'uomo perfetto per lui.

Gli chiesi cosa fosse successo. Lo feci calmare e lo rassicurai sulla sua bella persona. Mi disse che suo padre, durante il cenone di Natale, gli domandò dove fosse la sua famiglia e perché lui era dai suoi. Sua cugina gli disse per di più. Se tu ti ritrovi in un grande appartamento da solo e ora vivi da tua madre, se questo ti ricapita di nuovo, allora hai sbaglia tutto della tua vita. Dopo questo racconto, mi disse che mi lasciava. E gli chiesi perché? Perché ogni volta che stava male e che io non avevo fatto nulla, ero la prima persona da sacrificare? Chiuse la chiamata e non si fece sentire per un giorno.

Aspettai un suo messaggio. Passarono due giorni e non gli dissi nulla. Lui non si scusò.

Io feci finta di nulla, perché avevo paura di essere lasciata.

Arrivò capodanno e mi disse che era solo, non era più con suo figlio e che io gli mancavo.

Gli dissi tranquillamente che ci doveva pensare prima, perché io mi organizzavo e facevo il natale con i miei e il capodanno con lui.

Mi disse che avevo ragione e che e io ero l'unica capace di aver capito come mantenere la relazione in piedi.

Arrivato gennaio, decidemmo di andare a vedere un altro appartamento e di andare a convivere insieme.

A fine gennaio avremmo avuto un nuovo appartamento.

Passarono giorni e la mia vecchia proprietaria mi chiese se dovevo rinnovare il contratto di dove vivevo da sola.

Prima di risponderle, chiamai lui per avere la certezza se andavamo a convivere insieme.

Io aspetto un sì. Invece lui rispose "dove vai se io ti lascio? Se litighiamo?"

Dolore al petto al 1000. Non riuscivo a respirare. Io ho reagito arrabbiata e gli dissi che non non potevo più e che o era sicuro che vivevano insieme o lo lasciavo.

Mi chiuse il telefono. Ne parlammo di persona e non ho avuto il coraggio di lasciarlo. Gli diedi un'altra possibilità e io decisi di vivere ancora da sola mentre lui andava nel nuovo appartamento.

Passarono i giorni e mi sentivo spenta. Quando si trattava di cose serie, di un futuro insieme, era il primo a fare un passo indietro. Mentre quando si dice a divertire con me era in prima fila.

Un giorno reagì ad un suo comportamento, perché avevo solo 10 minuti per pranzare e lui sapeva bene che tra i due ero io quella che lavorava di più e che non avevo tempo. Volevo essere lasciata in pace per pranzare e lui mi rimproverò per una stupida frase.

Non mi rispose più al telefono. Mi venne un attacco di panico. Chiamai mia madre, gli dissi che non potevo più farcela e che stavo sprofondando. Avevo voglia di morire.

Mi lasciò. Mi disse che mi amava ma mi lasciò.

Mi chiedo se ancora io sono sbagliata.
Adesso mi sento meglio. Sembra incredibile ma mi sento più leggera. Ma sento la sua mancanza.

Forse questo non era amore.

Risposta inviata

A breve convalideremo la tua risposta e la pubblicheremo

C’è stato un errore

Per favore, provaci di nuovo più tardi.

Prenota subito un appuntamento online a 44€

Ricevi assistenza psicologica in meno di 72 ore con professionisti iscritti all’ordine e scegliendo l'orario più adatto alle tue esigenze.

Psicologi specializzati in Terapia di coppia

Vedere più psicologi specializzati in Terapia di coppia

Altre domande su Terapia di coppia

Spiega il tuo caso ai nostri psicologi

Invia la tua richiesta in forma anonima e riceverai orientamento psicologico in 48h.

50 È necessario scrivere 21900 caratteri in più

La tua domanda e le relative risposte verranno pubblicate sul portale. Questo servizio è gratuito e non sostituisce una seduta psicologica.

Manderemo la tua domanda ai nostri esperti nel tema che si offriranno di occuparsi del tuo caso.

Il prezzo delle sedute non è gratuito e sarà soggetto alle tariffe dei professionisti.

Il prezzo delle sedute non è gratuito e sarà soggetto alle tariffe dei professionisti.

Introduci un nickname per mantenere l'anonimato

La tua domanda è in fase di revisione

Ti avvisaremo per e-mail non appena verrà pubblicata

Se hai bisogno di cure psicologiche immediate, puoi prenotare una terapia nelle prossime 72 ore e al prezzo ridotto di 44€.

Questa domanda esiste già

Per favore, cerca tra le domande esistenti per conoscere la risposta

psicologi 26450

psicologi

domande 21900

domande

Risposte 140750

Risposte