Omosessualità e omofobia

Inviata da Federico · 23 nov 2012 Orientamento sessuale

Cari dottori,
mi chiamo Federico, ho 26 anni e sono omosessuale. Non ho mai accettato questa mia condizione e quindi ho sempre avuto problemi a confrontarmi con gli altri. Mi sono sempre sentito inferiore e indegno. Sono un bel ragazzo e ho sempre avuto molte corteggiatrici. Mi sono però sempre dovuto tirare indietro, inventando scuse a volte improbabili (p.es. ho appena concluso una storia molto importante, non mi sento di frequentare nessuno, prima lo studio poi penserò alla famiglia etc.). A volte ho momenti molto bui e penso che non riuscirò mai ad essere un buon medico o comunque non potrei mai essere un medico serio, proprio perché omosessuale. La mia (dis)educazione mi porta a fare di questi pensieri. L'ho detto ai miei amici più stretti e mi hanno detto che non avrebbero mai pensato ad una cosa del genere. L'ho detto alla mia famiglia e credo che vogliano proseguire a far finta di niente. Mi sento terribilmente vuoto e sbagliato. Come posso fare a trovare il mio equilibrio? Quando ho cercato di avere una relazione, sono scappato dopo due giorni per paura di essere scoperto e per la vergogna (p.es. dai miei colleghi o familiari). Quando sento parlare di omossessualità o gay (parola che odio) mi trovo in grandissimo imbarazzo e provo rabbia. Ho avuto un colloquio con una psicoterapeuta una volta ma poi non ci sono tornato più. Mi sembrava assurdo il solo parlare di queste cose. Vi ringrazio, Federico.

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Miglior risposta 26 NOV 2012

Egregio Federico,
secondo la letteratura scientifica più recente e le attuali classificazioni diagnostiche l'omosessualità non è più considerata patologia. Tuttavia se pensieri, impulsi e comportamenti di tipo omosessuali disturbano una persona che di fatto si ritiene eterosessuale o comunque non desidera avere incontri sessuali con il suo stesso sesso allora i sessuologi (ma anche gli psicoterapeuti formati specificatamente in sessuologioa clinica) di impostazione comportamentale predispongono protocolli mirati allo scopo di favorire e rafforzare l'orientamento sessuale preferito.
dr paolo zucconi psicoterapeuta e sessuologo comportamentale a Udine

Dr. Paolo G. Zucconi (sessuologia clinica & Psicoterapia) Psicologo a Udine

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26 NOV 2012

Caro Federico, capisco la tua difficoltà a non cedere nei pregiudizi purtroppo ancora tanto diffusi sull'omosessualità ma, come vedi, evitare di affrontare questo tema non può aiutarti in nessun modo a risolverlo, anzi il rischio è che con il passare del tempo ti renderà sempre più insicuro e demotivato anche in altre aree, come il lavoro o le relazioni sociali.
Io ti consiglio di intraprendere al più presto un percorso di psicoterapia in cui poter esprimere le paure e le insicurezze legate all' omosessualità, e riattribuirti un valore personale, senza giudicarti e sentirti giudicato per qualcosa di così naturale. Tieni presente inoltre che avere un atteggiamento sereno ed esplicito ti aiuterà a trasmettere lo stesso atteggiamento in chi ti circonda.
Coraggio! sei sulla buona strada!

Dott.ssa Guglielmucci Simona Psicologo a Roma

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26 NOV 2012

Caro Federico.
Il dato di fatto fondamentale è che lei vive una indubbia sofferenza dell'anima. Un aspetto e un altro della sua personalità (ma ce ne sono anche molti altri) non si accordano, soprattutto forse perchè implicati in un universo di valori culturali e modelli sociali dai quali non si può prescindere. Ciò non vuol dire ovviamente che vi si debba dipendere, piuttosto che essi ci richiedono un sforzo di adattamento al mondo e ai suoi parametri, nel rispetto prioritario però del nostro vero sè. Quei due aspetti intimi in conflitto, peraltro, che sinteticamente possiamo chiamare il corpo da una parte e il nostro ideale dall'altra, anch'essi hanno entrambi dignità. Quel che ci occorre è un'opera paziente di sintesi e, prima ancora, di accoglimento, comprensione, aiuto di quegli aspetti di sè che oggi lei denigra. Queste qualità richiedono, per essere da lei maturate, un supporto nell'ambito di una relazione psicoterapeutica nella quale possa sentirsi affidato.

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26 NOV 2012

Caro Federico dalla tua lettera emerge una grande sofferenza credo che sia importante per te iniziare un lavoro psicoterapico che ti aiuti a capire la tua natura e i tuoi desideri. L'omosessualità non è una malattia e tanto meno una cosa di cui vergognarsi. Prima fai chiarezza in te stesso e prima riuscirai a far accettare alla tua famiglia iltuo essere omosessuale. Ricorda che l'omosessualità non ti impedisce di essere un bravo medico, quello che potrebbe ostacolarti e' questa tua incapacità di accettanti e di vivere le tue emozioni liberamente. Buona fortuna dott.ssa Bertani

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26 NOV 2012

Gentile Federico,
nonostante il tema dell'omosessualità sia molto trattato nella società attuale, è ancora purtroppo oggetto di grandi pregiudizi e un clima del genere non può che scatenare imbarazzo e vergogna in chi si riconosce comunque "diverso" dagli altri. L'accettazione di sé è essenziale per essere accettati dagli altri, ma spesso in situazioni particolarmente delicate come la sua quest'accettazione di sé non è un punto di partenza ma deve diventare un punto di arrivo. Forse il fatto che, nel suo tentativo di rivolgersi ad una terapeuta, le sembrasse strano il solo parlarne ci dice quanto in realtà è per lei faticoso e doloroso affrontare l'argomento; tuttavia la stanza di terapia può rappresentare proprio il primo spazio di ascolto e di accoglienza di questa parte di sé tanto in difficoltà nell'essere riconosciuta. Avere la possibilità di sentirsi non giudicati dal terapeuta ci aiuta ad essere meno giudicanti a nostra volta con noi stessi e ad accettarci di più. Le suggerisco davvero di riprovare a contattare un professionista, non necessariamente la collega a cui si è rivolto se non se la sente, ma di intraprendere in ogni caso un percorso di elaborazione e di accettazione della sua omosessualità per poi affrontare in maniera più serena anche i rapporti con gli altri. Se lo desidera, rimango a sua disposizione, può contattarmi tramite questo stesso sito. In bocca al lupo e un cordiale saluto, dott.ssa Lucia Mantovani, Milano

Dott.ssa Lucia Mantovani Psicologo a Milano

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26 NOV 2012

Caro Federico. Penso che sia proprio in una relazione analitica protetta, non giudicante e costante che lei potrà esporsi per quello che è, potrà conoscersi e viversi con maggiore libertà e serenità. All'inizio potrà essere difficile, ma se riuscirà a superare il sentimento di vergogna, che in questo momento mi sembra l'ostacolo più forte, potrà poi lavorare su di sè e cogliersi con maggiore accettazione, con curiosità e piacere. Buon cammino.
dr.ssa Romanò

Centro Di Psicoterapia Dr.ssa Elisabetta Romanò Psicologo a Novate Milanese

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26 NOV 2012

Caro Federico,
penso che prima di tutto, deve essere lei ad accettare il fatto di essere omosessuale. E' sicuramente ancora più importante dell'accettazione da parte degli altri o quanto meno è il primo passo da fare. Cominci a riflettere sulle sue paure, su quello che la spaventa di più, sulle conseguenze che la sua rivelazione potrebbe avere e che la impauriscono. Capisco che si senta ancora imbarazzato, perchè il senso di smarrimento, incomprensione che prova, non sono facili da gestire, ma cominci con il chiedersi seriamente perchè ad esempio le sembra assurdo anche solo parlare "di queste cose".
Resto a disposizione
Mi contatti se preferisce anche privatamente
cari saluti
Dott.ssa Valentina Barbagl

Dott.ssa Valentina Barbagli Psicologo a Arezzo

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26 NOV 2012

Caro federico,
dev'essere terribile vivere una parte fondamentale della propria esistenza come la sessualità con vergogna e rifiuto. La esorto a ritentare con la psicoterapia, l'orientamento relazionale è quello che le consiglio vivamente.
un caro saluto
dr.ssa scipioni, roma

Anonimo-126894 Psicologo a Roma

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26 NOV 2012

Salve Federico,
a volte quello che non conosciamo ci spaventa molto e ci vuole del tempo per comprenderlo; inoltre, molto probabilmente l'educazione ricevuta dai suoi genitori contribuisce in tal senso. Noto in lei un forte bisogno di comprendere quello che le sta accadendo e come fare a conviverci in serenità.Già in passato si è rivolto ad uno psicoterapeuta; lo faccia di nuovo ma questa volta provi a darsi qualche possibilià in più,non fermandosi al primo colloquio.
Dott.ssa Irene Olivi

Irene Olivi Psicologo a Seravezza

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26 NOV 2012

Caro Federico, perchè continuare a portarti addosso il "fardello ", complicando sempre di più la tua vita? Per mia esperienza avverto in modo chiaro, al di là delle giustificazioni legate alla (dis) educazione , l'immediata necessità di uno (a) psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico, con il (la) quale iniziare seriamente una ricerca per scoprire in modo definitivo il tuo autentico orientamento. Dico questo, perchè al di là di quello che tu pensi di essere, non potrai mai acquisirne la certezza se non arriverai a sentirlo (in un contesto protetto o setting psicoterapico) Quando potrai raggiungere l'egosintonia allora si, ti garantisco, vivrai l'incontro con te stesso e potrai creativamente metterti alla ricerca della tua "anima gemella" (ovviamente, a prescindere dal prefisso " omo" od "etero") A tua disposizion , se lo riterrai necessario.
Dott.ssa Carla Panno psicologa- psicoterapeuta di Milano

Dott.ssa Carla Panno Psicologo a Milano

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26 NOV 2012

Buongiorno Federico, come sai l'omosessualita' in se' non ha nulla di vergognoso, e' pero' un modo altro di essere e vivere la propria intimita' e sessualita', comunque nel rispetto di chi abbiamo di fronte; purtroppo la nostra societa' porta ad avere molti condizionamenti e pregiudizi... Non so da quale citta' scrivi ma certamente ci saranno dei seri professionisti che potranno aiutarti se lo vuoi, ti consiglio un percorso terapeutico serio che ti aiuti ad affrontare le tue emozioni piu' profonde rispetto a questa cosa che ti e' in qualche modo "capitata"...
In bocca al lupo, Dott.ssa R. M. Scuto

Dott.ssa Rosa Michela Scuto Psicologo a Pontedera

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26 NOV 2012

Caro Federico, dalla sue parole emerge molto bene la sofferenza che sta vivendo, mi ha colpito molto la frase finale di quando racconta dell'incontro con lo psicoterapeuta: " sembrava assurdo il solo parlare di queste cose". da dove si comprende molto bene il limbo che sta vivendo, proprio per questo Le consiglio invece di provare a tornare dallo psicoterapeuta ( o andare da un altro se preferisce) e permettere alla relazione di costruirsi e di poter far venire fuori i suoi vissuti.
un caro saluto

Dr.ssa Lara Orsolini c/o Studio Psicologia Pisa Psicologo a Siracusa

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26 NOV 2012

Caro Federico, quanto è attuale il tuo malessere! la società e le prospettive si evolvono, ma certi modi di essere si scontrano ancora con tabù incrollabili. Noi siamo il frutto dei valori, delle regole, degli schemi di pensiero che ci tramandiamo e purtroppo ogni pensiero o atteggiamento divergente ed in contrasto con la norma-costituita genera rifiuto. Il rifiuto è spesso il frutto del timore per qualcosa di non conosciuto, che allontana da ciò che rassicura proprio in quanto conosciuto, e che è dunque più gestibile.
Caro Federico, ha già fatto passi da gigante aprendosi ad amici e familiari. Si dia il tempo necessario per abituarsi lei stesso all'idea di non essere sbagliato per il suo orientamento sessuale e dia anche il necessario tempo ai suoi cari per elaborare. Chissà da quanto tempo lei rimugina sulla sua identità, anche gli altri hanno bisogno di elaborare e capire. E poi, mi scusi, perchè far entrare nella sua sfera privata il suo valore professionale? Posso solo consigliarle di riprendere (iniziare) un percorso terapeutico, che forse l'ha spaventata poichè assimilato alla "guarigione di un problema" e non all'accettazione di un modo di essere. Solo imparando ad accettarsi ed a non giudicarsi (per quanto difficile) potrà arrivare a viversi amicizie, sentimenti e professione così come è giusto che sia. Coraggio! Cordiali saluti. Dott.ssa sabina Orlandini

Dott.ssa Sabina Orlandini Psicologo a Torino

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