La mia presenza non fa mai la differenza
Onestamente non saprei da dove partire, perciò provo a scrivere di getto nella speranza di riuscire a spiegarmi.
Ho 21 anni. Mi sembra sempre di essere sostituibile, da chiunque ed in qualsiasi gruppo; che io ci sia o meno fa poca differenza. Non è solo una mia sensazione: se gli altri (compagni di università, di convitto) escono a piccoli gruppi, io non vengo presa in considerazione. In parte li capisco, mi sembra di non apportare nulla di più al gruppo, posso essere "di supporto", ma la mia assenza non fa differenza.
Riesco a socializzare, ma praticamente mai ad entrare veramente in confidenza con qualcuno, quindi non ho veri grandi amici; avevo una "migliore amica" prima dell'università, ma studiamo in città diverse e inevitabilmente il rapporto si è affievolito, nonostante abbia fatto il possibile per rimanerci in contatto (in realtà anche durante le superiori si è più volte allontanata quando ha trovato qualcuno di "migliore" per poi tornare da me quando gli altri la allontanavano; me ne ero in parte resa conto, ma le volevo bene ed era la mia unica vera amica).
Non sono mai stata in grado di portare avanti un'amicizia per lungo tempo. Magari è perché non stringo legami talmente forti che possano durare a lungo?
Non credo di essere una brutta persona, anzi, sono carina e sempre gentile e disponibile con tutti. Ma sicuramente, se tutti riescono a fare amicizia ed io no, il problema è in me e non in loro.
L'unica persona con cui sono riuscita ad aprirmi veramente è il mio ragazzo, ma anche con lui ci ho messo davvero tanto tempo, almeno un anno, per essere me stessa.
Aggiungo che da più piccola sono stata vittima di bullismo, ero emarginata in classe, perché ero bruttina e molto studiosa. Il fatto di non avere amici di infanzia è una condizione che mi pesa, perché deve essere bellissimo conoscere qualcuno da tutta la vita e avere questo legame così profondo, tornare a casa per le vacanze e sapere che c'è qualcuno che ti aspetta oltre ai tuoi familiari.
A proposito di famiglia, aggiungo anche che i miei sono separati da quando facevo le medie e mio padre ha smesso di parlarmi da più di un anno. Per quanto possa sembrare crudele, sono molto più serena adesso. Per affrontare la situazione mi ero rivolta ad una psicologa dell'università, la quale mi ha spiegato, come sospettavo, che mio padre era emotivamente troppo immaturo e narcisista.
Vi chiedo come fare per cambiare la situazione. Purtroppo niente mi restituirà le occasioni sprecate; sono quasi rassegnata, ma ho la speranza che qualcosa, prima o poi, possa cambiare.
Vi ringrazio per le vostre risposte.