Relazione omosessuale con 32 anni di differenza e sensi di colpa.

Inviata da Maurizio · 31 ott 2016 Orientamento sessuale

Gentili dottori,

Mi chiamo Maurizio ho 22 anni e da poco è finita la mia prima relazione omosessuale con un uomo di 54 anni. Sono qui in cerca di un parere, per cercare di capire quale sia la cosa migliore da fare per lui.

Io: sono un ragazzo omosessuale cresciuto in un ambiente molto ostile a questa tematica, però ho già fatto brevi ma intensi percorsi con psicologi, per accettare a 360 gradi la mia omosessualità al punto che riesco a parlarne con chiunque senza paura del giudizio altrui. A causa di genitori emotivamente inetti, sono cresciuto con gravi carenze emotive che hanno influenzato le mie preferenze sessuali, infatti fin dai primissimi incontri avvenuti all'età di 16 anni, ho sempre ricercato persone con non meno di 40 anni. l'impossibilità di incontrare persone omosessuali in ambienti moralmente puliti, mi ha portato a ricercare punti di confronto in siti di incontri online. Per cinque anni circa nonostante io abbia sempre cercato una relazione, dall'altra parte ho solo trovato persone egoiste che non facevano altro che continuare ad aprire ferite, che io armato di pazienza e tempo, curavo una ad una, per poi riprovarci ogni volta. dopo una decina di incontri con persone diverse nel corso degli anni, ho incontrato lui a marzo di quest'anno.

Lui: un uomo di 54 anni apparentemente bisessuale. Ha vissuto la sua vita prevalentemente con donne, con una delle quali si è sposato ed ha avuto dei figli. Purtroppo questo rapporto matrimoniale lo ha moralmente annientato, perché l'instabilità mentale di lei gli impediva di vivere una vita felice. dopo un po' di terapia di coppia, lei non ha voluto più continuare e l'unica alternativa è stata quella del divorzio, avvenuto diversi anni fa, portandogli via l'inimmaginabile. tutt'ora, ogni azione della ex moglie ha l'obiettivo di ferirlo e e di farlo stare male, e considerando il suo stato di confusione, lei riesce ogni volta nel suo intento. Nella sua vita ha avuto pochi rapporti omosessuali, mai avvenuti durante una relazione con donna. lui ha sempre creduto di essere eterosessuale, ma che ogni tanto provava piacere nel relazionarsi fisicamente con uomini. Afferma però che al termine di tutti i suoi rapporti fisici omosessuali, ha sempre provato un senso di malessere e di fastidio interiore che non è mai riuscito a spiegare, dicendo che avverte la pulsione fisica, ma che poi secondo lui, non è necessario passare ai fatti (specifico che lui ha sempre avuto rapporti con coetanei, sono l'unico ed in assoluto il ragazzo più giovane con cui è stato).

Infatti è stato proprio questo il motivo della nostra rottura: ogni volta che ci vedevamo e avevamo rapporti fisici, lui si sentiva ogni volta sporco, malato, flagellandosi mentalmente che quello tra noi doveva essere e rimanere un rapporto d'affetto e d'amicizia che non doveva sfociare nel sesso. Purtroppo io non sapevo di questo suo stare male, mi diceva che aveva difficoltà a gestire la differenza d'età, ma me lo presentava come un leggero fastidio che lo portava solo in sovrappensiero, e non come la causa dei suoi attacchi d'ansia giornalieri.

La rottura definitiva è avvenuta circa 10 giorni fa, ma è oramai un mese che ci vediamo e sentiamo e non abbiamo più rapporti fisici, perché ora ho la certezza che gli fanno solamente male, e ferirlo è l'ultima cosa che voglio.

Io ho totalmente capito lui come si sente e del perché si sente sporco e di certo non gliene faccio una colpa. Ma quando gli dico che:
1)finalmente è entrato il raggio di sole nella mia vita di cui ho sempre avuto bisogno
2)poco prima di incontrarlo, avevo preso la decisione di avere rapporti sessuali in cambio di denaro perché non ce la facevo più a sentirmi usato e che lui mi ha fatto cambiare idea
3)mi ha allontanato tutti i pensieri di autolesionismo fisico e psicologico che mi attanagliavano in quel periodo...
credo che farebbe bene a me e a lui, che lui riconoscesse a se stesso che ciò che ha fatto mi ha aiutato, e che è stata davvero l'unica persona ad amarmi quando ho incontrato persone che hanno saputo solo usarmi e non vicevera.

lui già da prima che io lo incontrassi andava e va in terapia, ma che evidentemente non ha portato i suoi frutti, dato che dopo sette mesi di relazione il massimo aiuto che il terapista gli offre sembra essere "se non te la senti di avere rapporti con lui non farli", ma questo non credo servi a qualcosa dato che i pensieri nei miei confronti ci sono e non vanno via. ho insistito diverse volte ad andare in terapia insieme per aiutarlo, ma lui si è sempre totalmente opposto alla cosa, per paura di essere giudicato, ma magari per paura di scoprire la verità

ora sono qui, un po' giù non perchè sia finita tra noi, perchè sono il primo a dire che lui non è in grado di gestire una relazione del genere, ma perchè vorrei ritornargli una briciola di tutto il bene che mi ha fatto, ma come potrete immaginare non ho la minima idea di cosa fare, se non ascoltarlo quando ne sente il bisogno e offrirgli il mio punto di vista sulle cose.

vi chiederei se possibile di suggerirmi qualche libro utile, anche se non semplice dato che studio psicologia e credo di essere in grado di affrontare letture pesanti..

Chiedo scusa per la lunghezza del messaggio, ma è l'ultima ancora che posso tirare per cercare di aiutarlo. grazie per il tempo e la pazienza.

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Miglior risposta 1 NOV 2016

Buongiorno gentile Maurizio,
ho letto attentamente la sua richiesta dove emerge un'importante consapevolezza delle sue qualità come persona e come uomo, ma riguardo il vissuto del suo fidanzato Lei non può "pretendere" una presa di coscienza oltre quella che lui ha già e di quella che il suo percorso psicologico potrà offrirgli. Perchè dico questo, appare evidente che quest'uomo, con i suoi limiti, con i suoi problemi non risolti, sta provando in tutti i modi ad accettare in se stesso di relazionarsi con lei ed è anche importante che non abbia chiuso definitivamente la vostra relazione. Gli dia tempo, se crede, gli stia accanto come ora sta facendo, lo ascolti accettandolo, ma eviti di "sostituirsi" al suo terapeuta come sembrerebbe fantasticare perchè questo non funzionerebbe.
Spero di averle fornito degli spunti di riflessione
Cordiali saluti
Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Roma

Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Roma

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2 NOV 2016

Gentile Maurizio,
è probabile che quest'uomo non abbia raggiunto, come te, un livello di egosintonia sufficiente a fargli accettare completamente la sua componente omosessuale e comunque sta portando avanti un suo percorso di psicoterapia con cui tu non dovresti interferire.
Dal momento che tu per primo hai riconosciuto che le carenze emotive genitoriali con il loro persistere hanno influenzato le tue preferenze sessuali, non dovresti polemizzare con quest'uomo che, accorgendosi sia pure con ritardo di vivere male la relazione sessuale con te, si sente di poterti dare solo affetto di tipo paterno.
D'altra parte, dovrebbe esserti chiaro che condizionamenti (e forzature), a volte inevitabili, possono essere inopportuni e che la libertà individuale è inviolabile per cui ti suggerisco di rispettare le esigenze emotive di quest'uomo e soddisfare diversamente le tue.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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1 NOV 2016

Buongiorno Maurizio,
forse dovrebbe accettare che il suo fidanzato stia vivendo un momento di profonda confusione e malessere. Sta cercando di dare un senso a tutto ciò ma deve dargli il tempo che gli occorre e soprattutto non pretendere che le cose vadano esattamente come vuole lei. Il lavoro che sta facendo con il collega probabilmente sarà di utilità al suo fidanzato anche se non va incontro alle sue ( di Maurizio) aspettative.
Scrive che ferirlo è l'ultima cosa che vuole e questo fa capire l'affetto che lei nutre per lui. Da quello che scrive si evince che ha riposto molte aspettative in questo rapporto e ha caricato quest'uomo di molte responsabilità nei suoi confronti.
Forse aiuterebbe anche lei avere un supporto per affrontare questo momento di empasse.
Cordiali saluti.

Dott.ssa Loredana BELIGNI
Psicologa
Torino

Dott.ssa Loredana Beligni Psicologo a Torino

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