Salve, sono una ragazza di 22 anni. Sono al penultimo anno di università, ho un fidanzato e degli amici. Apparentemente sembrerebbe non mancarmi nulla, eppure avverto da un po’ di tempo a questa parte un senso di insoddisfazione e tristezza silente che si palesa ciclicamente con crisi di pianto immotivate. Sono sempre stata una persona un po’ insicura, motivo per cui ho scelto di rimanere a studiare nella mia città, ma comunque nel corso degli anni ho fatto molti passi in avanti. Sono riuscita gradualmente ad uscire dalla mia zona di comfort, ho anche iniziato a lavorare (cosa che fino a poco tempo fa sembrava impensabile per me). Prima di iniziare ho pianto tanto e anche adesso continuo a farlo mentre sono lì. Non so se è legato alla sensazione costante di non essere all’altezza di qualsiasi situazione o al disagio che avverto perché è la prima volta che mi metto davvero in gioco.
In più mi capita di sentirmi così anche in amicizia, quando vedo le mie amiche interagire faccio spesso paragoni, mi chiedo perché non sono come loro, perché non faccio di più per loro e anche nel lavoro. È una continua gara per compiacere gli altri, un eterno conflitto tra come mi comporto e come mi dovrei comportare per non sbagliare mai.
Ho provato ad intraprendere un percorso psicoterapeutico la scorsa estate quando andare in università era diventato invalidante proprio per via del continuo confronto con gli altri, ma non è andato a buon fine ed ho abbandonato. Dovrei ricominciare un altro percorso? Forse da sola non riesco a capire cosa non mi fa essere realmente felice…
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9 FEB 2022
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Salve Alina, mi dispiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
10 FEB 2022
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Buongiorno Alina,
dal tuo racconto si percepisce le difficoltà che stai affrontando in questo particolare periodo di vita, il confronto e il giudizio degli altri talvolta si può vivere come qualcosa di tanto invalidante. Sono importanti i passi che hai fatto finora, le sfide che hai deciso di intraprendere, come iniziare un lavoro, ma che comunque sollecitano ancora dubbi e disagi.
Comprendere il valore e il senso che dai al modo di vivere il confronto con gli altri sicuramente deve ancora essere compreso e gestiti. Una terapia non più gradita non significa fallimento, invece potrai trovare un'altra condizione con un professionista per lavorarci su, se consentirai di avere fiducia.
Personalmente rimango disponibile anche online
9 FEB 2022
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Carissima, immagino che debba essere molto doloroso il continuo confronto, specie se imposto dal suo umore negativo. Io sono sicura che lei va bene così com'è, ma non capisco cosa le fa pensare il contrario. Molto probabilmente sarà il suo stato depressivo, magari dovuto ad una strada intrapresa che non sente veramente sua. In ogni caso le suggerirei di ripensare a rivolgersi ad uno specialista. Pensi a quanta vita sta perdendo, non perda ulteriore tempo. La depressione è un baratro da cui dobbiamo trovare la forza di salvarci.
Resto a sua disposizione anche on line. Cari saluti.
Dottoressa De Luca Barbara
9 FEB 2022
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Buongiorno Alina,
credo che sia molto difficile per lei stare in questa situazione di “non sentirsi all’altezza e di vivere un disagio nel relazionarsi con gli altri”. Capisco che può essere doloroso affrontare un percorso personale che la mette in contatto con i suoi vissuti interni. Certamente non consideri un fallimento avere iniziato un percorso psicoterapico per poi averlo abbandonato. Provi a farsi aiutare rivolgendosi ad un professionista che possa esplorare assieme a lei questo disagio.
Rimango a sua disposizione anche per una consulenza online.
Dr.ssa Laura Chiuselli
9 FEB 2022
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Buongiorno Alina,
lei non ci informa perché la terapia non è andata a buon fine. Lei si sente insoddisfatta e si pone delle domande indicando essere motivata a capire cosa si passa dentro di sé. Non è facile capirlo da sola. Il terapeuta, "come uno specchio" potrà aiutarla a vedersi meglio. Penso che sarebbe opportuno cercare di intraprendere nuovamente una psicoterapia. Tenga presente che la scelta del terapeuta richiede una ricerca accurata sia in termini di orientamento sia sul piano personale. Auguro che questa volta possa andar bene!
Un saluto e una buona giornata.
9 FEB 2022
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Gentile Alina,
posso immaginare quanto debba essere complesso per una ragazza nel fiore dell'età doversi confrontare con questo continuo giudizio svalutante, soprattutto quando proviene da se stessa. Può capitare che un percorso psicologico non vada a buon fine, a volte non si è pronti, altre non si crea la dovuta complicità con il terapeuta. Dal canto mio, non posso fare altro che incoraggiarla a scoprire cosa si nasconde dietro le sue incertezze e lacrime, al fine di accudire la parte più fragile di sé e tranquillizzarla. In questo frangente, qualora lo ritenesse opportuno, resto a sua disposizione anche per un percorso online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Simona Delli Santi
di "Una Stanza per Sé: servizi per il benessere psicologico"
9 FEB 2022
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Buongiorno Alina,
L’idea di sé che ognuno di noi si porta dentro la costruiamo a partire dalle esperienze primarie. Da lì riceviamo o meno la sicurezza relativa alla positività della nostra immagine che poi ci portiamo da adulti.
Occorre pertanto andare ad individuare quelle esperienze che sono state motivo di un apprendimento sbagliato su di sé e ristrutturarle.
Resto a disposizione e le auguro il meglio
Dott.ssa Oriana Parisi