Sono di Torino, ho 19 anni, studio ingenieria e da 1 anno vado in cura da uno psicologo che di anni ne ha 64, dopo la morte di mio padre con cui avevo un rapporto catastrofico. Mi trovo molto bene con lui, abbiamo un rapporto molto stretto. Lui mi dice sempre di volermi tanto bene, che sono la sua preferita, che vorrebbe fossi sua figlia, mi da soprannomi dolci, mi chiama per sapere come vanno gli esami e mi abbraccia sempre, mi ha addirittura confessato che gli piaccio e di essere innamorato (non so cosa intendesse). Io sono davvero affezionata a lui, ho ricevuto anche dei regali e complimenti, nulla di volgare o esagerato. È il mio padre "adottivo" quello che non ho avuto. La domanda è: come farò a salutarlo un giorno, quando non ne avrò più bisogno?
Non trascende un pochino dal suo ruolo?
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6 NOV 2014
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Buongiorno Elisa
Devo ammettere in tutta schiettezza che questa relazione terapeutica così raccontata è un po' anomala e resto molto dubbiosa di fronte a quanto dici. Oltre a "trovarti molto bene" con il tuo psicologo, avete fissato e raggiunto insieme degli obiettivi terapeutici? Sicuramente la capacità di creare un clima di fiducia, stima ed affetto con i pazienti è molto importante, ma di pari passo a questo ci sono altre cose importanti come dare una risposta al bisogno che ti ha portato lì.
6 NOV 2014
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Cara Elisa, quello che racconti mi preoccupa davvero.
Per quanto non sia raro che anche lo psicologo più esperto possa affezionarsi ad un suo paziente, sono pienamente d'accordo con te quando ti domandi se non stia trascendendo un pochino dal suo ruolo.
Lo sta facendo Elisa.
Deontologicamente quello che questo signore sta facendo con te non è assolutamente corretto, approfittandosene- passami questa espressione- della delicata situazione in cui ti sarai trovata dopo la morte del tuo papà.
Non solo non dovrebbe sostituirsi a questa figura ma non dovrebbe permettersi di avvicinarsi fisicamente a te- anche solo con degli abbracci.
Comprendo il tuo esserti affezionata ma, credimi Elisa, se la situazione è realmente quella che racconti, lui non ti sta aiutando per niente.
Spero tu possa riflettere su queste mie parole e prendere una decisione nei confronti di questo rapporto che di terapeutico sembra avere ben poco.
Un caro saluto,
6 NOV 2014
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Cara Elisa
questo suo tenero Psicoterapeuta mi sembra che sia un pochino (tanto?) "sopra le righe" che tracciano i confini di una corretta Psicoterapia.
Sebbene un atteggiamento tranquillo e benevolo dello Psicoterapeuta può essere un bene nel percorso terapeutico qui si sta un poco sconfinando in atteggiamenti ambigui che, a mio parere, non fanno bene ad entrambe.
La persona che maggiormente deve essere tutelata è lei che è una Giovane Paziente in difficoltà e con un grave lutto da rielaborare e se lo Psicoterapeuta può (in certa misura) rappresentare in questo momento una figura di Padre buono a cui riferirsi, la cosa deve essere nei limiti di un corretto transfert e quando subentrano abbracci, dichiarazioni d'amore e regali, il tutto va molto oltre.
Il mio consiglio è di parlarne apertamente col suo Psicoterapeuta e di riportare le cose in termini di appropriata "distanza".
E' anche evidente che lei sia confusa e in ansia per questi comportamenti ed infatti ha sentito l'esigenza di scriverci circa questa situazione.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicoterapeuta in Ravenna
6 NOV 2014
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Elisa, mi sento di dirti che questo rapporto non ha nulla a che fare con un rapporto tra paziente e terapeuta. La persona a cui ti sei rivolta ha evidentemente trasceso il suo ruolo che sarebbe dovuto rimanere nell'ambito di un giusto distacco, e con questo non intendo escludere affatto la corrente affettiva che c'è sempre, a volte di più, a volte di meno, tra paziente e psicoterapeuta. Credo che ne dovreste parlare proprio per chiarire quali sono i vostri ruoli e che tipo di relazione vi state giocando. Qualunque cosa sia va dichiarata visto che sicuramente non è più un rapporto psicoterapeutico. Mi permetto anche di metterti in guardia da una persona che pur dicendo di volerti bene, sta proiettando su di te fantasie e bisogni che sono essenzialmente suoi, forte della possibilità manipolatoria data dal ruolo che tu gli hai dato scegliendolo come tuo psicoterapeuta. Non voglio essere troppo dura e mi fermo qui. Tutelati subito. Un padre tu ce l'hai, prima era vivo e reale, ora è dentro di te, ed è con quello che devi fare i conti. La magia della sostituzione con uno buono vivo e vegeto è una truffa. Un abbraccio e in bocca al lupo!
Ti è stata utile?
Grazie per la tua valutazione!
6 NOV 2014
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Cara Elisa,
il comportamento del tuo psicologo mi sembra uscito dal rapporto professionale e di normale compliance psicologica, mi sembra più un rapporto di affetto troppo esagerato che deontologicamente trovo scorretto e poco di aiuto per te.
Rispondo alla tua domanda: si trovo che il rapporto trascenda notevolmente il ruolo.
Dott.sa Paola Madesani
6 NOV 2014
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Elisa.
Il rapporto con il terapeuta spesso è "colorato" dalle nostre fantasie e dal ciò che viviamo in relazioni al di fuori della terapia stessa. Sono sentimenti ed emozioni che vanno al di là del rapporto reale con lo psicologo,ma che sono del tutto normali.
Tuttavia dalla sua descrizione mi sembra di capire che lei provi un senso di disagio in questa situazione,che forse sta superando dei confini. In questa sede non è possibile,né giusto dare un giudizio sull'operato del suo terapeuta. Non sottovaluti pero le sue sensazioni,provi a confrontarsi con lui. Se ciò non risolve il problema,provi eventualmente a consultarsi con un altro specialista per un'opinione.
Cordialmente
Dott.ssa Serena Vallana
6 NOV 2014
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Cara Elisa,
avverto una fortissima implicazione controtransferale (il transfert del terapeuta nei confronti del paziente), dalla quale si evince che il tuo terapeuta ti vive come una figlia, ma qui la questione si rende complicata dalla tua reazione transferale nella quale si realizza un grande bisogno di regredire fino a toccare delle fasi evolutive precedenti e connotate edipicamente.
Pur avendo centrato la delicatissima dinamica, non mi consento di procedere e pertanto ti suggerisco di parlarne apertamente con lui, dopodiché, qualora ti rimanesse qualche dubbio, puoi sempre ricontattarmi.
Buon 'lavoro'.
Dott.ssa Carla Panno
psicologa-psicoterapeuta
6 NOV 2014
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Gentile Elisa,
sembra di percepire una certa paura da parte sua che un futuro distacco sia molto o troppo difficile da affrontare. Quello che posso dirle è che a mio avviso deve considerare lo psicoterapeuta per ciò che è: una professione di aiuto. L'aiuto fornito può e deve durare nel tempo, lo psicoterapeuta può rappresentare un puntello di riferimento che vicaria carenze e in tal senso gli effetti del suo agire dureranno anche indefinitamente, ma rimane pur sempre un professionista dell'aiuto.
Al pari di un medico può anche guarire e rimettere a posto una vita, ma poi il paziente riprenderà autonomamente il suo percorso, così come farebbe dopo che un medico gli avesse salvato la vita, anche se ovviamente il rapporto interpersonale con i due professionisti è un po' diverso.
6 NOV 2014
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Gentile Elisa, la situazione che descrivi mi pare davvero molto delicata. Non ravviso il problema nel come farai a separarti dallo picologo quando la psicoterapia sarà conclusa, su questo si lavora con il terapeuta. Il problema sta invece nei comportamenti un po ' troppo affettuosi di questo psicologo: regali, abbracci, dichiarazioni di essere innamorato non fanno assolutamente parte della prassi psicoterapeutica. Forse rappresenta per te una figura paterna sostitutiva e queste attenzioni ti fanno piacere, ma credo che tu stessa abbia forti dubbi in proposito, dato che hai scritto questa mail. Parlane con tua madre, spiegale la situazione. Non credo che questo collega si stia comportandomin modo corretto.
Un saluto
Maria Rita Milesi
Psicologa Psicoterapeuta a Bergamo e a Milano