il figlio di lei

Inviata da Riccardo Pucher Prencis · 24 ott 2022 Terapia di coppia

Sono Riccardo, ho 62 anni e un divorzio alle spalle, senza figli.
Non ho avuto figli perché non mi piacciono. Quando ero con mia moglie pensavo che si trattasse della paura che non potessimo essere sufficientemente presenti, di abbandonarli ai nonni o alla babysitter (io e mia moglie lavoravamo assieme per tante, tante ore al giorno). Ora penso che quella fosse una finzione, in realtà ero semplicemente geloso della mia centralità nel rapporto con mia moglie.
Da quattro anni ho una compagna che ha un figlio, adesso quasi sedicenne. Lei ha 53 anni. E’ separata ma non divorziata.
Non lo sopporto quel ragazzo.
Non sopporto quando sua madre lo considera una persona eccezionale mentre è appena che normale.
Non sopporto quando sua madre interrompe una conversazione o qualsiasi altra cosa che stia facendo con me per dare retta a lui che non può essere lasciato ad aspettare (mica delle ore: nemmeno ho un minuto).
Non sopporto che la sua presenza in casa possa rendere meno intimi i “momenti” che sto vivendo con sua madre.
Non sopporto il suo atteggiamento sbruffone e sopra le righe, i racconti che fa del modo sgarbato con il quale tratta le sue amiche o degli atteggiamenti maleducati che ha in classe verso i professori.
Non sopporto che pensi di diventare una stella del basket americano mentre quando è in campo ha stento sa cosa fare con la palla (difatti, tira a canestro molto poco perché non ha la sufficiente freddezza per farlo).
Non sopporto che appena entra in casa si metta e debba essere al centro dell’attenzione e pretendere che tutti si penda dalle sue labbra per sentire le scemenze che racconta o per assistere ai suoi giochi di prestigio con le carte (gli riuscissero poi…).
Non sopporto il suo modo di parlare con il quale mangia le parole e le spara tutte a mitraglia che non si capisce nulla.
Non sopporto che sua madre debba ripetergli mille volte di parlare in modo comprensibile e che lui se ne freghi.
Non sopporto che sia sempre attaccato al suo telefonino.
Non sopporto che i suoi genitori gli lascino fare tutto ciò che vuole (di più suo padre, una specie di mammo mal riuscito, di meno sua madre).
Non sopporto che si rivolga a me chiamandomi per cognome, come fa con i suoi compagni di classe e mi tratti alla stregua di uno di loro.
Non sopporto che sua madre lo giustifichi in questi suoi atteggiamenti semplicemente affermando che come suo figlio sono tutti i ragazzini di quell’età.
L’elenco, dei “non sopporto” potrebbe essere anche più lungo ma penso che quanto ho detto sia sufficiente.
Vorrei chiedere una cosa.
E’ possibile immaginare che io riesca a eliminare questi “non sopporto” e a normalizzare il rapporto con questo ragazzo e con sua madre?
Ovviamente il rapporto non è normale nemmeno con sua madre perché lei non può essere messa nelle condizioni di rinunciare a suo figlio per me.
Non conviviamo e, allo stato, nemmeno pensiamo di farlo, viste le difficoltà.
Sua madre mi dice che suo figlio ha molta considerazione per me, che sono cieco quando non mi accorgo di come mi cerca appena sa della mia presenza, che addirittura lui accetta di fare qualcosa con sua madre solo se sa della mia compresenza.
Io in verità penso che lui mi sopporti come qualsiasi figlio sopporti il compagno/a del genitore. Del resto, lui non ha scelto me e io non ho scelto lui: semplicemente ci siamo trovati l’uno tra i piedi dell’altro.

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