Ho lasciato la terapia e mi sento vuota

Inviata da Sonia · 27 lug 2023 Autorealizzazione e orientamento personale

Gentili dottori e dottoresse,vi scrivo perchè mi sento davvero molto male.Sono una donna di 35 anni e ho una serie di problemi : ho il disturbo paranoide,dipendenza affettiva e ansia.Vorrei sottoporvi una questione.Ho iniziato una terapia psicanalitica circa 5 anni e mezzo fa.All'inizio ho ottenuto una serie di benefici;mi sentivo meglio sia psicologicamente che fisicamente,anche perchè avevo avuto una relazione tossica con un narcisista patologico che mi aveva distrutta.Ma grazie alla terapia sembrava mi fossi ripresa.Le sedute le ho sempre vissute con tanta tensione,molta sofferenza,ma ero felice.Poi è nato il transfert.A detta del mio dottore,un transfert erotizzato.Da quel momento in poi la terapia è deragliata dai binari. Per ben 3 volte il mio terapeuta me lo ha fatto notare e non solo per colpa mia,ma perchè lui si era avvicinato emotivamente a me.Fin dall'inizio della terapia lui è sempre stato molto attento,ma anche molto "intimo" nella relazione terapeutica...e questo mi ha portato a contattarlo spesso fuori seduta quando stavo male e quando accadeva qualcosa che mi faceva stare male.Anche lui mi rispondeva,dicendo che paradossalmente certe volte aveva bisogno di uscire dal setting per dirmi che non sarebbe uscito dallo stesso.Molte volte diventava freddo e scostante.Un paio di volte si è arrabbiato perchè ho riferito cose alla mia psichiatra,perchè la terapia mi faceva star male. Altre volte era fin troppo vicino,quasi come se ci fosse una magia nell'aria,quasi come fossimo innamorati.Ma ogni volta che io gli facevo notare che anche lui non era professionale con me,avevo l'impressione che usasse la professionalità come scudo.E' arrivato a negare cose che aveva detto e che io avevo sentito chiaramente.Sono molto delusa.Molto amareggiata.Mi sento vuota adesso,ma ho dovuto lasciare la terapia..Non riuscivamo piu' ad avere un rapporto professionale: io non mi sentivo libera di parlare e lui era molto insicuro,tanto da chiedermi se faceva bene a chiamarmi .Spesso mi faceva scrivere delle lettere per sfogare il mio transfert.Lui vorrebbe essere amici,ma non so se è un rapporto malato o meno.Sento di averlo messo al centro del mio mondo.Vorrei un parere se possibile.
Mi sento sola e vuota senza lui.

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Miglior risposta 28 LUG 2023

Buongiorno Sonia, diciamo che come regola d'oro bisogna sempre ricordare che la terapia deve incentivare l'autonomia del paziente e l'investimento di energie in relazioni e progetti di vita. La terapia deve essere la base sicura a cui tornare per elaborare i riflessi emotivi delle esperienze fatte nella vita di tutti i giorni. Se diventa un pezzo della vita del paziente o un surrogato di relazione, allora devono scattare mille campanelli di allarme. Se non succede al terapeuta è importante che se ne accorga la paziente.
Purtroppo a volte fra paziente e terapeuta soprattutto se di sesso opposto, si può instaurare una dinamica salvatore-vittima, in cui il primo soccorre più e più volte la paziente nei suoi momenti di crisi.
La gestione delle crisi, soprattutto all'inizio del trattamento, è una prassi importante che il terapeuta può concedere con precise modalità che facciano comunque rientrare anche questi momenti nel setting terapeutico. Devono essere brevi incontri telefonici concordati, focalizzati sul superamento della crisi (nei quali di certo non si può parlare delle modalità relazionali), ed avere un carattere di straordinarietà contraddistinto dalla gravità della situazione (rischio suicidio o autolesionismo) e dal fatto che sono sporadici. Soprattutto andando avanti devono diventare sempre più rari (se aumentano con il progredire della terapia devono essere colti come un segnale che c'è qualcosa che non va).
Quando lei scrive di aver messo il suo terapeuta al centro del suo mondo denota di aver riproposto una dinamica di dipendenza da un uomo investito di ammirazione da parte sua per il ruolo autorevole che riveste. Rispetto all'esperienza tossica che ha vissuto con il narcisista è stata forse più forte l'illusione di poterlo conquistare visto che il suo terapeuta immagino l'abbia trattata con più gentilezza e premura.
Purtroppo l'altra faccia della medaglia dell'esaltazione degli uomini di cui si innamora è la sua svalutazione. Quello che non si coglie in una relazione d'amore è che i sentimenti che si provano sono patrimonio della persona che ama, non il riflesso delle qualità della persona amata. Chi non ha sentimenti e non sa amare, non può amare neanche la persona più bella e perfetta del mondo. Chi ha ricchezza interiore e capacità di emozionarsi può farlo anche con persone imperfette o normalissime.
L'errore dei dipendenti affettivi sta nel fatto che pensano che ciò che provano è dovuto alla bellezza di chi ammirano. Per questo hanno paura di separarsi, perché temono di perdere la capacità di amare e di emozionarsi. Per questo oggi lei si sente svuotata e sola: pensa che avendo chiuso la relazione con il suo terapeuta egli si sia portato via tutte le emozioni che ha provato nella relazione con lui. Ma non è così. I sentimenti e la capacità di emozionarsi nella relazione è una sua qualità che nessuno le può portare via e che lei può riproporre con chi vuole. Ciò di cui ha bisogno è imparare a godere della relazione nel momento in cui essa sta avvenendo, gratificandosi momento per momento dei gesti e delle parole che scambia con la persona con cui è in relazione. Al contrario, quando entra in relazione con qualcuno che ammira si sente tesa, sotto esame, e si sente gratificata solo se riesce a "conquistare" e trattenere la persona che ammira, in quanto può alzare la sua autostima di riflesso.
Il suggerimento è pertanto quello di intraprendere un nuovo percorso di terapia, con una terapeuta donna, che l'aiuti a comprendere qual è il momento cui lei devia dall'amore per se stessa alla devozione verso un uomo autorevole e/o, ai suoi occhi, affascinante. L'obiettivo non è tanto quello di capire perché fa così, ma come e quando avviene, in modo che possa tenere le redini della sua vita interiore, emotiva e relazionale, piuttosto che subire un copione che la possiede.

Dott. Lelio Bizzarri Psicologo a Roma

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2 AGO 2023

Buongiorno, sicuramente c’e voluto tempo e coraggio ma da come l’ha descritta ha fatto benissimo a interrompere la sua terapia, non deve essere stato facile. Da come lo ha descritto il vostro rapporto non era professionale già da tempo e la colpa è del suo terapeuta, parte del suo lavoro è mantenere professionalità ed aiutarla. E per questo non potete essere amici ed è assurdo che lui gliel’abbia proposto. Mi spiace per quanto ha vissuto e mi spiacerebbe ancora di più se non avesse più fiducia nella terapia, sicuramente invece che aiutarla, verso fine del vostro rapporto ha peggiorato i suoi sentimenti e per questo si sente giustamente sola, amareggiata e delusa comprensibilmente. Mi dispiace davvero. Le consiglierei pian piano di elaborare tutto questo con i suoi tempi e quando se la sentirà con un professionist magari molto diverso, per quanto immagino sia comunque difficile pensarci dopo tutto ciò.

Dott.ssa Erica Farolfi Psicologo a Forlì

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31 LUG 2023

Salve Sonia,
Da quello che lei racconta sembra siate entrati in un cortocircuitò di transfert e controtransfert che ha bloccato il flusso terapeutico che si apprestava ad essere chiuso con esito positivo. Nulla è ancora perduto però. Il terapeuta in questi casi ricorre ad un supervisore che lo aiuti a disimpegnarsi dal viluppo controtransferale. Il transfert e il controtransfert sono eventi naturali in una terapia che va in porto. Il punto è non favorirne gli esiti amorosi che poi fanno uscire dalla terapia ed entrare in un rapporto di amore la coppia terapeutica. Ma a quel punto la relazione cambia e diviene più intima, il paziente non dovrebbe più pagare le proprie sedute perché la relazione ha a cuore il bene del paziente ma in una versione sentimentale. È chiaro che c’è di mezzo un incrocio proiettivo, ma il terapeuta avveduto in quel caso si fa aiutare da un collega più anziano esterno al setting analitico, a meno che la coppia non decida di entrare nel discorso amoroso. Ma allora non si parla più di analista-paziente. Se lei ha difficoltà emotive in questo momento, le consiglio di fare una consulenza psicologica per vedere questa situazione. Potrebbe aiutarla a prenderne distanza per riflettere su che tipo di vuoto è quello che lei sta provando.
Dott. Pietro Salemme

Dott. Pietro Salemme Psicologo a Roma

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28 LUG 2023

Cara Sonia,
mi dispiace per quello che sta vivendo la ringrazio per essersi confidata con noi.
La gestione del transfert e del contro transfert è un aspetto cruciale nella terapia.
Se sente che, per diverse ragioni, la sua terapia non ha più lo stesso potere benefico e catartico allora le consiglio di concentrarsi su un nuovo percorso.
Credo sia importante che sia supportata e seguita e che alcuni suoi aspetti siano gestiti e rimandati per essere rielaborati da lei in modo funzionale.
Resto a disposizione, anche online, qualora ne avesse bisogno.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ilaria Tempesta

Dott.ssa Ilaria Tempesta Psicologo a Roma

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28 LUG 2023

Buongiorno
Reputo opportuno che tu faccia dei colloqui con uno psicoterapeuta.
Per avere migliore chiarezza.
L amicizia, tra paziente e psicoterapeuta non può esistere.
Lo dice anche il codice deontologico.
Dott.ssa Patrizia Carboni
Psicologa Psicoterapeuta
Roma

Dott.ssa Patrizia Carboni Psicologo a Roma

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28 LUG 2023

Gentile utente,

Mi dispiace sentire che sta attraversando un momento difficile nella sua vita personale e nella sua relazione con il suo terapeuta. La situazione che descrive riguarda il transfert, un fenomeno comune nella terapia psicologica in cui il paziente può sviluppare sentimenti intensi nei confronti del terapeuta. È importante ricordare che il transfert è una parte normale del processo terapeutico e può essere utilizzato come strumento per comprendere meglio le dinamiche emotive e relazionali del paziente.

Tuttavia, è fondamentale gestire il transfert in modo appropriato per garantire che la terapia rimanga focalizzata sul benessere del paziente. In questo caso, potrebbe essere utile discutere apertamente dei suoi sentimenti con il suo terapeuta e cercare di capire le ragioni alla base del transfert. Il terapeuta dovrebbe essere in grado di fornirle una guida e un sostegno per affrontare questi sentimenti e lavorare sulla sua ansia e le sue paure.

Se sente che il suo terapeuta non è in grado di gestire adeguatamente il transfert o se la situazione sta influenzando negativamente la sua vita personale, potrebbe essere utile cercare il supporto di un altro professionista della salute mentale. Un altro terapeuta potrebbe offrirle una prospettiva diversa e aiutarla a gestire il transfert in modo più efficace.

In conclusione, è importante affrontare il transfert con apertura, comunicazione e supporto professionale. Cerchi di concentrarsi sul suo benessere emotivo e sulle sue relazioni con gli altri per trovare un equilibrio nella sua vita. Spero che questi suggerimenti possano essere utili per lei e le auguro il meglio nel superare questa sfida nella sua vita e nella sua terapia.

Dr. Matteo Piccioni Psicologo a Torino

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