Ha senso provare a riconquistarlo?
Cerco di essere quanto piú breve possibile. Quasi 3 mesi fa sono stata lasciata dal mio ragazzo dopo una relazione di 6 anni. Per farla breve, siamo sempre stati una coppia `simbiotica´, che ha sempre condiviso tutto, nel bene e nel male. Non solo partner ma anche "amici", grande complicità e voglia di divertirsi insieme, supporto reciproco nei momenti di bisogno. All'interno della nostra comitiva di amici additati come la coppia 'perfetta', destinata ad invecchiare insieme, etc. Lui generalmente percepito come quello piú emotivamente "dipendente" dei due. La separazione non è stata un fulmine a ciel sereno: negli ultimi 5/6 mesi ho avuto una cotta per un mio collega che avevo 10h al giorno in ufficio tutti i giorni. Una cotta/flirt che non si è concretizzato in nulla ma che mi ha reso emotivamente instabile, ero distratta, assente (pensavo spesso a lui mentre ero con il mio ragazzo) e a tratti 'pesante' e paranoica (i sensi di colpa, il mio flirtare con questo ragazzo hanno cominciato a rendermi paranoica e a pensare che lui potesse fare lo stesso). Nell'arco di questo periodo di tempo mi chiede piú volte perchè mi stia 'állontanando', e rispondo cose come´lo stress al lavoro´,etc. Sono giunta infine, dopo troppo tempo, alla conclusione che la cosa piú ragionevole da fare è abbandonare il mio lavoro. Si trattava soltanto di una cotta, una forte attrazione, niente per cui valga la pena sabotare una relazione di 6 anni. Nel frattempo il mio (ex) ragazzo parte per 4 settimane per la Francia per fare un corso in un'accademia (una settimana lo vado a trovare). Durante questo periodo continuo ad avere un atteggiamento pesante e paranoico, ma continuo a ripetergli anche che al suo ritorno lascerò il mio lavoro, voglio voltare pagina e porre fine al mio stato emotivo instabile. So che esiste un problema, ma fino a quel momento penso soltanto che il problema lo stia creando io, che stia a me risolverlo e che tutto dipenda soltanto da me. Mi sbagliavo. Al suo ritorno affetto e coccole come sempre, ma ad un certo punto, dopo non so quale discussione, di punto in bianco mi rivela che ha capito per la prima volta che riesce a stare bene anche da solo, che ha conosciuto una nuova parte di se stesso piú indipendente, che vuole provare a essere "protagonista della propria vita", a non "dover rendere conto a nessuno" (non aveva pianificato di lasciarmi o di farmi questo discorso, gli sono uscite le parole di bocca e non è piú riuscito a rimangiarsele). Ovviamente il tutto condito con frasi come "non ne sono sicuro, una parte di me dice che sbaglio, ma queste sensazioni ora sono piú forti, probabilmente mi pentiró ma ora mi sento cosí ", etc. Spaventata gli confesso le mie ragioni, che sono stata "strana" per questa cotta (questa confessione lo scuote, ma quando successivamente riparliamo delle "ragioni" della rottura non ritorna mai su questo argomento in particolare).
Dal giorno in cui mi fa questo discorso ci vediamo diverse volte (per volontà di entrambi), dove non riesce a fare a meno di chiamarmi amore, accarezzarmi, baciarmi, ma infine restando fermo nella sua decisione.
Ovviamente inizialmente incredula, irrazionale, arrabbiata, gli dico cose orribili (classici atteggiamenti che non fanno che allontanare ancora di piú, lo so). Ora, a distanza di quasi 3 mesi, sto cercando di metabolizzare e capire. Non mi rinfaccia niente, non rinnega il nostro grande amore, o che sono la persona che lo ha reso quello che è. Siamo d'accordo tutti e due che sono stati 6 anni felici, anche i suoi amici piú intimi sono rimasti scossi quando hanno saputo della sua decisione (inaspettata per tutti). In un altro momento storico, anche se non sono stata una buona fidanzata per diversi mesi, avremmo cercato di rimediare insieme. Lui ha preferito troncare. La ragione razionale che mi sono data è stata: lui ha 26 anni ed è ´stato´ soltanto con me. Sente il bisogno di provare nuove esperienze (o meglio, nuove donne), altrimenti si sta 'perdendo' qualcosa (non siamo mai stati una coppia che non fa cose interessanti e nuove, le uniche "esperienze" che posso impedirgli sono altre donne). Inoltre credo che nell'ultimo periodo non lo abbia fatto sentire molto desiderato, e che in generale alcune mie inibizioni possano aver limitato la nostra vita sessuale (lui sempre stato piú entusiasta di me, ma questo e´qualcosa su cui so di poter cambiare). In sostanza: non ci sentiamo piú da 2 mesi (senza contare un suo messaggio di auguri il giorno del mio compleanno un mese fa). Mi rendo conto che ´pregare´o chiedere di tornare insieme non serve. So che vedermi e sentirmi gli fa effetto. Vorrei soltanto chiedergli di vederci, chiacchierare, far finta che sono tranquilla e serena, e dimostrargli (indirettamente) che posso dargli molto di piú di quello che ho fatto finora. In due mesi sicuramente non puó aver esaurito la sua voglia di fare esperienze ´nuove´, mi rendo conto di questo. Ma io so che il tipo di intesa che abbiamo sempre avuto e´difficilmente riproducibile, non posso credere che per lui sia facile trovarla altrove. Ha senso provare a rivederlo, a distanza di due mesi, da persona ´calma´e matura? (cosa che ovviamente non ero le ultime volte che ci siamo visti). So di fargli ancora un grande effetto. L'unica cosa che non so è se il mio mostrarmi ´cambiata´puó far 'rientrare' la sua voglia di indipendenza. (Conoscendolo, anche se in questi 2 mesi gli fossi mancata non mi contatterebbe per rispetto, se non sa con certezza che vuole tornare con me). Forse è solo la mia parte irrazionale a parlare, ma credo che non si tratti di un amore destinato a rimare un ricordo. Mi piacerebbe avere un punto di vista esterno. Grazie in anticipo.