Lei non è più innamorata. Accettare la cosa o provare a riconquistarla?
Buonasera,
mi chiamo Giulio e ho 34 anni. Neppure una settimana fa si è interrotta una relazione che andava avanti da 10 mesi con una ragazza di 25 anni. È stata una decisione univoca, in quanto lei mi ha confessato di non essere più innamorata e di non provare nulla, neppure quando facevamo l'amore.
Io lavoro, ho appena comprato casa: in poche parole sono una persona che va realizzandosi e cerca una relazione seria e matura, ma che non sfoghi necessariamente in matrimonio e figli. Lei studia medicina, ha i suoi progetti da realizzare, un futuro, difficile, da compiere e quindi alla ricerca di una relazione alla leggera e senza particolare impegno, di modo da non distrarla eccessivamente dal completamento del suo percorso di studi. Il rapporto è sempre stato turbolento per via della differenza d'età, di visione e di bisogni all'interno dello stesso, ma era comunque all'insegna della spensieratezza, della felicità e dell'amore reciproco. Mano a mano, però, i dubbi si sono insinuati nella sua testa per via di litigate magari non accese o frequenti, ma comunque importanti e mai di poco conto. Se alzavo i toni era un problema, se mi lamentavo che non ci vedevamo spesso era un problema. Alla lunga tutto questo ha portato la mia ormai ex ragazza, definirla compagna mi sembra fuori luogo per come si è sviluppata la relazione, a domandarsi spesso e volentieri il senso della nostra relazione. Almeno 2 o 3 volte ho dovuto farmi forza per entrambi e rimettere tutto sui giusti binari, diciamo così, fugando i suoi dubbi e la visione sempre più pessimista e cupa che prendeva corpo, e spesso il sopravvento, nella sua testa. Eppure, il mio farmi forza era giustificato. Nonostante quanto descritto poc'anzi, lei sembrava davvero innamorata: scriveva lettere, faceva regalini, mi scriveva e chiamava spesso, a letto mai un problema. E poi parlavamo spesso e volentieri, in un confronto sano e costruttivo il più delle volte, di ciò che andava bene e quale fosse la maniera migliore per affrontare i malintesi e i problemi comuni ad ogni coppia, specialmente in quelle dove l'iniziale passione doveva lasciar necessariamente posto a qualcosa di più concreto e maturo. Tutto più o meno nella norma, fino a quando la situazione non è esplosa completamente a fine aprile, nel momento in cui lei ha confessato di non farcela più, di essere stanca, accusandomi per giunta di essere fin troppo pressante e assillante. Sostanzialmente riconosceva che io avevo bisogno di qualcosa in più che lei era incapace di darmi. Questo portava ad una mia evidente frustrazione, causa principale della succitata pesantezza. Inoltre, a completare il quadro, erano emersi due fattori mica da ridere:
- lei ammetteva candidamente che io non ero la sua priorità
- lei considerava il mio non voler frequentare, o in alcuni casi conoscere, i suoi colleghi universitari una cosa molto grave.
A mia parziale discolpa, i tentativi da parte mia ci sono stati. Solo che la differenza d'età ha inficiato spesso negativamente in questi approcci.
Abbiamo deciso di riprovarci e darci una nuova possibilità, ma ormai qualcosa si era rotto. Lei mi cercava meno, con poco trasporto ed affetto oramai affievolito. Tutto questo fino ad arrivare a martedì scorso, dove in una telefonata a dir poco fredda e glaciale, mi comunicava che stare insieme era inutile, senza senso e costituiva per lei motivo di insofferenza. Era finita. L'ho incontrata e mi ha ribadito tutto quanto per filo e per segno, adducendo le solite scusanti che fanno da corollario ad ogni rottura. Inoltre, mi ha confessato di avermi in qualche modo tradito, avvicinandosi ad un suo amico e di averlo persino baciato.
Per me è stato comunque un fulmine a ciel sereno, perché come detto ci confrontavamo spesso, e nelle ultime due settimane sembrava che si potesse tornare ad essere felici ed innamorati. Mi sbagliavo. Lei è stata sempre abile a mascherare il tutto, a darmi segnali d'amore quando in realtà di sentimento ce n'era ben poco. Persino lunedì scorso, l'ultima notte assieme, ci sono stati momenti teneri, passionali: da vera coppia insomma. Tutte balle. Era voler bene e non amore. Da parte sua oramai non c'era traccia di alcun sentimento. Anzi, la sua confessione è stata per lei una liberazione, una presa in giro che terminava per entrambi.
Credo sia pleonastico aggiungere come per me sia difficile accettare tutto questo: non dormo, mangio ma a fatica, sono stressato, lavoro appena, sorrido poco e mi struggo tanto. Ho sacrificato tanto per lei, ho messo me stesso sempre in discussione e pur di venirle incontro ho accantonato sogni e bisogni (parlo di convivenza ad esempio). Da innamorato credo e spero ancora in un riavvicinamento, ma dubito sarà così. Secondo voi dovrei insistere oppure mollare definitivamente la presa?
Il mio terapista mi ha consigliato di mollare la presa e nel caso attendere che si rifaccia viva lei. Avrei bisogno di un secondo parere, o anche terzo, da esperti del campo.
Chiedo scusa per il caos grammaticale e logico di questi pensieri sparsi. Del resto rispecchia fedelmente la confusione presente nella mia testa.
Grazie per le eventuali risposte.