Grosso problema a scuola con una professoressa
Buongiorno,
Ho bisogno di aiuto perchè sono distrutta. Sono 3 mesi che piango e sono arrivata persino all' autolesionsimo. Premetto che è una storia lunga e abbastanza complicata, scusate.
Il fatto è che: voglio un bene immenso alla mia professoressa di inglese. So che questa è una cosa dolce e bella però a me fa star male.
Io le chiesi aiuto perchè avevo problemi scolastici, era un brutto e stressante periodo per me e lei mi aiutò, mi stette vicina nel momento del bisogno, si prese cura di me... Mi chiedeva come stavo, mi incoraggiava e io adoravo tutto questo e ciò che stava facendo per me, mi sentivo amata. Cos' mi affezionai a lei moltissimo, la consideravo la mia seconda mamma e le volevo un gran bene. Io mi impegnavo moltissimo per renderla fiera di me, non vedevo l'ora che arrivasse per sentirla spiegare la lezione e per sorriderle dolcemente.
Poi arrivò un giorno (8 marzo) in cui una mia cara amica aveva avuto problemi familiari e voleva parlarne con la professoressa. Così questa mia compagna mi chiese di accompagnarla. Assistetti alla loro conversazione e ammiravo come la prof riuscisse a comprendere perfettamente la situazione... Ad un certo punto si avvicinarono... E si abbracciarono. Proprio lì davanti a me. Ero triste, gelosa, arrabbiata, come se mi avessero trafitto 100 coltelli. Quel pomeriggio piansi, piansi, piansi. Piansi una miriade di lacrime. Si piangevo per lei, per la mia cara prof. Perchè anche io volevo stare tra le sue braccia. Da quel giorno non smisi di piangere.. Piangevo a casa, fuori, a scuola, durante le sue ore. Ma lei non se ne accorgeva mai. Io le volevo un bene indescrivibile, l'amavo quasi quanto mia madre. Così questo sentimento si fece un'ossessione.
I giorni passavano... E io non smettevo, lei non sarebbe mai stata 'mia'. Il 27 marzo mi chiamò a sedere alla cattedra affianco a lei per seguire su una fotocopia... E nonostante fosse lì accanto a me sembrava lontana milioni di miglia... Avevo gli occhi lucidi e cercavo di trattenere le lacrime. Speravo ogni giorno in un suo sorriso, sue due parole, un suo sguardo... Che non arrivavano mai. Desideravo ritornare a quei giorni stupendi in cui lei mi stava vicina. Il mio sogno era lei, lei che mi abbraccia e che mi dice che mi vuole bene.
Iniziai a scrivere un quaderno, un diario di sfogo... Le pagine cominciarono a crescere... Ora sono circa 60. Il giorno dei colloqui disse una frase che non scorderò mai: 'Spero che Francesca verrà a trovarmi l'anno prossimo, io sono qui che l'aspetto.' quella frase mi colpì al cuore... Mi sorrise calorosamente e se ne andò, mentre io l'ammiravo.
Il giorno seguente lo rifece. Mi fece ancora accomodare ad un passo da lei. C'era la distanza di un abbraccio fra noi. Io sorridevo perchè mi illudevo che avesse capito tutto e facesse questi gesti per starmi vicina. Lei era tutto ciò che volevo. Ogni giorno mi chiudevo in camera a piangere: ero piena di dubbi, preoccupazioni, paure, confusione, dolore, pensieri, lacrime. Se ho mai pensato di essermene innamorata? Si, ci ho pensato tante volte e questo pensiero mi perseguitava. Io adoravo tutto ciò che faceva e che diceva.
Un giorno, stanca di tutto, dopo un mese e mezzo di tanto dolore presi la decisione di parlarle. Così entrammo in una stanza dove eravamo sole... Io cercai di spiegarle ma le parole non mi uscivano, mi bloccavo... Lei mi guardava con la fronte aggrottata e ad un certo punto mi disse che non riusciva a capire... Io le spiegai che era il mio idolo... Che stavo sempre male... Che l'avrei voluta sempre con me... Lei mi disse che era normale alla mia età trovare un modello da seguire, una figura di riferimento che nella scuola mi adatterò subito e dimenticherò. Gli occhi mi si riempirono, non avevo il coraggio di piangerle in faccia. Ma lei non capì e io mi spiegai male.
Le mie amiche odiavano vedermi così... Così presero la decisione di parlarle, mostrandole il quaderno... La professoressa non reagì molto bene... Non volle leggere il quaderno perchè non se la sentiva... Lei sembrava a disagio, imbarazzata, come se volesse andarsene ... Disse tipo 'non sono pronta per questo' e la sua frase mi ferì tanto. Continuava a scuotere il capo e a balbettare (io non ero presente).
Ero distrutta. Mi sentivo una delusione. Non potevo lasciare tutto andare e cominciare a dimenticare, non riuscivo. Cominciai a farmi del male fisico, sbagliando. Speravo che un giorno notasse quelle maledette cicatrici e mi chiedesse 'Ma perchè?'. Desideravo che mi vedesse piangere per farle capire il male che mi aveva fatto. Ma non si accorse mai di nulla. Non si accorse mai delle cicatrici, mai dei pianti, mai delle facce tristi, mai dei miei sguardi bisognosi di lei e del suo affetto. Mi sentivo abbandonata.
Col tempo capii che l'autolesionismo non era la risposta, così smisi. Ma stavo male lo stesso, la notte mi addormentavo con la sua foto fra le braccia e stringevo il cuscino fingendolo lei.
Di recente ne parlai con la mia professoressa di matematica la quale mi vide piangere e si interessò. Le dissi tutto molto spontaneamente perchè mi fido di lei. Mi capì al volo. Disse che il problema doveva essere risolto prima degli esami, perchè altrimenti mi sarei trovata in una brutta situazione agli orali di inglese. Quel pomeriggio, dopo la nostra chiaccherata, la prof di matematica decise di chiamare la mia cara professoressa di inglese, a cui non ho smesso di voler bene nemmeno per un secondo, le disse che voleva chiarire insieme il prima possibile, cioè oggi.
Oggi era l'ultimo giorno di scuola (8 giugno), sono 3 mesi che sto così. Ero in ansia. Una piccola vocina gridava di crederci e di non smettere di sognare, ma io dubitavo che oggi quella donna avrebbe fatto il primo passo verso me. Passeggiavo per la scuola durante la festa di fine anno, quando ecco.. La prof di inglese, bellissima come sempre, accompagnata dalla docente di matematica che mi passa accanto e mi dice che era il momento di chiarire... Io annuii. Sentivo le lacrime che si formavano nei miei occhi. Mi accompagnarono in un angolo e cominciammo a parlare ... Le chiesi scusa per tutto.. Lei mi disse che non c'era nulla di cui scusarsi... Che non bisogna essere tristi e stare male perchè fuori c'è un bellissimo mondo da scoprire e che avrò un bel futuro.... Perchè sono una brava studentessa, una brava persona ecc... Ha aggiunto che lei mi ha sempre stimata e che non è mai calata la sua stima verso me e anche che l'anno prossimo la verrò a trovare. La professoressa di matematica ascoltava la conversazione... Io ero come un cubetto di ghiaccio... Non piansi davanti a loro... Mi chiese se percaso avevo qualcosa da aggiungere e io dissi: ' vi voglio bene, voglio bene ad entrambe.', mi risposero che anche loro mi vogliono bene, poi il momento magico finì.
Non ne parlai con nessuno di quei 10 minuti in quell'angolo della scuola fra il chaos generale. Ero felice si... Ma sentivo che mi mancava qualcosa... Qualcosa di importante... Qualcosa che avrei voluto succedesse... Qualcosa che avrebbe veramente fatto di oggi il giorno più bello della mia vita... Forse volevo quell'abbraccio, forse proprio quello desideravo. Quell'abbraccio che sognavo da mesi.
Quindi... Non so più cosa pensare... Sento un vuoto... che mi porta dolore e che deve essere colmato... da lei.
L'anno prossimo non sarà più la mia professoressa e mi mancherà molto. Adesso dovrei solo andare avanti, lo so. Dimenticarla, lo so. Ma io 'Non sono pronta'. Non posso lasciare che tutta la speranza e l'amore che ho coltivato muoia. Non è semplice lasciarla andare.
Scusate il papiro. Grazie mille per aver letto e per l'attenzione.