Come andare via di casa dopo due TSO?

Inviata da Chiaroviaggiante · 15 mar 2023 Autorealizzazione e orientamento personale

Buonasera, come spesso mi capita mi trovo in tarda serata a rimuginare sulla mia situazione, mi sento incastrata e non so come uscirne.
Sono una ragazza di 32 anni.
Quando avevo 17 anni, mio fratello più grande, che di anni ne aveva 28, si è suicidato.
Mio fratello soffriva probabilmente di un disturbo bipolare, che da quando si è manifestato ha come "rotto" l'illusione di famiglia felice che eravamo, creando una situazione di silenzi, omissioni, in cui i suoi comportamenti lesivi, e autolesivi, venivano goffamente nascosti da i miei genitori, in un tentativo di proteggerci che altro non ha fatto che allontanarci. Io avevo paura di lui, non riuscivo a comprendere la differenza tra la cattiveria e la malattia mentale, non avendomi nessuno spiegato cosa fosse quest'ultima, fino a quando non è stato troppo tardi.
Ho comunque vissuto male l'adolescenza, non so se perchè la situazione in casa era diventata instabile, ma da quel momento è come se avessi cominciato a percepire il mio ambiente familiare e ciò che mi stava attorno come ostile, come se non fossi mai abbastanza per fare qualcosa di buono, di percepirmi sempre come inferiore a chiunque. Ho cominciato a chiudermi, e a soffrire di disturbi alimentari.
Finita la scuola superiore ho voluto iniziare l'università, ma quello che più mi premeva era lasciare casa e tutto quello che aveva rappresentato per me, volevo solo scappare da un ambiente che mi faceva sentire sola.
All'inizio c'è stato molto entusiasmo, mi sono trasferita a Torino con un amico e facevo del mio meglio per applicarmi negli studi. Tuttavia, ho cominciato a sviluppare un forte senso di inferiorità nei confronti dei miei compagni, di ansia, non riuscivo ad uscire di casa perchè mi vedevo e sentivo sempre orribile.
Ho cominciato a bere, a non mangiare, non avere nessuna regolarità fino a quando non ho cominciato a perdere il controllo di me stessa. Dalla fase depressiva sono entrata in una fase maniacale, in cui scrivevo senza sosta scritti senza senso che volevo far leggere a tutti, delle favole che in quel momento pensavo fossero talmente geniali da poter impedire a chiunque di togliersi la vita. E' come se desiderassi ardentemente di avere uno scopo, pensavo a mio fratello, mi sentivo divorata da un senso di colpa talmente forte che sentivo di voler pagare, dover pagare. Da lì a poco mi hanno fatto un TSO di 10 giorni, poichè il mio comportamento era diventato piuttosto problematico, e sono tornata in famiglia.

Dopo di allora, sono entrata nuovamente in una forte fase depressiva, ma i miei genitori mi hanno comunque dato la possibilità di ricominciare gli studi a Milano.
Li ho portati avanti per un po', ma i problemi non erano cambiati, avevo sempre difficoltà ad andare alle lezioni, a stare in aula con altri compagni, a rapportarmi con loro. Tuttavia qualcosa è cambiato quando mi sono trasferita in una casa con altri coinquilini, con i quali ho stabilito dei rapporti di amicizia che non avevo mai sperimentato, e anche con una di loro una storia d'amore che mi ha dato davvero molto. E' come se in quel momento avessi trovato un posto in cui mi sentivo davvero a casa, in cui si poteva ridere ed essere a proprio agio, in cui ho cominciato finalmente a scoprire me stessa e a piacermi.
Ho cominciato a trovare dei lavoretti, e ho lasciato gli studi. L'idea di avere una sorta di indipendanza economica ha preso il sopravvento su di me, ne sentivo la necessità e ho seguito quella direzione, anche se l'ho tenuto nascosto ai miei genitori per molto tempo.
Ho sempre svolto lavori umili, ma non mi ha mai pesato troppo, l'unica cosa che appunto mi pesava era il fatto di tenerlo nascosto alla mia famiglia che non mi avrebbe appoggiato sul fatto di stare fuori casa per compiere un certo tipo di mansioni, e quindi ho sempre detto loro di lavorare in un ufficio.
Mi sono poi trasferita in un altro appartamento, e durante la pandemia ho cominciato a fare uso di cannabis. All'inizio per divertimento, fino a quando non si è rivelata una sorta di dipendenza che purtroppo mi ha condotto ad avere un altro episodio psicotico, per il quale sono stata ricoverata nuovamente per un altro TSO.
Dopo questo evento, chiaramente i miei genitori hanno appreso la verità, e hanno perso la fiducia in me.
Riesco a comprenderlo, riconosco i miei errori, mi sono costati molto.

Sono ora passati due anni, vivo con loro sempre svolgendo lavoretti occasionali, e sembrano estremamente contrari al fatto che io possa andarmene nuovamente.
Non sembrano fidarsi di me, nel senso più lato che non mi ritengono come una persona in grado di prendersi cura di se stessa, e riesco a comprendere la loro paura a riguardo.
Ma so anche che questo mi fa sentire una specie di disabile, come se la mia vita fosse ormai finita, senza la possibilità di evadere da questo contesto che odio.
So che legalmente non possono certo trattenermi, ma mi sento scoraggiata all'idea di scontrarmi con loro per la mia libertà, mi sento in difetto e in torto, mi sento in colpa per il fatto di avere una testa del genere e di non sapere nemmeno troppo bene il perchè. Ma l'alternativa è rinunciare alla vita, perchè ormai sto solo sopravvivendo.
Mi scuso se ho scritto troppo, ma vorrei tanto un parere esterno su come io possa riuscire a cambiare questa situazione.
Vi ringrazio molto.

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