Blocco con le ragazze

Inviata da Angelo · 5 giu 2020 Terapia di coppia

Salve,
Sono un ragazzo di 29 anni ed è da diversi anni che convivo con quello che io definisco "blocco" con il gentil sesso.
Vi scrivo perchè ho bisogno di sfogarmi, ma anche per poter fare un pò di lucidità sull'argomento.
Che io abbia memoria è da circa quando avevo 16 anni che ho una specie di blocco nel conoscere le ragazze, oltre che non avere più nessuna relazione.


Ogni volta che devo conoscere una ragazza, l'ansia prende il sopravvento, facendo scattare in me un meccanismo che mi porta a fuggire e a non voler più conoscere la ragazza.
Molto spesso noto che ancor prima di conoscere la ragazza, tendo ad idealizzarla tanto, per poi puntualmente non provarci.
Credo che il fatto che io provi un ansia del genere in una situazione simile, possa essere dovuto al fatto che io non conosca praticamente nessuna ragazza, e perciò tendo a dare troppo peso alla ragazza di turno, almeno questo è ciò che ho capito.

Sono diversi anni che non conosco nessuna ragazza, e perciò non posso dire con certezza se questo mio meccanismo sia ancora attivo, ma confesso che l'idea di mettermi in gioco con una ragazza mi fa percepire un pochino di ansia, forse è normale.

Uno dei problemi sta nel fatto che non avendo molti amici, e attualmente non frequentando l'università, corsi, o varie attività spciali/sportive, non ho molte possibilità di allargare il mio circolo sociale (in realtà sono una persona che si, soffre il non avere una brillante vita sociale, ma amo anche stare da solo a volte) e quindi poter conoscere ragazze "a caldo", che è molto più facile che conoscere uno sconosciuto in strada.
Anche se ammetto che a 21 anni ho provato a fare diversi approcci in strada a freddo con sconosciute, e devo ammettere che la cosa può darti piacevoli emozioni facendoti sentire vivo. (se non vieni respinto)

Perciò attualmente la mia unica possibilità di poter conoscere le ragazze è quella di approcciare in strada, o al parco, insomma in ambienti/modi "a freddo" diciamo, il che non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che mi sentissi un pò bloccato anche in una situazione simile: Quando vedo una ragazza che mi piace in strada, o al parco ecc, è come se sentissi il forte desiderio di andare a conquistarla, ma allo stesso tempo percepisco un'altra forza che fa da attrito, come un "freno a mano invisibile", un blocco, che mi porta senza neanche farci caso, a lasciar perdere, per poi dopo qualche minuto razionalizzare di aver forse perso un occasione.

Quasi sempre evito di provarci con qualcuna, (quando sono conscio di ciò che succede) perchè la prima cosa che mi viene da pensare (in particolare se sono coetanee) è quella di venire rifiutato a priori. (ammetto di pensare che più una ragazza sia avanti con l'età, più lei abbia pretese nei confronti dei ragazzi.)
Perciò negli anni a furia di pensare di poter essere subito respinto, mi sono un pò abituato a questo dolore che io definisco con: "Vorrei, ma non posso".
Ovvero, se mi dovesse sorridere una ragazza in strada, io lascio scorrere il tutto per poi accorgermene dopo dell'occasione persa,e ciò mi provoca frustrazione.

Ci tengo a scrivere un altro aspetto negativo che sento:
Divento triste quando vedo le altre coppie felici.
Mentre invece una delle cose che mi fa più rabbia, è vedere che alcuni ragazzi riescono persino ad uscire con più ragazze alla volta, mentre io invece non conosco nessuna ragazza da anni, anzi ho soltanto racimolato dei no, oppure perso occasioni.
Vedere questi ultimi elementi mi fa provare solo molta rabbia, invidia e frustrazione, in particolare verso i ragazzi che apparentemente vantano un discreto successo.
Per non parlare che alcuni di questi ragazzi sembrano essere dei tipi poco raccomandabili, alcuni invece dei perfetti narcisisti.
Io non capisco, se ce la fanno degli elementi simili, perchè io no, e loro si?, che cosa hanno questi elementi?
Tutto ciò mi fa stare male.

Ormai non credo,e non ho mai creduto alla frase "prima o poi la ragazza giusta arriverà", questa per me è solo una frasetta che si dice tanto per... noi non siamo la metà di nessuno, ma se c'è una cosa che ho capito, è che una persona non può rimanere ferma a guardare e aspettare.
Vi ringrazio in anticipo per avermi dedicato un pò del vostro tempo.

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Miglior risposta 6 GIU 2020

Buongiorno, l'ansia e la paura del rifiuto, il timore di non essere all'altezza, il senso di inadeguatezza e di impotenza, agiscono congiuntamente nella creazione di un circolo vizioso che inibisce e blocca ogni suo movimento interno in controtendenza, che pure sente di avere.
L'idealizzazione è poi un meccanismo complesso che andrebbe compreso.
In una situazione come quella descritta è utilissimo farsi supportare da uno specialista.
Non aspetti oltre
Cordiali Saluti
Dott. Masucci A.

Dott. Armando Masucci Psicologo a Avellino

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12 GIU 2020

buongiorno Angelo,
terrei a farle qualche e breve precisazione, forse le suoneranno come banalità o cose che già sa ma ritengo comunque utile specificarle.
Intanto diciamo che nessuno è gentile in base al genere di appartenenza e che si può apparire gentili senza poi avere un grande considerazione per il prossimo. Poi diciamoci anche che nessuna donna o uomo può essere conquistata o conquistato, questo perché occorre sempre un interesse condiviso e certo, quello che occorre è mostrare il proprio interesse in modo che anche l’altro possa poter comprendere se corrisponde o se prova qualcosa che lo attrae.
Lei coglie bene un punto importante che si collega con quanto specificato sopra, cioè che probabilmente tende a idealizzare . Solitamente l’oggetto idealizzato è sempre irraggiungibile (in tal senso l’oggetto d’amore). Ora, senza considerare la prossima interpretazione come veritiera, in quanto non la conosco abbastanza, potrebbe anche esistere una esperienza con il suo oggetto d’amore primario (sua mamma) o con l’antagonista (suo padre) che l’ha messo in una condizione di stanza affettiva o di frustrazione interiorizzante o anche di eccessiva investimento sul vostro rapporto cercando di viziarla in tutto (solitamente è il comportamento di chi ha un ruolo materno fagocitante). Quello che fa l a differenza è come lei ha “indossato” l’esperienza vissuta

Rimango a sua disposizione per eventuali approfondimenti o se desidera prendere un primo appuntamento
Saluti

Dott.re Lorenzetto Claudio Psicologo a Ferrara

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6 GIU 2020

Caro Angelo, complimenti per la lucidità e la consapevolezza con cui descrive la situazione. E' evidente che ci sono risorse introspettive che sono solitamente fattore estremamente positivo rispetto a una prognosi di risoluzione della difficoltà. Ha anche già smantellato per proprio conto alcuni dei più frequenti stereotipi che sono motivo di stallo esistenziale (ad es: "l'altra metà della mela"). Per uscire dallo stallo è fondamentale però approfondire alcuni aspetti, ad esempio: le aspettative e le idealizzazioni nei confronti della ragazza di turno; la progettualità che Lei vorrebbe in un ipotetico rapporto; la relazionalità allargata (non ha molti amici: perchè?); la modalità con la quale si pone nei confronti dell'Altro (non solo ragazze, ma anche ragazzi con cui si confronta senza trovare il senso dei Suoi fallimenti relazionali). E' evidente che ci sono esperienze che Lei non afferra completamente o non riconfigura in modo identitario, e che impediscono una progettualità relazionale funzionale e positiva. Dato che la questione prosegue da lunga data, farei un passaggio ulteriore a quello che ha appena fatto e contatterei un terapeuta. Sarebbe un percorso con l'obiettivo di comprendere questi modi di essere con l'Altro in vista di una risoluzione dello stallo e di apertura di possibilità d'azione con ragazze e contesto amicale. A disposizione! in bocca al lupo, DP

Dott. Daniel Michael Portolani Psicologo a Brescia

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