Ansia nuovo lavoro e paura del giudizio
Buonasera, mi chiamo Rachele e ho 26 anni.
Sono un'assistente sociale.
Da qualche settimana sto affrontando un periodo di cambiamento che mi sta mettendo parecchio alla prova: ho cambiato città e regione per andare a convivere con il mio fidanzato e ho cambiato posto di lavoro, finendo a lavorare in un ambito che ho sempre evitato come la peste da quando mi sono abilitata come assistente sociale.
Per quanto riguarda il trasferimento sono tranquilla; sicuramente devo ancora abituarmi ad avere una routine ma la città l'ho già "vissuta" (quando vivevo lontana da lui ci andavo spesso nei weekend) e mi piace molto.
È stata una decisione voluta e non mi pento.
Il vero problema qui è il lavoro e la mia scarsa fiducia in me stessa.
Ho lavorato come assistente sociale per due anni nell'area inclusione sociale (reddito di cittadinanza) e disabilità.
Ero arrivata a conoscere abbastanza bene procedure e luogo, mi hanno fatto complimenti, mi hanno fatto critiche, ho fatto cose giuste e cose sbagliate ma le ho accettate, con il desiderio di migliorarmi.
L'ambito dove attualmente lavoro è l'area minori e famiglie. Ho sempre avuto un timore assurdo nel cimentarmi in questo ambito, un po' perché da altri colleghi si sentono racconti poco carini, un po' perché ho i miei buoni motivi: scadenze più stringenti, utenza che arriva al servizio non sempre spontaneamente ma, più spesso, con mandato dell'autorità giudiziaria, clima più stressante, responsabilità più alta, procedure più complicate...e tanto altro.
Mi avevano colloquiato per un'area anziani. Il giorno prima che partissi mi richiamano dicendomi che, a causa di alcuni cambiamenti improrogabili, mi avrebbero messo nell'area minori perché l'altra era già stata occupata.
Mi è caduto il mondo addosso e andai un po' nel panico. Tuttavia, il mio progetto di trasferimento era già completo e non me la sentivo proprio di rifiutare: così accettai, nonostante l'ansia.
Sono tre settimane che sono qui e sto ancora cercando di barcamenarmi tra tutti i cambiamenti: riprendere i pezzi dell'altra collega, venire a conoscenza di procedure mai fatte, la consapevolezza di non sapere...
E soprattutto paura di tutto. Ho l'autostima sotto i piedi, fiducia in me non pervenuta, tale da scandagliare ogni sguardo e parola di chi mi sta attorno, ho una micidiale del giudizio altrui.
Rimugino costantemente rispetto alla mia adeguatezza al ruolo, alle mie competenze da assistente sociale, le metto in dubbio, mi chiedo se non è meglio fare altro. Per poi sentirmi in colpa sul fatto che non posso sempre scappare, che nella professione che ho scelto un giorno la tutela minori l'avrei dovuta affrontare comunque, che ora ho un affitto da pagare e non posso mollare tutto così...
Ho aumentato le mie sedute psicologiche ad 1 alla settimana, visto il periodo stressante.
Non so se conviene passare a una psicoterapia però, magari è più mirata.
Vorrei che l'ansia si facesse da parte per permettermi di godere delle cose che mi piacciono da sempre e, finalmente, rasserenarmi.
Aggiungo che sono anche molto introversa e timida, questo mi rende difficoltoso il crearmi legami solidi con gli altri colleghi.
Avrei tanto altro da dire ma mi fermo qua, i punti salienti li ho scritti.