​Quali sono le conseguenze dei traumi relazionali (e non) sul nostro benessere?

Al giorno d'oggi sentiamo sempre più spesso parlare di traumi. Ma quali sono le tipologie di traumi esistenti e quali conseguenze possono esserci sul nostro benessere nel momento in cui li viviamo?

18 GEN 2024 · Tempo di lettura: min.
​Quali sono le conseguenze dei traumi relazionali (e non) sul nostro benessere?

Un'esperienza viene definita traumatica nel momento in cui la persona non riesce a fronteggiarla interamente perché troppo impattante, pericolosa o estrema per lei stessa. Quando l'impatto non è sostenibile, l'esperienza vissuta dev'essere frammentata all'interno del cervello per essere considerata accettabile.

Quando un’esperienza può essere definita traumatica?

Questa frammentazione può portare ad una mancata elaborazione dell'evento o ad una parziale elaborazione e quindi a non poche problematiche successive. La persona può iniziare a sperimentare emozioni disturbanti (come ansia, iper-attivazione, difficoltà a dormire, flashback, scarsa concentrazione…) anche a distanza di molto tempo (anni), soprattutto a fronte di stimoli che per qualche analogia ricordano l'evento traumatico. Per fare un pò di chiarezza, i traumi possono essere suddivisi in due tipologie: grandi e piccoli traumi

  • Quando parliamo di traumi non dobbiamo far riferimento solo a traumi con la T grande, ovvero traumi di elevata portata che minano l'integrità psicofisica della persona o eventi indirettamente subiti che comportano comunque un grande shock (come ad esempio catastrofi naturali, violenze, lutti, incidenti…).
  • Possono essere definiti traumi anche tutte quelle esperienze relazionali sfavorevoli e negative (traumi con la t piccola) che non sono così gravi da portare alla morte o ad un grave pericolo per la persona, ma se prolungati nel tempo possono comunque causare le medesime conseguenze dei traumi con la T grande (in questo senso facciamo riferimento ad umiliazioni, trascuratezze di vario tipo, episodi di abbandono, rifiuto, tradimenti da parte di figure significative e non…).

Sempre più spesso si nota come le persone che decidono di affrontare un percorso psicologico per via di problematiche anche molto comuni (come ansia e depressione), siano state soggette ad uno o più traumi all'interno della loro storia passata. Per questo motivo è doveroso poter permettere alla persona di rielaborare l'esperienza traumatica in sicurezza, con il fine che questa possa continuare a vivere la propria vita senza blocchi ed emozioni disturbanti.

Come affrontare il trauma?

Una tecnica efficace e scientificamente provata, utile per rielaborare i ricordi traumatici è l'EMDR. Questo metodo terapeutico si basa sulla desensibilizzazione e quindi sulla rielaborazione dell'evento traumatico mediante movimenti oculari alternati del paziente stimolati dal terapeuta. In sintesi, il terapeuta chiederebbe al paziente di seguire le sue dita in modo alternato: prima a destra e poi a sinistra e così via dicendo. In questo modo si andrebbero a stimolare gli emisferi cerebrali destro e sinistro cosicché possa avvenire la rielaborazione adeguata del ricordo.

In altri termine, è come se si andasse a depotenziare le emozioni e le sensazioni fisico-corporee associate all'evento traumatico e le concezioni negative che la persona ha interiorizzato a fronte del trauma. Concezioni negative possono essere ad esempio: "io sono in pericolo" nel momento in cui la persona da piccolina ha assistito ad una forte lite tra i genitori, oppure "io non sono amata" nei casi di separazioni o divorzi che hanno portato ad un grande cambiamento nelle relazioni famigliari, o ancora, "io non ho il controllo" in episodi di panico o di fronte ad incidenti improvvisi). Come mai questa tecnica sarebbe così efficace?

  • È considerata una tecnica efficace perché opera a livello delle reti neuronali presenti nel nostro cervello ed agisce a livello strutturale in modo totalmente spontaneo. La persona elaborerebbe quindi il ricordo per libere associazioni.
  • È un metodo comprovato scientificamente, dimostrato grazie ai cambiamenti osservati in diversi studi che hanno visto la comparazione di risonanze magnetiche di persone tra il prima e il dopo trattamento.
  • È un valido aiuto nei momenti di impasse della terapia.
  • La tecnica risulta rapida e da risultati visibili soprattutto in presenza di traumi con la T grande (disturbi post traumatici da stress). Risulta comunque valida in presenza di altri disturbi come disturbi d'ansia (soprattutto negli attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo, fobie ecc.), disturbi alimentari, alcuni disturbi di personalità (come il disturbo borderline creatosi a seguito di traumi relazionali complessi), ma anche altri eventi improvvisi della vita come lutti, separazioni, fine di relazioni e altri traumi relazionali.
  • E' un valido aiuto anche per chi presenta un disturbo di personalità al fine di migliorare la sua integrazione.

Come affrontare il trauma?

Cosa si intende per integrazione della personalità?

Integrare la personalità significa rendere la persona consapevole di alcuni suoi aspetti misconosciuti o rifiutati della propria personalità. L'obiettivo è quello di aiutarla a ricostituire una personalità equilibrata, coesa e coerente perché spesso una persona che ha avuto esperienze negative nel corso della sua infanzia/adolescenza si riconosce in alcuni modi di essere, pensare e sentire, ma non in altri.

Queste persone sono solite apprezzare le loro parti più forti, quelle che l'hanno salvate, che le hanno portate a reagire a certi eventi faticosi di vita e che hanno continuato la loro vita normale. Al contrario, rifiutano le parti più bisognose o quelle più emotive della loro personalità, ovvero quelle parti che non sono state accolte dai loro famigliari significativi o nel peggiore dei casi sono state maltrattate.

In altre parole, è come se la parte non accolta dal genitore o da un altro adulto significativo venisse rifiutata e distanziata dallo stesso bambino, di modo da pensarla come non-parte di sé perché troppo angosciante e troppo dolorosa. Da qui la necessità di allontanarsene.

Uno degli obiettivi della terapia in età adulta, infatti, è proprio quello di riconoscere come parte della propria personalità tutti questi aspetti (anche quelli più dolorosi) perché tutti sono serviti e contribuiscono tutt'ora al funzionamento della nostra persona.

La sfida sarà proprio quella di non riconoscerli solamente, ma pian piano anche imparare ad accettarli, abbracciarli ed infine apprezzarli, perché non è possibile essere sereni e soddisfatti interamente di noi se rifiutiamo alcune nostre parti. 

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Scritto da

Dott.ssa Elisa Simeoni Psicologa Psicoterapeuta

Psicologa, laureata in Psicologia Clinica con il massmo dei voti presso l'Università Cattolica di Milano, in formazione come Psicoterapeuta alla Scuola di Specializzazione “Mara Selvini Palazzoli" di Brescia ad orientamento sistemico-relazionale. In costante aggiornamento anche nel settore legato alla promozione della salute e del benessere, attraverso corsi e seminari.

Bibliografia

  • Van Der Kolk, B. (2020). Corpo accusa il colpo: Mente, corpo e cervello nell'elaborazione delle memorie traumatiche. Raffaello Cortina Editore.
  • Shapiro, F. (2017). Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) therapy: Basic Principles, Protocols, and Procedures. Guilford Publications.

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