L'ACT (Acceptance and commitment therapy)

Cos’è la terapia ACT? Scopri quali sono i suoi obiettivi primari e com'è la terapia con questa metodologia psicologica.

4 DIC 2023 · Tempo di lettura: min.
L'ACT (Acceptance and commitment therapy)

Ideata da Steven Hayes, l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy, terapia basata sull’accettazione e sull’impegno) è considerata il ramo di terza generazione della classica Cognitive Behavior Therapy (CBT). In un interessante libro di Harris, è riportata una bella sintesi che rende l'idea di come opera questa metodologia:

  • A sta per accettare i propri stati d'animo ed emozioni
  • C significa connettersi con i propri valori
  • infine T è da leggersi come tradurre i propri valori in azioni

Al di là di queste considerazioni teoriche, mi piacerebbe soffermarmi su quanto la ricerca della felicità, paradossalmente, porti a concentrarsi troppo sulla ricerca di soluzioni del problema, che altro non fanno se non alimentarlo, invece di seminare e costruire una vita piena e significativa, termini usati dai terapeuti ACT.

Come costruire una vita felice secondo l'ACT?

Spiegato meglio con una metafora, provate a pensare al vostro problema più assillante come se fosse rappresentato da erbacce alte in un giardino di casa che volete ovviamente estirpare per renderlo ordinato; ora, mentre strappate erbaccia dopo erbaccia, inevitabilmente ne cresceranno contemporaneamente altre di nuove, e vi affannerete a strappare anche quelle, di fatto non risolvendo nulla ma creando un circolo vizioso e, aggiungerei noioso e improduttivo.

Se invece di strappare le erbacce provate a spostare l'attenzione su come abbellire il giardino seminando rose, forse vi godreste di più la vita. Ancora, pensate a chi siete veramente e non identificate voi stessi con i vostri problemi, voi non siete la somma dei sintomi del DSM, siete persone con pregi e difetti. Avete delle passioni che magari non conoscete perché non siete connessi con il vostro vero sé.

La vita è un viaggio, da immaginare come una camminata, se ad ogni passo pensiamo a risolvere problemi, come dove spostare il peso sulle gambe e sui piedi per mantenere l'equilibrio, il viaggio sarà poco piacevole e non alzeremo lo sguardo verso l'orizzonte, non avremo scopi.

Per godersi la vita e raggiungere la realizzazione non dobbiamo tenere sotto controllo tutto, ma agire più istintivamente, consentendoci di sbagliare qualche volta, in fondo nessuno è perfetto. Certe tecniche delle due precedenti generazioni cognitivo comportamentali sono certamente ancora molto utili per alcuni pazienti, e alcune di queste tecniche e strategie sono presenti anche nell'ACT, ma trovo questo tipo di approccio una grandiosa sintesi tra cognitivismo, comportamentismo e psicodinamica (o più precisamente psicologia del profondo in senso lato). Gli approcci e i tentativi falliti precedentemente vengono smontati nella terapia e si trovano nuove vie per raggiungere ciò che si vuole. a questo punto della terapia grazie alla ristrutturazione cognitiva, l'accettazione e l'esposizione, il clinico dovrà consolidare il cambiamento ottenuto. Bisogna fornire standard di performance più realistici e interiorizzati, costruendo un nuovo modello di "Sé ideale".

Esempio di terapia ACT: ansia sociale

Alla fine di questo processo il paziente dovrà strutturare un'autostima derivante da un confronto realistico tra sé ideale e sé percepito, che include anche le caratteristiche che un tempo lo definivano come "inetto" ai propri occhi e a quelli altrui. È bene alla fine del trattamento di informare il paziente della possibilità di ricadute, insegnandogli a capire i segni prodromici dei sintomi così da non catastrofizzare e pianificare di chiamare il terapeuta per delle sedute di rafforzamento con l'utilizzo di tecniche già imparate in precedenza durante la terapia.

Nella fase centrale della terapia, riduzione dell'ansia sociale, si utilizza la tecnica dell'osservazione; il paziente verrà videoregistrato in momenti di socializzazione che lo porteranno a provare vergogna e, prima di rivedere tali video, gli verrà chiesto di dire come s'immagina nella registrazione indicando il livello di vergogna. Dopo l'esposizione del video il terapeuta porterà il paziente a ridurre il peso della vergogna che inizialmente il paziente aveva dato alle sue azioni videoregistrate, basandosi sull'effettivo carico di vergogna che si può osservare senza avere il carico del paziente. Lo stesso metodo si applica per la metavergogna, cioè il provare vergogna per il fatto che si provi vergogna e il giudizio negativo e di scherno per il fatto di ritenere la persona debole o ridicola, credenza tipica del DAS.

Ultima, sebbene non per importanza, fase dell'intervento psicoterapeutico del paziente con disturbo d'ansia sociale, è quella volta a ridurre il peso degli elementi che hanno contribuito a rendere il soggetto vulnerabile allo sviluppo del disturbo e a strutturare un piano per fortificare il paziente, fornendogli delle strategie per prevenire ed eventualmente fronteggiare delle ricadute qualora si ripresentassero i sintomi. Arrivati a questo punto della terapia grazie alla ristrutturazione cognitiva, l'accettazione e l'esposizione, il clinico dovrà consolidare il cambiamento ottenuto. Bisogna fornire standard di performance più realistici e interiorizzati, costruendo un nuovo modello di "Sé ideale".

Alla fine di questo processo il paziente dovrà strutturare un'autostima derivante da un confronto realistico tra sé ideale e sé percepito, che include anche le caratteristiche che un tempo lo definivano come "inetto" ai propri occhi e a quelli altrui. È bene alla fine del trattamento di informare il paziente della possibilità di ricadute, insegnandogli a capire i segni prodromici dei sintomi così da non catastrofizzare e pianificare di chiamare il terapeuta per delle sedute di rafforzamento con l'utilizzo di tecniche già imparate in precedenza durante la terapia.

Nella psicoterapia cognitivo-comportamentale, il terapeuta si trova spesso di fronte a clienti che necessitano di un 'rafforzamento' delle proprie abilità comunicative, in particolare la richiesta è quella di riuscire a farsi ascoltare, e nel riuscire a far comprendere adeguatamente le proprie emozioni, i propri stati d'animo e bisogni. È in quest'ottica che lo psicoterapeuta orienta la sua attività terapeutica nell'addestrare alle competenze assertive, facendo leva su sei principi che consentono di sviluppare l'assertività del cliente: immagine positiva di sé, libertà espressiva, contatto con gli altri, gestione delle richieste, gestione del feedback e gestione nel conflitto.

Come costruire una vita felice secondo l'ACT?

Analizzando i principi in ordine di sequenza, incrementare l'autostima rende la persona più sicura delle proprie posizioni perché consente di sentire i propri bisogni e diritti validi. Procedendo, la libertà espressiva e il contatto con gli altri sono state concettualizzate da Thomas Gordon nel 1991. Con l'utilizzo dei cosiddetti 'messaggi di responsabilità' (metodo per consentire la libera espressione) il soggetto viene aiutato dal terapeuta ad esprimersi utilizzando la prima persona singolare, un verbo che esprima assunzione di responsabilità (ad esempio, voglio, desidero, apprezzo, sento, gradisco) e un contenuto chiaro, breve e diretto.

Questa tipologia di comunicazione dà due vantaggi: il primo è l'esplicitazione di un messaggio sincero e quindi autentico, il secondo è l'attribuzione di responsabilità che porta il cliente a non attribuirla all'esterno. Il principio del contatto con gli altri viene usato per accrescere la capacità di ascolto del soggetto, infatti viene guidato con simulate e role playing a prestare ascolto attivo dell'altro nel senso di prestare completa attenzione, ascoltare in maniera aperta e non giudicante, con un assetto verbale e non verbale che incoraggi l'altra persona a esprimersi liberamente, per poi riformulare il contenuto del messaggio che è stato espresso.

Un altro punto fondamentale utile all'accrescimento dell'assertività è saper gestire le richieste: quest'abilità è implementata dal clinico addestrando il paziente a mettere a fuoco l'obiettivo che vuole ottenere con la comunicazione, tradurre la richiesta in un messaggio verbale semplice e diretto, assumersi la responsabilità della richiesta.

Queste abilità vanno di pari passo con quelle che consentono di opporsi a richieste che non si vogliono corrispondere; perciò, il cliente verrà guidato a guardare l'altro e parlare in maniera ferma, dire all'altro che non si vuole fare quanto richiesto e dare una motivazione ma senza giustificarsi. Le ultime due abilità che completano il bagaglio di una buona competenza assertiva sono la gestione del feedback e del conflitto. La prima consiste nel dare un feedback all'altro su un suo comportamento o atteggiamento ritenuto sia positivo sia negativo, fatto che consente all'altro di capire meglio i valori, desideri e bisogni del soggetto che dà il feedback. La gestione del conflitto, infine, ruota attorno all'insegnamento della negoziazione, processo costituito dal problem solving e dal brainstorming, i quali, partendo da obiettivi condivisi da entrambi gli interlocutori, portano a soluzioni condivise, evitando di fatto il conflitto.

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Scritto da

Dott. Nicola Villani

Bibliografia

  • Harris, R. (2010). La trappola della felicità. Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere. Erickson.

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