La terapia online: potenzialità, limiti, efficacia e implicazioni etiche

L’obbligo è di evitare i contatti, rinviando tutto ciò che non è indifferibile, ma come professionisti siamo chiamati ad occuparci degli aspetti emotivi e psicologici degli individui.

19 MAR 2020 · Tempo di lettura: min.
La terapia online: potenzialità, limiti, efficacia e implicazioni etiche

Innanzitutto cos'è  la terapia online?

La psicoterapia online è una forma di terapia fatta con l'uso di due dispositivi connessi a internet. Può assumere varie forme: comunicazione scritta con scambi diretti attraverso Messenger, Whatapp o altri sistemi dedicati; scambi non diretti sempre attraverso email; scambi video attraverso webcam, microfono, altoparlanti o auricolari, con tablet, smartphone, pc, che necessitano di app o programmi specifici (come Skype, Whatapp, Google Duo, ecc.).

In questa situazione straordinaria di forte criticità e limitazioni, la terapia online si sta diffondendo, rispecchiando la cultura dell'era digitale. Incontri, relazioni, amicizie tra persone fisicamente lontane, sono ormai da tempo, favoriti, facilitati, alimentati e mantenuti con mezzi tecnologici quali messaggi, Whatsapp, Skype e video-chiamate.

Alcune caratteristiche evidenti della relazione online sono: scambi di natura anche intima (amore, amicizia, anche odio, insofferenza); relazioni che si sviluppano più rapidamente di quelle reali; comunicazione fatta in isolamento; emotività ridotta spesso ai soli "emoticons"; facilitazione delle emozioni con la protezione del terminale; assenza di distrazioni non verbali; più tempo per pensare e riflettere; maggiore libertà e franchezza, talvolta rara o difficile nell'incontro "vis à vis".

Alla luce di questa tendenza anche la terapia si è adeguata, soprattutto per fronteggiare le drastiche misure contenitive imposte dall'attuale pandemia, diventando una preziosa risorsa per i professionisti, nonché un'opportunità per i pazienti.

Permette di vedere il volto che, come sappiamo, esprime più di qualunque altra parte del corpo le emozioni provate dalla persona e ascoltare la voce (tono, ritmo, velocità, pause, ecc.), altro importantissimo veicolo d'informazioni.

La terapia online è, inoltre, certamente indicata per persone con bisogni particolari come: disabili e anziani con problemi di motricità; soggetti affetti da disturbi d'ansia come agorafobia o fobia sociale; persone che temono lo stigma sociale, ma possono superare il senso di vergogna utilizzando un aiuto a distanza; che vivono in contesti rurali difficilmente raggiungibili; con vincoli di tempo come managers o professionisti; che spostano spesso la residenza per motivi di studio o di lavoro; adolescenti isolati nelle loro camerette, con problemi di socializzazione o con gravi patologie, come "hikikomori"; oppure diventare un valido supporto, come nel momento attuale, quando la diffusione di ansia e di angoscia sociale, va contenuta laddove possibile.

Poi certo ci sono dei limiti.

Terapeuti e pazienti che preferiscono il contatto fisico che permette una sintonizzazione unica. La connessione, non sempre efficiente, può ridurre la qualità dell'immagine o della voce che può essere percepita "fredda", a tratti metallica, oppure avere qualche seppur breve ritardo, dovuto alla connessione. La necessità di vicinanza e d'interazione diretta con l'ambiente (genitori, insegnanti, psichiatri, assistenti sociali) di un paziente affetto da un disturbo grave, anche se, in questi casi il problema non è solo la terapia on-line, ma la complessità della situazione che richiede accortezze e approcci particolari non sempre possibili a distanza. E' anche fortemente sconsigliabile per soggetti a rischio suicidario o comportamenti autolesivi. In psicoterapia, inoltre, il comportamento non verbale è utilissimo, anzi raramente imprescindibile.

Altro interrogativo riguarda l'efficacia, rispetto a una terapia "vis à vis". Le ricerche svolte in materia, soprattutto all'estero, divergono come sempre. Alcune sembrano sfatare ogni dubbio, relegando certe perplessità in materia a semplici pregiudizi. Altre confermano risultati significativamente migliori nelle terapie "vis à vis" anche per quanto riguarda la sintomatologia e la qualità dell'alleanza terapeutica.

Si pone, inoltre, il problema di come integrare privacy e consenso informato dei pazienti già in carico, confermando ed estendendo la documentazione firmata in precedenza, autorizzando il proseguimento delle sedute con l'utilizzo dei servizi telematici messi a disposizione dal professionista (Skype, video-chiamate, ecc.), ma garantendo l'assenza di persone terze durante il colloquio e l'impegno a non registrare, in alcun modo, la seduta.

Non solo nel caso di una presa in carico di un nuovo paziente che non ha la possibilità di ricevere, stampare, firmare, scannerizzare e rispedire il modulo privacy e consenso informato, come raccogliere la necessaria autorizzazione per lavorare in teleconferenza? Ad esempio con un consenso informato in formato vocale, da archiviare nella cartella clinica del paziente, in attesa di poter riprendere le sedute "vis a vis" e raccogliere la documentazione in formato cartaceo.

Il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi ha fornito, al riguardo alcune raccomandazioni circa l'utilizzo delle tecnologie di comunicazione a distanza, non solo con fini informativi o pubblicitari, ma per fornire prestazioni professionali. Il professionista deve garantire l'utilizzo di tecnologie elettroniche e di sistemi hardware e software che prevedano efficienti sistemi di protezione dei dati. Nell'ambito di attività cliniche quali psicoterapia o psico-diagnosi, l'instaurazione di un rapporto diretto con la persona, è condizione indispensabile per un eventuale successivo utilizzo dei dispositivi di comunicazione a distanza.

La domanda, quindi, non è se fare terapia online, ma come può essere efficace, con quali problemi o patologie, con quale tipologia di persone, con quali accortezze a tutela della privacy e del processo terapeutico.

Lo strumento va, dunque, sempre contestualizzato anche in funzione della responsabilità e della professionalità del clinico.

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Scritto da

Dott.ssa Nelly Scala

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