La psicoterapia a orientamento cognitivo-comportamentale

La terapia a orientamento cognitivo-comportamentale focalizza il proprio intervento sulla costruzione di pensieri e di comportamenti nuovi e utili, volti a raggiungere un maggiore benessere.

2 MAR 2022 · Tempo di lettura: min.
La psicoterapia a orientamento cognitivo-comportamentale

La terapia cognitivo-comportamentale (TCC oppure in inglese CBT) rappresenta uno specifico orientamento di psicoterapia. Di orientamenti ce ne sono infatti molti: psicanalitico, dinamico, sistemico-familiare, adleriano, gestaltico, yunghiano, rogersiano etc. Per "orientamento" si intende che si usano degli specifici modelli teorici di riferimento per concettualizzare la sofferenza del paziente e per intervenire con le modalità previste dal modello stesso, al fine di ridurla o eliminarla.

Nel caso della terapia cognitivo-comportamentale, le teorie sulle quali si poggia considerano che la sofferenza delle persone stia nel modo in cui esse si rappresentano la realtà: in altre parole, a fronte di un determinato evento (A), il modo in cui lo concepiamo (B) genera in noi una maggiore o minore intensità emotiva e ci porta a compiere determinati comportamenti e ad assumere determinati atteggiamenti (C).

L'intento della terapia cognitivo-comportamentale pertanto è quello di aiutare i/le pazienti nel cambiare concretamente convinzioni e atteggiamenti rigidi (B) che giocano un ruolo importante nel determinare oppure nel mantenere stati emotivi spiacevoli come l'ansia o la depressione.

In poche parole, il modo in cui pensiamo le cose e le situazioni influenza il nostro umore, influenza il modo in cui ci sentiamo e influenza il modo in cui interagiamo con le altre persone/con le situazioni stesse (es. lavoro, sport, famiglia, relazioni amicali o di coppia etc).

Quello che pensiamo quindi determina non solo il nostro stato emotivo, bensì anche l'intensità di questo. Il/la paziente è quindi chiamato/a a rilevare insieme al/alla terapeuta i propri pensieri e le proprie emozioni e a lavorare su questi, nell'ottica di raggiungere un benessere nuovo e maggiore.

Si tratta quindi di una terapia molto strutturata: il/la terapeuta a inizio seduta si informa sullo stato emotivo e sull'umore del/della paziente per poi procedere prendendo in disamina i pensieri e tutto ciò che ad essi è connesso (emozioni e comportamenti).

Appare evidente quanto sia fondamentale avere innanzitutto un rapporto di fiducia e alleanza tra terapeuta e paziente: quest'ultimo/a è protagonista attivo/a del proprio percorso di terapia e un lavoro di collaborazione e fiducia con il proprio/la propria terapeuta migliora l'efficacia dell'intervento.

Lo scopo dei primi incontri è capire "il problema" e comprendere come il/la paziente "funziona" con se stesso/a e con le altre persone. In seguito, il terapeuta cognitivo-comportamentale concorda con il/la paziente gli obiettivi della terapia: c'è fin da subito alleanza sia sul lavoro che si svolge insieme sia sul traguardo che si vuole ottenere. Lo scopo è promuovere un cambiamento tale da alleviare la sofferenza psicologica. Le sedute hanno cadenza settimanale e iniziano a dilazionarsi (ad esempio una volta ogni due settimane) quando la terapia sta volgendo al termine.

Può capitare che il/la terapeuta inviti il/la paziente a eseguire dei piccoli "compiti" tra una seduta e l'altra, al fine di rafforzare le competenze che il/la paziente apprende durante la terapia e al fine di raggiungere un buon grado di autonomia, fino a giungere alla conclusione del percorso terapeutico.

Spesso nelle sedute possono essere utilizzati anche strumenti quali interviste o questionari che terapeuta e paziente compilano insieme oppure che il/la paziente compila in autonomia a casa. Sono strumenti molto utili per comprendere meglio come sta la persona e quale "taglio" è meglio dare alla terapia. Solitamente il contenuto di interviste e questionari riguarda quanto emerge in seduta: ad esempio se la problematica riportata è la possibilità di regolare meglio la propria rabbia, alcuni questionari saranno specifici sulla rabbia, altri verteranno sulla gestione e regolazione delle emozioni in generale, altri riguarderanno tematiche a ciò connesse (ad esempio potrebbero approfondire cosa fa il/la paziente quando sente rabbia, quali i comportamenti e pensieri a essa connessi).

Il/la terapeuta avrà il compito di restituire al/alla paziente le informazioni emerse da questionari e interviste, al fine di avere un punto di partenza utile sul quale lavorare e stabilire obiettivi di lavoro insieme.

Il percorso di psicoterapia è pertanto molto personalizzato in funzione dell'utenza e dei problemi e difficoltà che riporta. Non è pertanto possibile predire sin da subito quali saranno le tempistiche dell'intervento poiché dipendono dalla problematica presentata dall'utente e dai cambiamenti che si osservano nel corso delle sedute.

Le linee guida internazionali (APA-American Psycological Association e NICE-National Institute of Health and Care Excellence) supportano la rilevante efficacia della terapia cognitivo comportamentale nel trattamento di numerosi disturbi e difficoltà portate dai pazienti (attacchi di panico, disturbi d'ansia e depressione, ansia sociale, disturbo ossessivo-compulsivo etc). Si tratta infatti di una terapia evidence-based, ossia basata su evidenze scientifiche internazionali e per questo gode di buona validità ed efficacia dei trattamenti.

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Scritto da

Dott.ssa Silvia Bosio

Bibliografia

  • Beck J. (2013), "La Terapia cognitivo-comportamentale", Astrolabio Ubaldini.
  • DiGiuseppe R. A., Doyle K. A., Dryden W., & Backx W. (2014), "Manuale di terapia razionale emotiva comportamentale", Raffaello Cortina.
  • Ruggiero G. M. & Sassaroli S. (2013), "Il colloquio in psicoterapia cognitiva. Tecnica e pratica clinica", Raffaello Cortina.
  • Sassaroli S., Lorenzini R., & Ruggiero G. M. (2006), "Psicoterapia cognitiva dell'ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento", Raffaello Cortina.

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