La ludopatia e l'aspettativa del premio

Le ragioni che spingono al gioco possono essere le più varie. Il problema non è il gioco in sé, ma quello che lo sostiene sul piano personale.

10 DIC 2018 · Tempo di lettura: min.
La ludopatia e l'aspettativa del premio

Il gioco d'azzardo patologico è un problema che ha gravi ripercussioni sulla famiglia del giocatore e sulla comunità.

Le ragioni che spingono al gioco possono essere le  più varie:  si gioca per vincere denaro e migliorare la  propria condizione sociale, ma soprattutto per noia, per solitudine, per sperimentare stati di eccitazione, per scarsa autostima...

Chi non vorrebbe migliorare la propria condizione economica investendo poco denaro cioè con un minimo impegno e il massimo rendimento? La maggior parte di noi sa che non diventerebbe mai ricco con il gioco, ma la possibilità di sognare che questo possa avvenire ha un potenziale positivo che per qualcuno è abbagliante. L'illusione di un facile guadagno distrae dalla consapevolezza di una molto più probabile perdita, visto che nelle lotterie, nei gratta e vinci, nei poker online, ecc... il risultato è determinato dal caso e le probabilità di vincere sono bassissime.

In generale il gioco elargisce vincite raramente e in modo casuale, senza la possibilità di fare previsioni, ma procura uno stato di eccitazione che il giocatore cerca continuamente di rivivere. Sappiamo che il rinforzo più efficace per un comportamento, non è quello successivo ad ogni atto corretto, ma è piuttosto quello che avviene in modo intermittente: l'aspettativa del premio, anche quando non viene elargito, costituisce essa stessa un rinforzo. Nell'attesa del risultato chi gioca può fantasticare di diventare ricco e potente,  e avere l’illusione di avere un controllo sulla casualità, compensando così  sentimenti negativi che prova quotidianamente.

Il giocatore patologico mente ai suoi familiari, al suo psicoterapeuta se ne ha uno, agli altri. Mente soprattutto a se stesso per nascondere la portata del proprio coinvolgimento nel gioco e l’ampiezza del proprio fallimento, aspetto questo che si concretizza nel gioco ma parte da altre aree della vita. Il problema non è il gioco in sé, ma quello che lo sostiene sul piano personale.

In periodi di crisi economica il mercato del gioco d'azzardo aumenta proprio perché permette di immaginare futuri ideali a chi ha pochi strumenti a disposizione.

Molti comuni, tra cui quello di Roma, hanno varato delibere che limitano il tempo e lo spazio in cui è possibile giocare: la distanza minima dai luoghi "sensibili" come ad esempio scuole, centri sportivi, chiese, caserme e sportelli bancomat., orari più brevi d'esercizio, inasprimento delle sanzioni per chi non rispetta le nuove normative.

Sono passi concreti.

Consideriamo però parallelamente che il problema coinvolge piani molto meno concreti soprattutto relazionali e i percorsi di soluzione devono andare in questa direzione. Per questo sono utili i gruppi terapeutici (Sert), i gruppi di auto aiuto (Giocatori Anonimi) e qualsiasi percorso che preveda sostegno, comprensione, senso di appartenenza e che aiuti a rimettere ordine in una vita che, a partire da una sofferenza, si è svuotata di contenuti.

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Scritto da

Dott.ssa Patrizia Mattioli

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, Socio ordinario della Sitcc. Consulente scolastico. Lavora da trent’anni in campo clinico e scolastico. Ha pubblicato Itinerario di Psicologia (2008), Uno Psicologo nella Scuola (2015) e Attaccamenti a Scuola (2017). Autrice di numerosi articoli pubblicati nel web e su riviste di settore. Blogger per Il Fatto Quotidiano

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