La Consenzienza

L'approccio consenziente nasce alla fine degli Anni Ottanta in Italia, a Pisa per merito professor Bogliolo, che fu il primo ad utilizzare consenzienza, rivelatasi utile con le famiglie molto problematiche.

22 SET 2023 · Tempo di lettura: min.
La Consenzienza

La terapia sistemico-relazionale nacque negli Anni Cinquanta negli Stati Uniti, con teorizzazioni molto differenti tra gli studiosi della East Coast e quelli della West Coast. Due tappe fondamentali per lo sviluppo e la diffusione clinica della terapia sistemico-relazionale sono rappresentate dalla fondazione da parte di Gregory Bateson del gruppo di ricerca sui modelli comunicativi nelle famiglie con un membro affetto da schizofrenia e dalla fondazione del Mental Research Institute (MRI) per opera di Donald D. Jackson. Le basi teoriche da cui si svilupparono le principali teorizzazioni e pratiche cliniche dell'approccio erano la teoria dei sistemi, le teorie della comunicazione, la prima cibernetica, la seconda cibernetica e il socio-costruzionismo.

La cibernetica di primo ordine si basava sull'assunto che fosse possibile separare il sistema osservato (la famiglia) dal sistema osservante (il terapeuta). La cibernetica di secondo ordine, invece, si basa sulla teoria dei sistemi osservanti, ovvero dei sistemi in grado di osservare se stessi. Il terapeuta non è più un osservatore esterno che vede, giudica e fa, ma diventa un osservatore osservato, entra a far parte del sistema famiglia.

Negli Anni Settanta era in vigore un modello piuttosto rigido di psicoterapia: il terapeuta veniva visto come una sorta di mago, prestigiatore, in grado di cambiare le regole di funzionamento delle famiglie e ne modificava la comunicazione interna. Questo modello ebbe molto seguito tra gli psichiatri e gli psicologi, ma fu messo in crisi dalle successive scoperte prima in ambito teorico e poi clinico che riguardavano la chiamata in causa e l'analisi del contesto dove ogni tipo di relazione si verifica. Questo è ancora più evidente con il passaggio dalla cibernetica di primo ordine alla cibernetica di secondo ordine, dove entra in campo la storia, viene valorizzato il tempo, l'evoluzione, il ciclo vitale della famiglia. L'attenzione si sposta dall'hic et nunc della famiglia alla dimensione evolutiva.

L'approccio consenziente nasce alla fine degli Anni Ottanta in Italia, con la fondazione dell'Istituto di Psicoterapia Relazionale di Pisa da parte del professor Bogliolo. Egli iniziò ad utilizzare la parola consenzienza in riferimento all'esperienza clinica che fece lavorando per anni nei Centri di Salute Mentale con le famiglie che presentavano al loro interno un membro affetto da patologie severe.

Queste famiglie erano caratterizzate da una grande rigidità e resistenza al cambiamento; tutta la famiglia era concentrata sul proprio soggetto malato. In questi casi, ciò che il professor Bogliolo fece fu di entrare con grande riguardo, accettare, essere insieme nella relazione, non pretendere di inserire cambiamenti rapidi, improvvisi, attraverso più o meno astute ridefinizioni, ma bensì avviando un contatto empatico con la famiglia, accettandola per quella che è, per poi riuscire, assecondando i tempi della famiglia, a ripartire in una ricostruzione della sua storia nelle esperienze passate, di quanto accade o è accaduto verso un processo di attivazione e cambiamento.

approccio consenziente

L'approccio consenziente prevede la rinuncia alla direttività, sostituita dall'avvicinamento empatico, dalla condivisione, dal cammino insieme. È caratterizzata dalla presenza di un terapeuta che non è più separato ma che, come presenza, introduce nel sistema movimenti verso una maggiore complessità e favorisce il feedback evolutivo come risorsa del sistema stesso.

La radice del termine consenzienza viene ripresa in parole chiave come cum-prendere (la capacità di vivere la connessione con la famiglia e con gli individui dal punto di vista sia emotivo che cognitivo), cum-sentire (il terapeuta partecipa al mondo della famiglia, capisce e condivide ciò che essa porta, fa proprie le situazioni, le storie, coglie ed entra in contatto con le emozioni proprie ed altrui), cum-patire (partecipare empaticamente al disagio, alla sofferenza altrui); queste rappresentano i canali attraverso cui ci si può avvicinare a una famiglia. Il pensare, l'agire consenziente è divenuto un modo di fare del terapeuta, una sua disposizione mentale, una modalità di essere in contatto con il sistema familiare.

Essere consenziente significa individuare tra le proprie sfaccettature e diverse possibilità di comportamento, quelle più vicine al paziente quindi più utili in terapia. Il terapeuta non rimane fuori dal sistema familiare, separato, in una posizione di potere e di controllo. Non insegna e non spiega; non lotta con la famiglia per cambiarla; si interessa delle persone e delle loro storie per incoraggiare nuovi percorsi (Bogliolo 2020).

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Scritto da

Dott. Giuseppe Barilari

Bibliografia

  • Bogliolo C. e altri, Ricerca finalizzata sul trattamento in psicoterapia relazionale di famiglie con un membro schizofrenico assistite dal servizio pubblico, USL 10 C, Firenze, 1985
  • Bogliolo C. , Bacherini A.M., Psicoterapie relazionali e relazioni croniche: il confine e l'obiettivo, in Etruria Medica, 2, 1987, pagg. 159-170.
  • Bogliolo C., La temporalità come metafora del processo diagnostico, In Aurilio L. , Baldascini L. , Gritti P. , (a cura di) "L'antro della Sibilla", I.T.F. , Napoli, 1988.
  • Bogliolo C., Bacherini A.M. , Il bambino in psicoterapia relazionale: significato di una presenza, convegno, Roma, 1988.
  • Capone D. , Fanali A. , La nozione di autonomia nel processo terapeutico e nel divenire della famiglia" 1989.
  • Capone D. , Di Nunzio C. , La famiglia in terapia: procedura consenziente e complessità, Seminario S.I.P.R., 6 luglio 1991.

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