Il conflitto è sempre negativo? Come risolvere i conflitti in modo adeguato

Nell'articolo verranno elencate le diverse tipologie di conflitto e un metodo pratico per poter risolvere le discussioni in modo adeguato

26 OTT 2020 · Tempo di lettura: min.
Il conflitto è sempre negativo? Come risolvere i conflitti in modo adeguato

Le diverse tipologie di conflitto (Arielli e Scotto, 1998) (Galimberti, 2006)

Il conflitto può essere definito intrapersonale quando viene prodotto per via di pensieri o sentimenti contrastanti presenti nella persona stessa (voglio fare una cosa però la temo; non cosa scegliere quindi sono in conflitto...) o interpersonale quando si produce invece tra due persone in termini di scontro.

ll termine conflitto spesso assume un'accezione negativa poiché colto solo nella sua dimensione distruttiva e aggressiva. In ambito psicosociale, invece, può assumere un'accezione positiva o comunque neutra che può portare altri risvolti (non sempre negativi).

Un conflitto viene definito costruttivo quando due persone nonostante abbiano uno scontro tra loro, riescono a comunicare efficacemente l'una con l'altra, capire cosa non ha funzionato, discutere sull'oggetto del conflitto e trovare una soluzione comune, un punto di incontro, comprendendo il punto di vista dell'altro senza continuare nell'attacco. Può essere costruttivo perchè ci aiuta a conoscere più in profondità l'altra persona: i suoi sentimenti, i suoi pensieri, il suo modo di vedere le cose ed il mondo ed anche il legame può anche diventare più forte.

Una discussione costruttiva è strettamente connessa al modo di comunicare. Quando "si sa litigare" è perchè entrambe le persone sanno esercitare le abilità dell'ascolto attivo e della comprensione empatica, della riformulazione dei messaggi per far si che l'altro ci possa ascoltare a nostra volta ("mi pare di capire che...", "vediamo se ho capito...", "ti senti... ho inteso bene?") di modo da far sentire l'altro compreso.

Un conflitto invece viene definito distruttivo se il conflitto perdura ed entrambe le parti vogliono esercitare la loro ragione e il loro potere sull'altro per prevarcarlo, senza comprenderlo, utilizzando entrambi toni aggressivi tesi a ferire. Non c'è un giusto e uno sbagliato perchè tutto dipende dal punto di vista che adottiamo guardando la situazione: una parte può essere stata ferita e l'altra ad esempio può aver reagito rispondendo d'impulso.

Quale parte di responsabilità possiamo dare ad entrambi?

Ci sono atteggiamenti palesemente errati che non favoriscono la comunicazione: insultare, alzare la voce, screditare etc. Tuttavia alcune reazioni possono essere incentivate dall'altro, quindi è sempre bene parlarne e capire cosa ha portato l'altro a reagire in quel modo perchè errare è umano, è la riparazione della relazione che fa la differenza! A tal proposito cito la relazione tra mamma e bambino: ci saranno inevitabilmente delle mancanze nella sintonizzazione emotiva dove la madre non sarà sempre in grado di cogliere sensibilmente i bisogni del figlio per rispondervi prontamente. Sarà però la ri-sintonizzazione l'elemento significativo che permette di riparare la relazione. Questo per dire che non esiste una relazione completamente buona o completamente cattiva.

Un conflitto può essere inoltre definito aperto quando si parla e discute apertamente di ciò che è avvenuto e può essere strettamente ricollegato al conflitto inteso in termini positivi.

Un conflitto è definito coperto invece quando c'è tensione tra i membri ma non se ne parla ovvero si evita il dialogo. Questo atteggiamento è connesso alla modalità passivo-aggressiva dove si manda spesso giù "il rospo" senza dire nulla per rispondere però alla prima occasione per farla vendicarsi in modo indiretto o anche diretto su altre questioni non strettamente legate all'oggetto del conflitto.

I conflitti aperti e costruttivi sono quelli più funzionali. Essi possono produrre risvolti positivi nel rapporto (maggiore conoscenza reciproca e maggior livello di profondità del legame).

Come è possibile gestire i conflitti all'interno della famiglia sia con il partner che con i figli?

Un metodo che spesso propongo alle persone che seguo, molto utile sia con figli (piccoli e grandi) che nella coppia, soprattutto per le questioni pratiche è il metodo "senza perdenti" improntato sulla collaborazione e sulla ricerca di una soluzione comune, basato sul metodo del problem solving dove nessuno esce vincitore o perdente ma entrambi risultano i vincitori di una stessa squadra (Rossanese, 2016).

ll metodo è suddiviso nelle seguenti fasi che vengono così riassunte:

  1. Inizialmente è bene procedere insieme ad una definizione del problema: per cosa abbiamo litigato? (Esempio: pulizia)
  2. Successivamente si elencano le possibili soluzioni senza criticarle: come è possibile risolvere tale disputa?
  3. Si analizzano poi i vantaggi e gli svantaggi delle possibili soluzioni e ci si accorda sulla soluzione migliore tra quelle proposte
  4. Si cerca di redigere insieme un "piano" per attuare la soluzione scelta e si pensa acome attuarlo
  5. Dopo la messa in atto della soluzione scelta, si procede alla verifica della azioni intraprese per valutare se sono state realmente utili o in caso contrario, provarne delle altre.

Il metodo può essere applicato in svariate situazioni. Ovviamente nelle coppie o nelle relazioni genitore-figlio con alta conflittualità dove il conflitto perdura da tempo e questi piccoli metodi si sono rivelati inefficaci è necessario rivolgersi ad un professionista, al fine di capire se la questione conflittuale non sia strettamente connessa alla disputa attuale e al qui ed ora bensì a dinamiche di altro tipo.

Dott.ssa Elisa Simeoni

Psicologa specializzata in ambito relazionale

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Scritto da

Dott.ssa Elisa Simeoni Psicologa Psicoterapeuta

Psicologa, laureata in Psicologia Clinica con il massmo dei voti presso l'Università Cattolica di Milano, in formazione come Psicoterapeuta alla Scuola di Specializzazione “Mara Selvini Palazzoli" di Brescia ad orientamento sistemico-relazionale. In costante aggiornamento anche nel settore legato alla promozione della salute e del benessere, attraverso corsi e seminari.

Bibliografia

  • Umberto Galimberti, Conflitto psichico (pp. 456-458), Psicologia sociale (pp. 230-239), in Dizionario di psicologia, 1ª ed., Novara, Istituto Geografico De Agostini S.p.A., 2006.
  • Emanuele Arielli, Giovanni Scotto, I conflitti. Introduzione a una teoria generale, 1ª ed., Milano, Bruno Mondadori, 1998.
  • Viviana Rossanese, 2016. http://www.counselingescuola.it/collaborare-per-risolvere-conflitti--metodo-senza-perdenti_d21.aspx

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