COME I SETTE PILASTRI DELLA MINDFULNESS CI AIUTANO A STARE MEGLIO.

Mindfulness vuol dire: “Porre attenzione in modo particolare: intenzionalmente, al momento presente, in modo non giudicante, non critico e di accettazione”.

4 GEN 2015 · Tempo di lettura: min.
COME I SETTE PILASTRI DELLA MINDFULNESS CI AIUTANO A STARE MEGLIO.

Primo articolo del 2015!!!

I sette pilastri della Mindfulness applicati alla vita quotidiana.

La Mindulness come attività meditativa si basa su alcuni princìpi che chi la pratica, deve tenere costantemente presenti.Questi princìpi, questi 7 pilastri, a mio parere, possono essere applicati vantaggiosamente anche ad ogni aspetto della nostra vita quotidiana: nei rapporti coi nostri cari, con i colleghi, conoscenti o gli altri in generale e anche nei confronti delle situazioni e degli eventi che viviamo.

Mindfulness vuol dire:

"Porre attenzione in modo particolare: intenzionalmente, al momento presente, in modo non giudicante, non critico e di accettazione".Vediamo come questi princìpi si possono applicare alla vita di tutti i giorni e aiutarci a vivere meglio nel quotidiano.

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I 7 pilastri della Mindfulness:

1. NON GIUDIZIO, non etichettare. Siamo abituati a distinguere le cose, i comportamenti delle persone, gli eventi, noi stessi in buoni o cattivi, bravi o incompetenti, belli o brutti, piacevole o sgradevole, gioia e dolore, si fa o non si fa. Io sono un incapace, lui si è comportato male, mi è successa una cosa brutta, ecc. Il giudizio che noi diamo a noi stessi, agli altri o alle cose che ci capitano influenza il nostro stato d'animo e l'interpretazione che diamo a ciò che succede. Molto spesso inoltre questo giudizio è sbagliato.Siamo anche portati a tollerare di meno una determinata circostanza, se automaticamente la etichettiamo negativamente. In realtà le cose non sono né positive né negative, "sono" e basta, siamo noi che diamo ad esse un valore, un colore, un'etichetta, e spesso ne rimaniamo vittime.

2. PAZIENZA, viversi ogni esperienza senza anticipare il tempo. Molto spesso le situazioni ci sembrano intollerabili e insopportabili, una giornata di lavoro, le ore passate a scuola, all'università o in ogni altra situazione che ci crea disagio o fastidio. Le ore devono passare presto, ci sembrano insostenibili, noiose, terribili, così pensando ci perdiamo almeno un terzo della nostra vita.

Perdiamo inoltre la pazienza con noi stessi quando non riusciamo a raggiungere un risultato, vorremmo tutto e subito, abbiamo fretta. In realtà se piantiamo un seme il trucco per farlo germogliare è quello di non guardarlo ogni giorno, per costruire un muro dobbiamo rimanere concentrati sul mattone che stiamo posando e non sulla casa, per studiare un libro si deve rimanere fermi sulla pagina che stiamo leggendo e non saltare sull'ultima. La pazienza si allena, va coltivata. Ci vuole pazienza per acquisire la capacità di avere pazienza.

3. MENTE DEL PRINCIPIANTE, guardare ogni cosa come nuova, come fa un cagnolino o come fa bambino. Avete mai visto un bambino piccolo, di meno di un anno, come si comporta quando si trova di fronte un oggetto nuovo o glie lo si mette tra le mani? Ad esempio il tappo di una bottiglia di spumante o un giochino. Lo guarda a lungo, lo osserva attentamente, lo studia come farebbe uno scienziato, lo tocca in ogni suo punto, e poi lo assaggia. Ogni evento, ogni oggetto, ogni situazione è nuova, degna di massima importanza, vissuta interamente e con la piena consapevolezza, senza lasciare sfuggire alcun dettaglio, vivendola appieno, intensamente, totalmente.

Vi suggerisco di leggere il famoso esercizio dell'uvetta per farvi un'idea. Lo si trova ovunque sul web. Noi invece diamo tutto per scontato, un tramonto, una canzone, un fiore, un bacio, un abbraccio, il sapore del cibo. E intanto la vita passa, aspettiamo l'evento speciale, il compleanno, il Natale, la laurea o il matrimonio, il ritorno a casa la sera o la domenica per goderci dei momenti di serenità. Per il bambino non è così. Per il bambino, e per chi riesce a vivere come lui, ogni giorno è Natale, ogni giorno si sposa, ogni giorno è il suo compleanno e ogni giorno, ogni ora, ogni singolo istante è speciale, unico, fondamentale e lui lo vive, lui è presente, c'è con tutta la sua essenza.

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4. FIDUCIA, in se stessi, nelle proprie capacità e negli altri. Non mi stancherò mai di sottolineare la differenza tra speranza e fiducia e di come LA SPERANZA NON CI AIUTA, anzi è un'illusione, un'invenzione, ahimè, della religione e delle istituzioni che ci stanno dietro. La speranza non dipende da noi. Chi ha speranza guarda le stelle, aspetta che la soluzione arrivi dal cielo, prega, spera che un bel giorno si svegli e per miracolo i suoi problemi siano risolti, che il principe azzurro o la principessa lo risveglino con un bacio, che il datore di lavoro lo citofoni per assumerlo, che il tabaccaio gli porti a casa un biglietto vincente. La speranza è passività.

Chi spera rimane fermo, non si dà da fare e rischia di rimanerci male per ciò che gli accade e per i comportamenti degli altri. La fiducia invece è un processo attivo. Chi ha fiducia in se stesso e nelle proprie capacità agisce. Anche lui guarda le stelle, ma mentre lo fa si guarda attorno, cerca risorse, cerca soluzioni, decide consapevolmente di fidarsi di se stesso, di ciò che fa e delle altre persone. Il dare fiducia agli altri, nonostante un tradimento, una delusione è proprio questo: si tratta di un processo decisionale, una facoltà cognitiva, è dare stima, credito, valore a se stessi, alle proprie idee e alle altre persone, con la consapevolezza serena che le cose possano andare male o bene e prendendosi i meriti o le conseguenze di ciò.

Se le cose vanno bene possiamo essere orgogliosi di noi stessi, se vanno male possiamo capire dove abbiamo sbagliato e aggiustare qualcosa. Con la speranza tutto questo non è possibile…

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5. NON CERCARE RISULTATI, cercare risultati è un ostacolo al raggiungimento dei risultati. Ad aprile ho piantato degli odori da balcone, basilico, prezzemolo, salvia, menta e altro. Più volte al giorno stavo a guardare se spuntavano i germogli, dopo due settimane cominciai a pensare che i semi non erano buoni, che avevo sbagliato a comprarli, che il venditore o era ignorante o disonesto, che avevo sprecato soldi a comprare vasi, terra e a occupare il già piccolo balcone. Ad un certo punto mi resi conto dei miei pensieri automatici e dei miei giudizi e decisi di smetterla. Cominciai a non pensarci più, a guardarli ogni tanto ma solo di sfuggita. Dopo un mese o poco più mi pare, cominciarono a germogliare, tantissimi, forse avevo sbagliato qualcosa non so, ma il punto è che sospendendo il giudizio, abbassando le mie aspettative, riducendo le attese, i risultati sono arrivati e ne sono stato contento.

Se non fossero arrivati, me ne sarei fatto una ragione, perché già avevo deciso di accettare qualsiasi risultato. Ho fatto questo esempio ma il discorso può essere applicato ad ogni situazione della vita, individuale, lavorativa, scolastica, relazionale, sentimentale, di salute, ecc. Mi ricollego ai concetti di fiducia, non giudizio e pazienza dei punti precedenti, è giusto avere fiducia nei risultati ma non sperarci troppo, avere pazienza e non giudicare gli esiti inaspettati.Bella sfida!!!E' facile ma non semplice…

6. ACCETTAZIONE, viversi le cose così come sono, accettarle. Se spendiamo troppe energie per evitare di soffrire o per tentare (spesso inutilmente) di allontanare il dolore o la sofferenza, questi aumenteranno di più. Se ci troviamo nelle sabbie mobili, agitarsi e dimenarsi peggiora la situazione, se ci troviamo in una palude è inutile disperarsi e deprimersi, bisogna andare avanti, con la consapevolezza che le zanzare e le sanguisughe ci succhieranno un bel po' di sangue, che berremo un po' di melma e che ci sporcheremo. Lo stesso vale per un presunto difetto corporeo, una malattia, il fastidio arrecato da un bambino che piange la notte, le cose che vanno male nel mondo, un dente che fa male, un potente raffreddore, il rimanere a piedi con l'auto o fare un incidente.

Bisogna aprirsi al disagio, alla sofferenza senza lamentarsi o frignare. Far entrare tutto. Anche in questo caso è necessario integrare l'accettazione con la pazienza, il non giudizio o il non aspettarsi per forza dei risultati esattamente così come noi li vorremmo. Anche l'accettazione come nel caso della fiducia, è un processo attivo, una facoltà mentale ragionata e potenziabile. Così come nel caso della fiducia, ci sono delle controparti negative anche riguardo l'accettazione, come la rassegnazione che, essendo un processo passivo (anche questa purtroppo, è una cattiva abitudine figlia della nostra cultura religiosa), porta alla disperazione e a sentimenti depressivi. Al contrario abbiamo l'ostilità, il combattere le cose che ci accadono (anche questo retaggio della nostra cultura machista e improntata sell'idea che tutto deve andare sempre bene, sul dover vincere per forza e sul successo a ogni costo).

Combattere contro ciò che non si può sconfiggere o cambiare alimenta la frustrazione, da qui la rabbia che sfocia poi nell'aggressività o nella depressione. Non bisogna combattere. Chi combatte vede gli ostacoli come nemici e quando c'è un nemico, un avversario, c'è sempre il rischio di una sconfitta. In natura non esistono successi o insuccessi, premi o punizioni, esiti positivi o negativi ma solo conseguenze. Tutto è neutro. Il segreto quindi è accettare le cose così come vengono, viversele, respirarsele… Anche questa è una facoltà che va allenata giorno per giorno.

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7. LASCIARE ANDARE, far fluire il cambiamento, lasciare uscire i pensieri e le emozioni negative. Spesso rimaniamo ancorati a degli eventi che ci sono accaduti, a dei pensieri che abbiamo fatto, a torti subiti o emozioni negative provate. Questi ci annebbiano la vista, ci fanno vivere male il presente e di conseguenza anche il futuro. Capita ad esempio che ieri ci siamo sentiti molto tristi o arrabbiati, verso noi stessi o verso qualcuno, ci svegliamo e in automatico, pensiamo che saremo tristi o arrabbiati anche oggi, che è ovvio e normale che sia così. Portiamo rancore verso certe persone anche per sciocchezze, ci facciamo stupide questioni di principio o d'orgoglio.

Ci ancoriamo a inutili modi di dire, di fare e di pensare senza chiederci il perché, seguiamo sempre le stesse idee, percorriamo sempre le stesse strade anche se con il tempo se ne aprono di nuove e più larghe attorno a noi. Non le vediamo. Oggi è oggi, e ogni giorno è un giorno nuovo. In Brasile ad esempio, che vivono in una maniera molto più distesa rispetto a noi, usano dire "E' passato" riferendosi a qualcosa accaduta anche solo il giorno prima. Un'espressione semplice e banale che sta a significare allo stesso tempo che è inutile pensare, portare rancore o provare emozioni negative per qualcosa che nel presente non esiste, appunto è passata, ed è anche un invito a vivere il presente con serenità e a guardare al futuro con fiducia e spensieratezza. Ieri era ieri, oggi è oggi.

Siamo molto più bravi di quello che crediamo a sopportare le frustrazioni, il dolore, i problemi, i momenti drammatici o anche le tragedie. Siamo molto bravi tutti a sopportare, tollerare e resistere alle difficoltà della vita. Purtroppo ci hanno insegnato, nel corso della nostra esistenza che non è così, che abbiamo bisogno delle comodità, delle medicine, degli integratori, del calcio, dell'amore, di Dio, della salute, della bellezza, di una vita comoda, dell'eterna giovinezza, dei tatuaggi, dell'automobile nuova, dell'ultimo smartphone, del divertimento a ogni costo, eccetera eccetera… Questa è la grande menzogna sulla quale si basa la privazione della nostra libertà, la nostra schiavitù. La rivoluzione, lo sviluppo umano e il miglioramento di noi stessi, si realizzano nella nostra testa e non nelle piazze, nei centri estetici o nei centri commerciali.

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Scritto da

Studio Genesis, Dott. Lupo e coll.

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Commenti 1
  • Silvio

    Bell'articolo. Spiegata con semplicita' e chiarezza.. Buon anno Vito

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