Il conflitto psicologico

In senso psicologico e' la lotta che avviene all'interno dell' Io quando viene mosso simultaneamente da due forze opposte e di pari intensita' che richiedono entrambe la soddisfazione.

24 APR 2015 · Tempo di lettura: min.
Il conflitto psicologico

In termini generali "conflitto" è la lotta tra due o più forze per ottenere il vantaggio o la vittoria sull'altra. In senso psicologico questa lotta avviene all'interno dell'Io quando viene mosso simultaneamente da due forze opposte e di pari intensità che richiedono entrambe la soddisfazione.

Il conflitto può essere interpersonale e sociale o intrapsichico ed emotivo. Può manifestarsi tra un individuo e l'altro, o tra l'individuo e un gruppo di appartenenza, oppure all'intero dell'individuo stesso, tra parti diverse della propria personalità, o tra sentimenti ed emozioni contrastanti. Inoltre il conflitto può essere manifesto o latente, cosciente o inconscio. In ogni caso, e in qualunque modo si configuri, il conflitto pone l'individuo in uno stato di difficoltà, di disagio e di scelta.

La logica che sottende il conflitto è il pensiero dicotomico che fa conoscenza delle cose in termini di opposti: femminile –maschile, forte-debole, razionale- irrazionale, dividendo l'esperienza nell'o /o, rendendo molto difficile la coesistenza di realtà diverse in un'unica persona, o gruppo o società. In questo senso il conflitto è inevitabile e, se pure è fonte di indispensabili elaborazioni conoscitive, diviene luogo di tormenti e travagli spesso insuperabili. Lo stato di conflitto necessita infatti di una "risoluzione" senza la quale esso diventa cronico , nevrotico, fonte di scissioni pericolose sia a livello individuale che collettivo.

Anche nella psicologia il pensiero duale pervade la visione secondo cui evoluzione-involuzione, sviluppo –regressione, sano-malato, informano il percorso di un individuo dall' infanzia alla vecchiaia. In una visione politeistica come quella inaugurata da J.Hillman , il conflitto, se pure ineliminabile, assume altri connotati divenendo vettore di superamento della logica binaria per integrare nella complessità psichica aspetti diversi, senza che l 'uno debba primeggiare sull'altro, in un insieme armonizzato di e/e .

Abbandonare i vecchi schemi

In ogni caso la dimensione conflittuale nelle quali spesso ci troviamo mette l'individuo in condizioni di confusione e contraddittorietà' dalle quali ci si sente costretti ad uscire in un modo o nell'altro. Ma spesso le parti in gioco sono così potenti da rendere difficile una scelta definitiva: è allora percorribile la via del compromesso, della coesistenza , della relativizzazione che, se in alcuni casi contraddice l'etica personale, può consentire di trovare una possibilità di coesistenza piuttosto che quella dell'esclusione. Questo è possibile solo abbandonando i nostri vecchi schemi di pensiero imparando a vedere il problema in modo creativo e da un punto di vista diverso da quello solitamente utilizzato.

Il conflitto diventa nevrotico quando non vengono riconosciute le parti in gioco che rimangono inconsce e mascherate in sintomi o atti ossessivi attraverso cui tenere a bada la tensione che suscitano. Lo stress proveniente dai conflitti non riconosciuti o rimossi può portare infatti a sintomatologie anche di natura fisica. Attraverso i sintomi il corpo stesso diviene "campo di battaglia" per le parti in conflitto, rappresentandolo in termini simbolici nel tentativo di portarlo alla luce e dargli posto nella coscienza dalla quale è rifiutato.

La paura del conflitto è peggiore del conflitto stesso

La resistenza a rendere consapevole il conflitto è sinonimo di rigidità di pensiero e difficoltà nell'accettare desideri o componenti di se' ritenute inaccettabili per il proprio sistema di valori, o per la propria cultura, o per la propria struttura caratteriale. Un conflitto infatti fa emergere nella personalità già conosciuta nuove ed estranee pulsioni che contraddicono l'equilibrio con il quale ci si identifica e nel quale ci si ritiene al sicuro. Per questo il conflitto, nonostante il travaglio che procura, è necessario all'individuo non solo per attivare consapevolezza, ma anche per superare stadi della vita non più adeguati al momento attuale. Pertanto è indispensabile identificare i punti chiave coinvolti in un conflitto, espressi in opposti o polarità, cercando di spostarli su un piano più ampio rivedendone i termini in chiave diversa, in modo da ridurne l'antagonismo e giungere ad una armonizzazione più ampia.

Un conflitto a volte può essere senza soluzione: in quel caso l'individuo ha solo la possibilità di sostenerlo e contenerlo nel migliore dei modi, consapevolmente e realisticamente, fino a che i nodi in esso coinvolti si sciolgano con il passare del tempo, con il trascendimento della necessità di risolverlo , e accettandone la convivenza.

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Scritto da

Dott.ssa Lilia Di Rosa

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