Come fa a funzionare la psicoterapia?

In questo articolo approfondirò una ricerca che ci aiuta a comprendere come la psicoterapia funzioni a livello neurofisiologico. Vedremo come possono le parole, modificare le nostre reti neuronali del sistema nervoso centrale.

10 NOV 2023 · Tempo di lettura: min.
Come fa a funzionare la psicoterapia?

Oggi vi vorrei parlare di come funziona la psicoterapia. Una volta una persona che conosco mi disse "quando parli con uno psicologo, come fa risolverti i problemi? Cioè alla fine parli con un'altra persona, perché non potrei parlare con un mio amico?" Questa frase mi ha sempre colpito, perché in fondo c'è del vero. Uno psicologo parlando con un'altra persona, la aiuta a risolvere problemi personali.

Cos'è la psicoanalisi?

Freud definì la psicoanalisi come la terapia della parola. Oggi sappiamo grazie ad una serie di ricerche sulla neurofisiologia del cervello umano che effettivamente le parole influenzano le connessioni delle nostre reti neuronali, modificando così la nostra mente producendo cambiamenti.

Fabrizio Benedetti in particolare ha studiato per anni il meccanismo alla base del funzionamento dell'effetto placebo. Bendetti è professore di Fisiologia umana e Neurofisiologia all'Università di Torino è tra i massimi esperti mondiali dell'effetto placebo. Il professor Benedetti ha condotto una ricerca in particolare su malati oncologici terminali, che soffrivano di un forte dolore in determinate parti del corpo, dolore dovuto alla malattia. La cura di queste persone consisteva in palliativi e antidolorifici a base di morfina. Benedetti ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fRMN) per monitorare le reti neuronali connesse alla percezione del dolore dei pazienti durante la somministrazione del farmaco; il ricercatore italiano con poco stupore ha potuto così verificare che quando iniettava della morfina per endovena ai pazienti, le aree connesse alla percezione del dolore non si accendevano più, e gli individui confermavano a voce al medico che il dolore era diminuito.

Fin qui niente di nuovo. Tuttavia, Benedetti ha proseguito l'esperimento; la sua tesi era che stabilendo una relazione di fiducia con i pazienti e utilizzando parole che suscitassero "empatia, calore umano e speranza" al posto della morfina l'effetto antidolorifico sarebbe stato lo stesso. Per questo ha utilizzato un trucco (ecco l'effetto Placebo), ha iniettato ai pazienti una soluzione di acqua distillata senza dire loro di cosa si trattasse. Prima della somministrazione ha fissato una serie di colloqui rivolti a stabilire con loro una relazione sicura, basata sulla fiducia, sul calore umano, l'empatia e la speranza appunto; ha utilizzato frasi del tipo "Starai meglio", "Sono sicuro che il dolore passerà" "Sto utilizzando una dose alta di antidolorifico quindi vedrai che il dolore scenderà"; per farlo ha utilizzato espressioni facciali che ispirassero accoglienza, fiducia e sicurezza, ha spesso utilizzato una stretta di mano per comunicare con i pazienti (nell'essere umano questo gesto è simbolizzato come un segno di affetto).

I pazienti hanno iniziato a stabilire con Bendetti una relazione forte e sicura. Dopo la prima fase di preparazione dell'esperimento arrivò il giorno della somministrazione del "farmaco" (acqua distillata); naturalmente anche questa somministrazione è avvenuta in un clima accogliente che ispirasse fiducia, speranza e calore umano. I risultati furono sconcertanti, dai dati delle risonanze magnetiche le reti neuronali connesse alla percezione del dolore si spensero tutte ed i pazienti confermarono verbalmente che il dolore era diminuito o sparito. L'esperimento era riuscito, le parole di speranza agivano sugli stessi circuiti sui quali agiva la morfina.

Cos'è la psicoanalisi?

Naturalmente vi erano delle differenze tra morfina e terapia della parola; mentre la morfina aveva un effetto più generalizzato sul campione, le parole agivano con differenze significative tra i singoli individui. Questo perché avveniva? Ovviamente perché le parole sono significanti, cioè stringhe alfabetiche di lettere che racchiudono simboli per gli esseri umani. La stessa parola, la stessa etichetta può assumere significati simbolici differenti per due esseri umani, pur avendo lo stesso significato culturale condiviso.

Per fare un esempio, la parola CASA, ha un significato condiviso a livello culturale "Costruzione eretta dall'uomo per abitarvi, suddivisa in vani ed eventualmente in piani", ma a livello simbolico individuale la CASA può essere legata a protezione, sicurezza, calore oppure ad un luogo pericoloso, incerto insicuro; questa associazione simbolica dipende dalle singole storie personali. Quindi mentre la morfina agisce sempre senza grandi differenze individuali, le parole di speranza dovrebbero essere misurate sulla base dei singoli individui. Ecco che interviene la psicoterapia, se ci pensate bene uno psicoterapeuta è un professionista che conosce molto bene il funzionamento mentale, stabilisce una relazione sicura e basata sulla fiducia con il paziente, stabilisce un'alleanza con lui e sulla base di queste utilizza parole che promuovano l'evoluzione della mente del paziente orientata al cambiamento.

Ecco perchè possiamo tranquillamente dire che sì, la psicoterapia è effettivamente una terapia basata sulla parola e che no, un vostro amico non potrà usare per voi le stesse parole che un professionista ci donerà regalandoci quel cambiamento che andaimo cercando. Un nostro amico, per quanto possa essere intimo, non conosce il funzionamento mentale degli individui e sicuramente non sarà in grado di costruire un'alleanza terapeutica con noi, non perchè ci voglia male, ma semplicemente perchè la sua mente non è stata addestrata a farlo. Le parole che un amico userà saranno quelle che a livello simbolico aiuterebbero lui a diminuire il suo dolore, non il nostro.

Spero di avevi acceso qualche curiosità sul funzionamento della psicoterapia, per chi volesse approfondire può approfondire la lettura del libro di Fabrizio Benedetti "La speranza è un farmaco", un libro di agile lettura anche per i non addetti ai lavori.

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Scritto da

Dott. Antonio Pagni Fedi

Bibliografia

  • Benedetti, F (2018). La speranza è un farmaco – come le parole possono vincere la malattia. Mondadori, Milano. 

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