Vorrei un parere sulla mia condizione.

Inviata da Rossana98 · 23 giu 2020 Autorealizzazione e orientamento personale

Salve, ho problemi di natura abbastanza grave legati alla mia persona e finalmente, dopo vent'anni di vita, ho deciso di risolverli e di non ignorarli più, prima semplicemente mi comportavo come se non esistessero subendoli in maniera passiva (come se li meritassi, come se mi spettassero) e dirottando l'attenzione su altro, ora mi sono annoiata della mia stessa vita e vorrei cambiarla radicalmente, non vorrei più essere la ragazza che si autoesclude dalle situazioni e che sente di poter dar forma ai suoi sogni solo nella testa, anzi, vorrei accrescere il mio ego in maniera esponenziale, privare dei riflettori agli altri e condurli su me stessa, far vedere agli altri chi sono, quasi impormi a loro, diventare bravissima in ciò che amo (canto, ballo, scrittura), guardarmi allo specchio e piacermi, avere stile, saper affrontare ogni situazione...il problema è che io, pur avendo questa volontà, riconosco che le mie aspirazioni siano troppo distanti dalla realtà e dubito si possano realizzare con la psicoterapia. Mi faccio schifo fisicamente, odio la mia persona, non posso guardarmi in video, non mi piace come mi pongo, qualsiasi cosa apparentemente carina su di me diventa automaticamente brutta, non ho praticamente voglia di fare niente, non ho volontà e non avrei costanza e predisposizione all'impegno, sono all'università e fatico tantissimo a studiare, potrei benissimo ma non ho voglia quindi lo faccio poco e male (spero di risolvere perché vorrei davvero laurearmi in criminologia), ormai vivo da anni in un mondo immaginario dove creo scenari in cui sono come vorrei, piacente (per me stessa, non vorrei proprio più interessarmi a come mi vedono gli altri), determinata ad entrare nel mondo dello spettacolo, ma soprattutto mi immagino con un'altra faccia perché sento che con la mia non posso fare niente. Infatti odio guardarmi allo specchio proprio perché l'immagine di me proveniente dall'interno è troppo distante da quella reale, da quella che percepisco osservandomi. Mi capita questo: guardo una serie tv, un film, dove scorgo una ragazza con le mie caratteristiche ideali (si tratta sempre di ragazze a mio avviso con stile, bellezza, carattere forte e determinazione) e automaticamente mi calo in scenari immaginari dove incarno esattamente quel personaggio che mi ha colpita. Non so se mi spiego bene, chiedo venia se non sono abbastanza chiara. E' un meccanismo quasi automatico ormai dato che ho questa abitudine dall'età di nove anni, è radicata in me, ma se prima mi andava bene e mi rassegnavo quasi all'idea che il mio concetto di felicità fosse legato a questo, ora non più, la ritengo una condizione pietosa e sono stanca di svalutarmi in questo modo, perché mi devo rassegnare così? Voglio cambiare e con "cambiare" intendo portare nella vita reale l'immagine nella mia mente, non lasciarla intrappolata nei meandri del pensiero. E' come se una minuscola me fosse incatenata nel mio corpo, rinchiusa in una gabbia, che da sempre sbraita di voler uscire, piange, è disperata, perché io non l'ascolto e la metto sempre da parte...vuole impossessarsi di me e io vorrei darle modo, ma non so come. Se ho questa svalutazione nei miei confronti, questa penosa sensazione di rigetto, come posso realizzare questa volontà? Scorre imperterrita nelle vene, lo so, altrimenti non sentirei l'esigenza di immaginarmi diversa ogni secondo della mia vita, ma la realtà mi schiaffeggia ogni volta che chiudo la porta del mio mondo mentale. D'altro canto vorrei essere molto più prepotente, cattiva, perché so che fa parte della mia natura...durante gli anni scolastici mi sono sempre messa da parte, perché fin dalle elementari la gente ha approfittato di me dato il carattere remissivo, tollerante, quasi anonimo, ma solo ora mi rendo conto di essermelo autoimposto, non avendo amore per me stessa non sapevo come affrontare le varie situazioni dunque preferivo non mettermi in gioco, così da passare per nullità che non veniva proprio considerata per non avere rotture di ... (anche se le ho avute comunque dato che, soprattutto alle medie e al liceo, sono stata un po' il bersaglio delle prese in giro anche se non con eccessiva enfasi, non ho mai sofferto di bullismo grave). Non dico di voler essere cattiva, acida, arrogante con tutti, anzi, ho sempre preso le difese della gente debole come me e anche più di me, mi piace aiutare le persone e mostrarmi simpatica e affabile, ma ecco, quando una persona mi manca di rispetto o assume atteggiamenti che mi infastidiscono non riesco a farmi valere come vorrei, vorrei essere tagliente, decisa e zittirla in due secondi, ed è una cosa che so benissimo di poter fare perché a me la dialettica non manca, o meglio, è una cosa che la me intrappolata farebbe...perché a causa di questa maschera che mi sono autoimposta, e anche per colpa della mia insicurezza, non riesco. Prevale la paura e la mia autostima inesistente. Ho paura delle persone. Riesco a farmi valere solo quando mi arrabbio, ma per davvero, ma risulto ridicola perché ho reazioni spropositate, a volte finisco anche col piangere. La maggior parte delle volte, comunque, non mi impongo come vorrei e accumulo rabbia repressa che si traduce in pianto quando sono sola. Vorrei far trapelare il lato cattivo e deciso di me, quello che con poche parole soffuse e velenose rende minuscola la gente...ma non gente a caso, debole e indifesa, no. Quello è vile e non mi trasformerei mai in una bulletta da quattro soldi. Vorrei essere così solo con la gente che si permette di svalutarmi, mancarmi di rispetto, infastidirmi. Perché questo ho visto fare su di me e non ho mai reagito. Vorrei invertire la scena: tocca a me ora avere la padronanza di me stessa e prevalere sugli altri, non voglio che accada più il contrario. Sarà una visione con tratti narcisisti ed egocentrici, appunto un po' malata, ma perché devo sopprimere quella che sono davvero, difetti compresi? Perché devo lasciare che gli altri siano le me*de che vogliono con me mentre io devo essere quella pacifica che subisce? Sono stanca, al contempo il problema che si presenta è sempre quello: lo vedo difficile il cambiamento se quando mi guardo allo specchio mi sputerei in faccia. E lo dico senza troppi preamboli affinché percepiate il tipo di considerazione che ho di me. Mi faccio problemi anche in merito all'abbigliamento: in qualsiasi periodo dell'anno, anche in estate, tendo a coprirmi anche se so di avere un bel fisico e vorrei mostrare anche le parti più sensuali del mio corpo. Vorrei vestirmi in un certo modo ma poi finisco col prediligere un altro tipo di vestiti, anche in questo caso appunto, preferisco nascondermi, passare inosservata. Perché so che se poi un disadattato si avvicina e inizia a molestarmi non saprei affrontarlo, non cammino con disinvoltura perché un qualsiasi sguardo mi mette a disagio (appena una persona punta lo sguardo su di me mi sento scomoda e do per scontato mi stia giudicando in maniera negativa, forse anche perché negli anni scolastici sono sempre stata etichettata una brutta ragazza, soprattutto dai maschi), mi vengono in mente poi gli occhi giudicanti e disprezzanti di mio padre (ha una mente molto maschilista) e l'iperprotezione di mia madre che inconsciamente mi trasmette tutte le sue insicurezze e la somma di tutti questi fattori mi lascia prediligere sempre il lato timoroso. Non mi sento libera e sicura di camminare per strada e questo penso sia un vero attentato alla mia libertà, ai miei diritti umani, perché ritengo che per quanto possa essere pericoloso per certi versi non mi possa limitare o dipendere da altri...e in nome di questa mia veduta lo farei comunque appunto, ma preferisco rinunciare a causa delle mie insicurezze. In caso di pericolo ho paura di non saper difendermi e l'oppressione dei miei non mi aiuta certo ad acquisire sicurezza. In merito alle amicizie avrei qualche gruppetto, cosa a cui ho sempre agognato ma non ho mai avuto, sono sempre stata sfortunata in questo campo perché ho incontrato gente sbagliata e il mio carattere non ha mai agevolato la situazione, ora per fortuna non ho problemi ad instaurare una conoscenza minima con la gente (prima non spiaccicavo parola in presenza di più di una persona) anche se riconosco sempre quella velata tendenza a voler mettermi da parte e a dar priorità alle opinioni di altre persone...in linea di massima sono migliorata comunque e so che, ad esempio, questo miglioramento potrebbe essere ampliato con la psicoterapia. Ma non do più l'importanza che davo prima all'amicizia, perché la gente è superficiale, non mi tratta con la stessa importanza che do io a loro e so che nella società di oggi dove regna l'individualismo è una richiesta un po' utopistica, ma io sono fatta così e ai dettagli, alle sfumature ci faccio caso (appunto per me non sono piccoli elementi da poter tralasciare). Ma comunque tendo a non farle presenti queste cose perché non ritengo di avere abbastanza carattere per farlo e quindi finisco sempre col tenermi buone le persone e anche se non mi trattano come mi aspetto, nel caso poi si facciano sentire come se niente fosse io faccio buon viso a cattivo gioco, subentra appunto la maschera del buonismo che ormai è cucita su di me. Non vorrei più interessarmi agli altri, potrei anche vivere benissimo senza amici anche perché sono una solitaria doc, mi basterebbe stare bene con me stessa, oppure dico così semplicemente perché le persone che frequento sono amiche della mia maschera e la mia vera me avrebbe tutt'altre amiche...non trovo le persone per me perché io non sono come vorrei? A volte mi viene da pensare che sia tutto consequenziale. In ultima istanza vorrei parlarvi delle mio presunto complesso edipico: non ho mai avuto una relazione, mai dato un bacio, mai fatto sesso ecc. Fondamentalmente perché mi sono sempre piaciuti gli adulti e ho sempre ignorato, respinto l'idea di poter stare con un coetaneo, forse perché quando mi immagino in una relazione mi vedo sempre coccolata, protetta, capita da un uomo, anche fare l'amore sarebbe un'altra storia perché mi guiderebbe e avrebbe molta più esperienza, invece dai ragazzi della mia età cosa ci si potrebbe aspettare? Voi direte l'età anagrafica non garantisce niente, potresti comunque trovare un ragazzo della tua età o poco più grande che ti voglia bene e ti tratti come meriti: senza dubbio, ma io ho sempre cercato e continuo a cercare relazioni asimmetriche....mi sono piaciuti due uomini in vita mia ed entrambi sposati con figli. Uno è un amico di famiglia, ho sempre avuto il forte sospetto che lui ricambiasse non perché abbia mai detto o fatto nulla ma semplicemente per il modo in cui mi ha sempre guardata...ho sempre notato un forte interesse da parte sua, ma non ho mai sospettato fosse un interesse perverso, malato, orientato a secondi fini, mai. E ne ho avuto la conferma quando gli ho scritto una lettera d'amore e lui mi ha risposto ricambiando il sentimento, ma ricordandomi comunque che avessi una vita da vivere e che una relazione con lui sarebbe stata impossibile e malata per entrambi per molteplici ragioni (in primis per l'età, lui ha quarant'anni più di me). Gli ho scritto la lettera con la forte previsione di una risposta del genere e se prima l'accettavo con tranquillità (pensavo "mi basta sapere che ricambi"), ora non riesco a rassegnarmi all'idea di averlo perso, o meglio, ormai lo vedo pochissime volte all'anno e posso stare senza vederlo (ci vediamo a casa di amici, per qualche ora e ovviamente in compagnia di altra gente) mentre prima se per più di 20 giorni non riuscivo ad incontrarlo mi venivano le crisi, ma nonostante questa fase superata lo penso sempre, di continuo, penso agli sguardi pieni di amore che mi ha sempre rivolto, anche sguardi di anni e anni fa, sono l'unica cosa che ha dato un senso alla mia adolescenza, mi hanno fatto sentire bene, amata, in paradiso...dite che non ha senso dare quest'importanza a sguardi fugaci peraltro datati, ormai molto distanti dalla mia vita attuale? Molto probabilmente sì, è un ulteriore fattore che denota il mio non avere una vita, ma per me questi piccoli gesti platonici valgono tantissimo, soprattutto se provenienti da quell'uomo...lo amo tantissimo, penso sia umanamente impossibile, incomprensibile osservare quell'uomo e non innamorarsene...pur avendo il quadruplo dei miei anni ha lo sguardo indagante di un neonato di due, le espressioni di un bambino bisognoso d'amore, due labbra dipinte, un profilo disegnato e due occhi blu cielo dove scorgo l'infinito...mi sembra di trovare il senso della vita in quei due occhi, di scoprire un nuovo pianeta, nuove galassie...si accende ogni cellula del mio corpo ed è come se andassi in trance. Se solo potessi guardare lì dentro per sempre non morirei mai perché il cuore non smetterebbe di battere. Avrei trovato il modo di essere immortale. Ha mille difetti caratteriali, dopo la lettera ci siamo sentiti per telefono e per messaggio per due anni e abbiamo instaurato un bellissimo rapporto di amicizia, è pesante e a tratti noioso perché vissuto in un contesto familiare difficile, ma io non cambierei neppure una virgola di lui...che amore sarebbe? La sua voce roca e petulante mi fa traballare l'anima, l'espressione seriosa e scocciata puntualmente stampata in faccia mi fa andare lo stomaco in fibrillazione...non cambierei neppure una virgola. Posso solo immaginare come sarebbe un'ipotetica relazione con lui perché non potrà mai esserci, più per volontà sua che per volontà mia...forse anche a me in fondo sta bene così per non rompere questa magia, una relazione magari ci farebbe più male che bene, ma piango ogni giorno pensando al fatto che lui abbia deciso di troncare anche i rapporti telefonici dopo che la moglie iniziò ad insospettirsi e a rompergli le uova nel paniere...non mi sentivo pronta a lasciarlo andare e penso sempre: non mi ha voluto bene come gliene voglio io? Non mi ama in realtà come mi aveva detto? Perché per me è ancora un'impresa lasciarlo andare mentre a lui è venuto facile? Non so se un giorno riprenderemo a sentirci ma io sto male pensando al fatto che lui potrebbe aver deciso di mettersi da parte per sempre...se non mi vuole proprio più nella sua vita che senso hanno le parole che mi ha detto? E il fatto che fosse disposto anche a scendere giù nel cortile alle due di notte se gli scrivevo di non riuscire a dormire? E il fatto che mi abbia detto di essere bellissima, che nella vita sarei riuscita a fare tutto, che gli avevo fatto scoprire i veri sentimenti....nessuno ha mai fatto tutto questo per me, nessuno mi ha mai detto robe simili. E nessuno mi ha mai guardata come ha fatto lui in sette anni. Proprio per questo non riesco a non pensarlo, è la figura che ho sempre sognato di avere nella vita e il pensiero che lui ricambi ma nonostante tutto ha deciso di non esserci....non riesco ad accettarlo. Potrà essere stata la scelta migliore da un punto di vista razionale ma non per me. Nel frattempo sto maturando un interesse per un altro uomo sposato, quarantenne, non amico di famiglia ma uno sconosciuto, che lavora dalle mie parti...gli ho rivolto sguardi per fargli capire l'interesse, lui ha colto indubbiamente, ma sembra non essere interessato ad approfondire...ma io non voglio demordere, voglio dirglielo. Ora voi direte: ma uno libero no? Ed avete ragione, sarebbe tra l'altro molto più semplice, ma il caso vuole che mi piacciano quelli sposati, non so se sia una cosa inconsciamente voluta o meno. Il bello è che, nonostante l'esperienza precedente, mi voglia di nuovo coinvolgere in una situazione affine e questo perché quando mi interesso ad un uomo adulto, sono travolta da una grandissima carica emotiva che mi fa dimenticare i miei rumori e le mie paure. Il paradosso: l'interesse per un coetaneo, che appunto implicherebbe una situazione anche più fattibile, mi passa quasi subito e magari sarei anche titubante e timorosa nel farmi avanti. Con un adulto invece non mi farei problemi, né a far capire in qualche modo l'interesse né a farmi avanti in modo esplicito, nonostante implichi circostanze molto più compromettenti...o almeno in questi casi dato che si tratta di uomini impegnati. Qual è il mio problema? O in realtà mi viene facile perché si tratta appunto di uomini con una vita e quindi questo è come se mi proteggesse, mettesse un filtro tra me e l'uomo in questione? Non so. Non mi sono mai coinvolta con un uomo libero. E' una mia preferenza il fatto che mi piacciano uomini grandi, è un caso che siano sposati ed è normale non volere relazioni con coetanei o in realtà non voglio relazioni? Il fatto che non abbia esperienze a vent'anni è indicativo? Non so, sta iniziando a pesarmi anche questa situazione. Voglio capire anche questo con la terapia, e capire se voglio davvero farmi avanti con quest'uomo...o meglio, lo voglio davvero, ma solo in prospettiva di una relazione fisica, un'esperienza a trecentosessanta gradi; se scopro di interessarmi a lui perché in realtà non voglio davvero una relazione questa volta rinuncio...devo capire bene la natura del mio sentimento, e anche prepararmi psicologicamente per un eventuale rifiuto...nella condizione in cui sono ora non posso permettermi il lusso di stare di nuovo male per un uomo, non lo affronterei con lucidità.
Mi scuso davvero per la notevole lunghezza del mio messaggio, vi avrò fatto perdere mezza giornata, me ne dispiaccio davvero...ma avevo bisogno di sfogarmi. Concludo con due domande: per queste svariate problematiche andrebbe bene una terapia cognitivo comportamentale? Ed è possibile abbia il cosiddetto "disturbo evitante"? Sono un caso perso probabilmente, ma vorrei provare.
Grazie per l'attenzione

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Miglior risposta 29 GIU 2020

Buona sera Rossana. Per comodità partirò dalla fine. Un disturbo di personalità non è una diagnosi che ne escluda necessariamente altre che possono essere concomitanti. A volte poi non si tratta di un vero e proprio disturbo ma piuttosto di tratti di personalità che posso eventualmente inserirsi in una personalità di altro tipo. La ritrosia sociale che forse le ha fatto pensare ad un possibile disturbo evitante di personalità è comunque comune anche ad altri disturbi. L’etichetta diagnostica è però il punto meno rilevante.

Il suo mondo interno, mi pare di capire, è come inflazionato di immagini fantasie contenuti ma la sua controparte sociale è invece ritirata e quasi coartata. Lei vorrebbe, se ho ben capito, sostituire alla seconda il primo e così diventare come pensa dovrebbe essere. Ma lei dove sta in tutto ciò? Tra quel “dovrei essere così”, tra questo sé ideale, e quel “io non so così” di ciò che lei chiama le sue maschere? Mi sembra che lei rischia di porsi sempre al di là dell’orizzonte: un “sarei” o un “sarò”, un “avrei” o un “avrò”. C’è un Sé ideale da raggiungere oltre l’orizzonte e un uomo ideale da avere sempre oltre l’orizzonte. Ma c’è la possibilità che lei non stia in nessuno di questi due estremi, che lei non stia in questa dicromia.

Credo che un percorso psicologico che si prefiggesse di portare quella Sé ideale a sostituire questa Sé attuale sarebbe un’operazione ad alto rischio e a basso profitto. Io non dubito che lei abbia parecchie qualità, alcune delle quali si deducono dalla sua lettera, e non mi preoccuperei di assegnarne il merito alla sé nascosta, quella in gamba, e i demeriti a questa sé a-sociale inetta. In un’operazione di alta finanza psicologica lei potrebbe dare tutti i debiti ad una bad bank e tutti i crediti ad una nuova banca, tenere la seconda e mettere in atto una separazione dalla prima. Un vero cambiamento trasformativo richiede invece un lavoro sull’interezza di se stessi, senza meri travasi e sè-cessioni. Le qualità che riconosce alla sua sé nascosta può spenderle per se stessa, sé, sé e basta, senza nessun’altra parola che qualifichi quel “sé”.
Questo è un lavoro lento, faticoso, progressivo, ma che probabilmente la renderà se stessa all’ennesima potenza (per usare le sue parole) e soddisfatta di esserlo. Alla fine di questo percorso però forse scoprirà che la vera lei, se non somiglia certamente alle sue maschere, non è però neppure somigliante al suo sé ideale: ma non sarà una soddisfazione al ribasso, un accontentarsi, sarà piuttosto qualcosa di simile a un’epifania del sé.

Dott. Antonino Puglisi Psicologo a Torino

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29 GIU 2020

Gentile Rossana, dal mio punto di vista la strada più adatta per un lavoro sulla sua intera personalità è quella di un'analisi o psicoterapia ad orientamento psicoanalitico. Mi sembra una ragazza con ottime capacità verbali, risorse ed interessi creativi, ottime capacità immaginative. Se sogna sarà inoltre possibile accedere a significati più profondi da mettere al servizio della scopertà di sè. Ovviamente per tale tipo di lavoro è necessaria una buona dose di impegno, costanza e continuità ma nel tempo ne beneficerà nei termini di un cambiamento più ampio di lei e delle sue modalità relazionali.
Resto a disposizione
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Mavilia

Dott.ssa Valeria Mavilia Psicologo a Spadafora

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28 GIU 2020

Gentile Rossana,
nessuno è perso finché si cerca. E lei ha tutte le intenzioni di cercare se stessa e di ritrovarsi.
La terapia congitivo comportamentale potrebbe esserle di grande aiuto. Nel mio percorso formativo ho integrato la terapia congitivo comportamentale con la schema therapy, che sarebbe ideale per approcciare a quella bambina intrappolata che lei stessa riconosce!
Mi rendo disponibile per qualsiasi dubbio. Ricevo anche a distanza.
Dottoressa Gilda Chiaromonte.

Dott.ssa Chiaromonte Gilda Psicologo a Sannicandro di Bari

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