Salve a tutti.
Ho un deficit visivo (atrofia ottica congenita binoculare, nistagmo). L'occhio sx ha visus 1/60, con strabismo e attitudine ad andare per conto suo.
Quest'ultima è una scoperta recente, una sorta di colpo di grazia.
Nonostante cerco di reagire ho delle cadute di umore profonde... La psicoterapia praticata mi ha offerto conforto morale per i miei trascorsi personali non felici, ma non comprensione al disagio per il deficit visivo anche se per me rappresenta la fonte di problemi e insicurezze, considerate ingiustificate e ridicole.
Vedendo quanti ricevono considerazione per molto meno, ho avuto una sensazione di grande confusione e di disconoscimento, un po' come se gli altri fossero un'altra cosa, anche se in certi momenti ho cercato di pensare che avesse ragione...ma non ha funzionato.
Vorrei sapere cosa si può dire a riguardo.
Grazie mille: Amida
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12 FEB 2016
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Cara Amida
come va adesso?
Sei riuscita ad accettare un pochino il tuo problema?
Mi raccomando sempre di essere forte e di considerare le cose in modo complessivo.
Vai avanti con la terapia e, sosprattutto, cerca di acquisire grande sicurezza in te stessa e nelle tue capacità.
Questa sicurezza ti servirà nella vita e ti sarà di sostegno in tutto.
Ognuno di noi deve accettare problematiche e situazioni difficili.
Solo il credere nelle nostre capacità ci aiuterà e ci sosterrà.
Un caro saluto
Dott Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta
1 LUG 2015
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Amida,
è comprensibile come il deficit visivo ti possa creare insicurezze e disagio..sai, la maggior parte delle persone vive quotidianamente insicurezze, anche quelle senza alcun deficit fisico, basta pensare alle percezioni distorte di chi soffre di disturbi alimentari (ma anche di chi non ne vive), o al disagio nell'affrontare situazioni nuove in cui ci si ritiene non all'altezza.
Credo che ogni insicurezza, per quanto possa essere diversa dalle altre, sia importante allo stesso modo e meriti lo stesso livello di attenzione. Magari potresti lavorare con la tua terapeuta a partire dagli altri ambiti della tua vita in cui ti senti poco sicura e notare le differenze rispetto alle situazioni in cui ti senti fiduciosa e sicura di te. Lavorare su queste differenze e notare la diversità del comportamento che hai in entrambe le situazioni è sicuramente un ottimo punto di partenza.
30 GIU 2015
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Cara Amida,
se sta ancora seguendo un percorso con uno psicologo, condivida le sue perplessità e la sua delusione e frustrazione per non essere stata compresa e confortata per il suo problema visivo.
Ci scrive di aver avuto trascorsi "non felici" e questo mi fa pensare che il suo terapeuta abbia pensato che fosse più importante dare la priorità alla loro elaborazione.
Ora che ha tratto beneficio da questa parte di intervento, è bene vi sia uno spazio anche per parlare della sua vista e per riconoscerle la fatica di tenere duro di fronte agli inevitabili disagi che non vedere bene le porta nel quotidiano.
Parli chiaramente al suo psicologo spiegando che per lei è importante parlare di questo argomento e di quanto il deficit visivo influenzi il suo umore.
30 GIU 2015
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Amida, è molto più facile comprendere una difficoltà emotiva o una psicopatologia da manuale che comprendere un malessere fisico. Non chiedermi perché, ma sembra funzioni così.
La confusione che hai è probabilmente dettata da come vedi e da come ti senti a causa di come vedi.
Non sentirti ridicola e non credere i tuoi comportamenti ingiustificabili, perché sono solamente dettati da una parte di te di cui non hai il pieno controllo.
Prova a parlarne in terapia, sicuramente il professionista che ti segue troverà qualche strategia per allegerirti questo peso e farti sentire meglio.
30 GIU 2015
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Amida,
dalle sue parole traspare tutto il disagio e la sofferenza che questa difficoltà visiva le comporta, probabilmente soprattutto a livello sociale e relazionale, e forse anche nel vissuto con la sua immagine di sé. Mi sembra di capire che la terapia che aveva intrapreso le abbia portato benefici nella comprensione e nell’elaborazione di vicende personali passate ma non è riuscita a rafforzare la sicurezza in sé stessa e il superamento delle inibizioni legate a questo disturbo visivo, giusto? La sensazione di non sentirsi compresa per questo suo disagio è stata discussa nella psicoterapia? Ha mai manifestato la sua sensazione di sentirsi poco considerata e disconosciuta dal terapeuta? Se non lo avesse mai affrontato, le consiglierei principalmente di fare questo passo assieme al (o alla) collega che la stava già seguendo. In alternativa potrebbe provare a riprendere un nuovo percorso con un nuovo terapeuta che le ispiri fiducia e apertura, con la richiesta specifica di superare questo disagio e insicurezza, che potrebbe diventare anche una terapia a breve termine.
A disposizione per ulteriori informazioni,
un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Francesconi