Relazione con ragazza depressa

Inviata da Fabrizio · 5 apr 2018 Depressione

Buonasera, vivo da dicembre una relazione d'amore con una ragazza di 36 anni (io ne ho 37) che soffre di depressione..diretta conseguenza di un passato a volte triste se non proprio traumatico. Da quando ci siamo iniziati ad amare lei si è sentita via via di rendermi partecipe di cose anche gravi che hanno condito il suo passato..e alcune il suo presente. Lei è la prima di tre sorelle..ma l'unica fin da bambina ad essere stata messa al corrente da sua madre di quanto non fosse mai stata desiderata. Di quanto la odiasse.
Questo avviene tuttora..con più stanchezza ma con immutato dolore. Questo è il motivo per il quale a 17 anni, cioè appena ottenuto un lavoro che glielo consentisse, decise di andare a vivere per conto suo. Lavoro che invece al momento le manca e la cui mancanza la ha riportata mesi fa a dover ricalarsi in quella realtà casalinga dolorosa quanto surreale. A questo si aggiunge un grave episodio di molestie e stalking che la costrinse anni fa a lasciare la sua città natale per un paio di anni: due anni durante i quali intraprese una relazione con qualcuno che si approfittò della sua situazione di vulnerabilità portandola, nell'impossibilità e paura di tornare a casa sua (sia a causa dello stalker sia a causa dei suoi genitori, che come detto non mancavano occasione di farla sentire a dir poco di troppo) e senza poter sostentarsi autonomamente e per canali convenzionali, ad una parentesi di prostituzione durante la quale ricorreva all'alcool per affrontare quella parentesi come fosse un brutto sogno.
Come detto da mesi prima che ci conoscessimo è dovuta tornare a casa coi suoi non potendosi sostentare da sola, e questo ha partecipato a un dolore tale da portarla a luglio a un tentativo di suicidio tramite assunzione di farmaci.
Lei era in terapia fino a 3 mesi fa da una psicoterapeuta alla quale ha raccontato tutto ciò che ha affrontato finora (sommariamente riassunto in queste poche righe) e che un paio di mesi fa, le ha detto che finché fosse rimasta in quella casa fatta di insulti gratutiti e dolore l'unica soluzione fosse l'assunzione di psicofarmaci.
Davanti a questa ipotesi la mia ragazza ha deciso piuttosto di smettere con la terapia pensando che anche la psicoterapeuta la stesse in qualche modo abbandonando a se stessa disinteressandosene.
Ci tengo a dire che le cose che mi ha espresso non hanno minato minimamente l'amore che provo per lei, anzi mi hanno portato a pensare di poterle regalare un amore di cui so aveva bisogno (amore di cui anch'io so di volermi alimentare), ma giorno dopo giorno mi ritrovo a fare i conti con un'infinita tristezza che non riesco a sollevare se non per qualche ora. Con un rancore verso il suo passato, verso i suoi aguzzini e verso se stessa che a volte la rende aggressiva anche verso di me e sorda ad ogni mia possibile parola di conforto. Parole che sente inutili. E parole che a mia volta sento inutili.
Un rancore e dolore che talvolta la porta a ricorrere, anche se mai in maniera esagerata, ma quasi sistematica, all'alcool come anestetico di quel dolore. Un dolore che però, ogni qualvolta lei ne fa uso, io vedo solo aumentare e diventare cieco alla mia presenza e al mio amore.
Sapendo quanto possa renderla suscettibile la depressione di cui soffre, cerco di non dirle mai cose che possano farla star peggio, cerco di farla sfogare, ma a volte mi rendo conto di non essere inesauribile. Di sentirmi inutile. Di sentirmi anche molto solo. Nell'impossibilità di poter avere anch'io qualche momento di umana debolezza o semplice vulnerabilità. Manifestarli a lei so la farebbero sentire responsabile, colpevole e non la aiuterebbe.
Ho provato a consigliarle di rivolgersi ad un altro psicoterapeuta, ma la sola ipotesi di dover raccontare tutto da capo a qualcun altro vedendosi magari prescrivere farmaci come unica soluzione la rende a dir poco scettica in tal senso.
Io non so come affrontare tutto questo, non so come poterla far stare meglio. Non so come non farla sentire giudicata. Non so come poterle dire a volte che così non ce la posso fare. Non so neanche se sia giusto o troppo egoista pensare di interrompere questa relazione che giorno dopo giorno, senza spiragli di miglioramento, sento mi logora, mi rende triste, mi fa sentire paradossalmente solo.
Vorrei un consiglio in merito.
E vorrei sapere se sono troppo egoista a pensare a quanto ciò stia incidendo su di me..e quindi a chiedervi un consiglio.
Grazie

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Miglior risposta 6 APR 2018

Caro Fabrizio,
è quasi superfluo dire che la situazione, da te descritta sinteticamente ma con chiarezza, è delicata e difficile da gestire.
E' anche ovvio che non puoi essere tu a fare da terapeuta a questa ragazza che certamente ha bisogno di psicoterapia.
Pertanto il consiglio che le hai dato di rivolgersi ad un altro terapeuta è un buon consiglio anche se l'integrazione farmacologica non è da demonizzare a prescindere ma da valutare in base alle condizioni cliniche, indipendentemente dal ritornare oppure no temporaneamente in famiglia da parte della ragazza.
Il tuo prodigarti è ammirevole ma anche stressante e penso che una condizione necessaria debba essere che la ragazza stessa si faccia guidare almeno da te e non opponga quella inflessibilità e rigidità che poi, a mio avviso, è anche una causa importante della depressione.
Quindi, sotto questo aspetto devi usare congruenza e la ragazza, pur con la sua patologia, deve decidere se collaborare per il suo bene o fare resistenza.
In quest'ultimo caso non dovresti farti sensi di colpa ed avere dubbi nel preferire di prendere le distanze per tutelare te stesso perchè prima di salvare il "noi insieme" va salvato l' "Io".
Peraltro, un sostegno psicologico può aiutare anche te a capire meglio qual'è la via da perseguire.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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6 APR 2018

Caro Fabrizio,
Non esiste giusto o sbagliato in una situazione come quella che descrivi. Esiste solo quello che sei in grado di sostenere e quello che ti travolge. Partendo dal presupposto che una relazione dovrebbe soddisfare I propri bisogni anzitutto, e rinforzare l'Io, anziche renderlo piu fragile, sembra che tu sia molto legato affettivamente a questa donna. Non e' semplice, e tu ne stai facendo esperienza, stare accanto ad un partner depresso ed il rischio e' quello di arrivare a stare male. Come si fa allora? Bisogna proteggersi. E' indispensabile ritagliare degli spazi di vita propri in cui fare cose piacevoli e interagire con altre persone. Spazi da non condividere col partner. E' necessario stabilire con ferma dolcezza delle regole all interno del rapporto. E' doveroso verso se' stessi, fissare dei punti fermi e comprendere se e quando e' giunto il momento d allontanarsi dal partner...ricordati che prima del benessere dell altro abbiamo il dovere di occuparci del nostro benessere. Se una relazione non da gioia, se toglie energie, se impoverisce la spinta vitale e abbassa l umore....se tutto si colora di grigio nella tua vita....non aspettare che diventi nero! Abbi cura di te e fai un passo indietro. Circa la terapia, dici che la tua compagna non vuole ricominciare...troppo difficile ripetere tutto...forse e' piu difficile proseguire a vivere cosi! Certamente e' un strada faticosa da affrontare ma questa donna ha avuto un trauma doloroso e credo che per il suo bene dovrebbe affrontarlo. Ovviamente nessuno puo forzarla ma forse incoraggiarla si. L idea d poter essere piu serena, di poter godere appieno della gioia del vostro amore ad esempio, potrebbero essere degli spunti su cui poter riflettere. Fermo restando che a prescindere da qualunque sua decisione, ogni partner ha delle responsabilita verso il rapporto...ognuno dei due partner. Altrimenti non siamo piu in presenza di una relazione sentimentale ma di un rapporto in cui c e uno che accudisce un altro che a causa del proprio problema puo permettersi di non accudire a sua volta.
Resto a disposizione,
Dott Ilaria Beltrami psicologa roma

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