Buonasera,
Da 2 giorni ho iniziato a portare mio figlio di 2 anni al nido. Lui è sempre stato con me, è un bambino molto vivace e sveglio. Ha iniziato a fare i primi passi a 8 mesi, e già parla e si esprime molto bene. Ma è molto testardo, capriccioso, e quando non vince piange e ha scatti di nervosismo(es.qualsiasi cosa si trova davanti la prende e la tira in aria). Ho deciso di portarlo al nido perché all'ultima visita dal pediatra ha di nuovo rifiutato di farsi visitare, 3 persone non siamo riusciti a tenerlo e piangeva disperato. Il pediatra mi disse che dovevo subito mandarlo al nido, che è un bambino iper attivo, che ha bisogno di socializzare, di regole, di comprendere la condivisione. Quindi ho deciso di portarlo al nido, ma piange disperato, tra l'altro non mi fanno neanche entrare per qualche minuto per rassicurarlo, e dopo mezz'ora mi chiamano per andarlo a prendere perché non smette un attimo di piangere. Chiedo gentilmente un consiglio su come comportarmi, perché non vorrei che magari sia un mio atteggiamento che lo blocca.
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20 OTT 2022
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Buongiorno signora,
è molto difficile dare consigli senza conoscere bambino e genitori. Quello che mi sembra di poter dire comunque è che, a prescindere da esigenze di socializzazione e contenimento (mi par di aver capito che il pediatra abbia suggerito l’asilo per questo motivo) questo bambino dal pediatra piangeva disperato. Perché? Perché non vuole essere manipolato da chi non conosce? Perché non vuole essere spogliato? Perché faceva freddo? I motivi possono essere tanti ma il punto è che i bambini, come gli adulti, hanno dei motivi per esprimere malessere. E come capita agli adulti questi motivi possono essere evidenti oppure essere ben nascosti dentro la persona. Il problema è che i bambini di due anni non sono in grado, spesso, di dirci il perché del loro essere tristi, arrabbiati o “iperattivi”, come dice il suo pediatra. Il mio consiglio è di mettersi in ascolto, facendosi aiutare da un collega specializzato nell’infanzia (non è vero che non si può fare psicologia con i piccolini, glielo dico per esperienza), alla ricerca della ragione per cui questo bambino è “testardo, capriccioso e iperattivo”
Le faccio i miei migliori auguri di una buona risoluzione di questo momento difficile e resto a disposizione,
Dr.ssa Viola Rastrelli
23 OTT 2022
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Luce,
è plausibile che il bambino, essendo stato sempre prevalentemente se non esclusivamente con lei, abbia acquisito molta ansia da separazione per cui vive i distacchi da lei e le situazioni nuove con grande sofferenza protestando con pianto intenso e insistente.
D'altra parte, l'ingresso all'asilo-nido dovrebbe avvenire con un "inserimento" graduale che in genere dura un paio di settimane per dare al bambino il tempo di abituarsi a contesti e persone nuove che in tal modo non sono più viste come estranei.
Il consiglio è di avvalersi di un supporto psicologico che la aiuti a rendere più "sicuro" lo stile di attaccamento creato col bambino.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
21 OTT 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Luce, il pianto di suo figlio e la sua voglia di rassicurazione sono risposte evolutive fisiologiche, non c'è nulla che deve temere. Se ne ha possibilità cerchiamo di mettere un po' di ordine insieme alla sua situazione, e' certamente una situazione ricca di sfumature. E'francamente difficile dare un consiglio sulla carta, e' bene che lei trovi il migliore 'suo' consiglio; ogni mamma sa.
Un caro augurio a lei e il suo cucciolo
20 OTT 2022
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara mamma, l'inserimento al nido è un grande cambiamento sia per il bambino che per la mamma. Delle volte però, da un punto di vista emotivo, è più difficile per i genitori che per i figli, specie quando il bambino piange. Per esserle utile in qualche modo bisognerebbe approfondire i vostri vissuti.
Resto a disposizione, un caro saluto, dott.ssa Sara Manzoni.